Titolo originale: The white people
Autore: Frances Hodgson Burnett
Editore: Panesi Edizioni
Pagine: 130
Prezzo: 1,99€ (ebook)
Uscita: 23 dicembre 2015
Sinossi: Ysobel è una ragazzina timida e minuta che non ha mai conosciuto i genitori e vive, assieme ai tutori Jean Braidfute e Angus Macayre, in un castello dall’aspetto austero immerso nella desolata brughiera scozzese. Fin dall’infanzia, la bambina mostra di essere dotata di un particolare “dono” che la rende diversa da tutti gli altri bambini; ella ha il “potere di vedere oltre le cose” e di entrare in contatto con le anime dei defunti, ormai libere dalle sofferenze e dalle paure dell’esistenza. “Le anime bianche” ("The White People" nella versione originale) è un romanzo breve in cui la celebre autrice dei ben più conosciuti "Il piccolo Lord" (1886) e "Il giardino segreto" (1911) presenta, attraverso gli occhi della propria protagonista, le sue personali considerazioni circa ciò che attende l’uomo dopo la morte. Si tratta di un racconto carico di motivi gotici, di verità e saggezza, in cui emergono non soltanto il talento narrativo dell’autrice ma anche alcuni dettagli che rimandano al personale rapporto con il suo primogenito e con la religione.
La mia recensioneATTENZIONE: CONTIENE SPOILER★★½Un'amante della brughiera e dei classici come non poteva lasciarsi scappare questo racconto di recente traduzione e pubblicazione; peccato però che le mie alte aspettative son state mal riposte.
La trama in se' è molto semplice: interessante, a mio avviso, se non ci fosse quell'elemento di banalità e ignoranza (=di chi ignora qualcosa) difronte a certi aspetti che ora vi espliciterò.
Ysobel è una ragazza scozzese, erede unica del suo casato, che - a causa della perdita dei genitori durante la sua nascita - è stata accudita da soltanto due governanti tutori. Durante tutta la sua vita non ha visto altri che il castello dove vive.
Nonostante la vita sociale riservata, non ha mai sofferto di solitudine: sin dall'infanzia infatti ha mostrato lo straordinario potere di vedere le cosiddette "anime bianche", che altri non sono che fantasmi, con cui passava gran parte del tempo
I suoi tutori le hanno nascosto, forse per non turbarla, le storie di questi personaggi che soltanto lei poteva vedere.
Per tutta la durata del racconto vengono raccontate soltanto un paio di apparizioni, narrate con convinzione dalla protagonista stessa.
Nonostante però si siano succeduti un paio di episodi dove vediamo altri personaggi secondari increduli difronte al fatto che Ysobel veda persone non reali, lei non è mai venuta a patto con il fatto che quelle anime bianche sono in realtà fantasmi.
Nel racconto, quest'ultimi non vengono mai chiamati col banale nome di "fantasma" appunto, perchè l'intento dell'autrice, credo, sia stato quello di far apparire le anime dei morti come qualcosa di beato e lucente, privo della paura che regna nel mondo dei vivi.
La brughiera scozzese e il castello la fanno da padrone in quanto a scene dove si svolge la storia. Le descrizioni della prima sono sensazionali: sembra di esserci davvero durante la lettura.
La cosa sulla quale ho qualche dubbio è il perchè Ysobel rischi di ammalarsi se si allontana dalla sua dimora per troppo tempo. Ossia, lei vede le anime bianche in qualsiasi posto va, ma l'attaccamento alla sua casa non l'ho davvero capito.
Non fosse per il fatto che la protagonista impiega tutto il tempo del racconto per realizzare che vede i morti, la mia valutazione sarebbe stata migliore. Colpi di scena assenti, stile narrativo lento e poco coinvolgente: si salva soltanto per la classicità e le ricche descrizioni dei paesaggi.