Titolo: Le domande di Brian
Prezzo: 9 €
Editore: Beat
Pagine: 398
Il mio voto: 4 piume
Trama
È il 1985 quando Brian Jackson approda all'università di Bristol. Buffo e imbranato come tutte le matricole, imberbe diciottenne innamorato di Kate Bush e della sua musica, Brian cela una grande dote: sa rispondere a tutte le domande dei quiz. Un formidabile asso nella manica che gli consente di sbaragliare tutti alle selezioni di Bristol per la formazione della squadra da spedire all'"University Challenge", il popolare quiz televisivo che vede i college inglesi in gara tra di loro. All"University Challenge" Brian si imbatte nel primo grande problema della sua vita: Alice Harbinson, bella, leggiadra, femminile, sensuale, con i genitori così upper class e così anticonvenzionali. In una parola: irraggiungibile! Per la splendida Alice, Brian perde la bussola, ignora gli amici, combina disastri e trascura Rebecca, la ragazza impegnata che sa apprezzare il suo fascino di giovane colto e sensibile e che considera Alice Harbinson una gatta morta che disonora l'intera storia del femminismo.
La mia recensione
Eh niente, il giorno in cui avrei terminato questo libro è arrivato. Al contrario di Un giorno (di cui vi avevo parlato qui), non ho rimandato l'inevitabile, anzi. L'ho affrontato di petto, sono andata avanti a leggere anche a notte fonda, anche in posizioni che nemmeno i nani circensi, anche semi al buio, anche mentre camminavo (e qui ho davvero sfidato la sorte, credetemi). Era difficile staccarmi da questo romanzo, tremendamente difficile.
Non perché la storia narrata sia carica di colpi di scena così tremendamente tremendi da instillare nel lettore un certo senso di ansia e curiosità per vedere come va a finire. Assolutamente no. Anzi, proprio come in Un giorno, tutto si svolge più o meno in modo prevedibile. Ma allora, cosa è che mi è piaciuto così tanto di Le domande di Brian e cosa mi piace così tanto di Nicholls? Risposta: la purezza dei sentimenti che mi trasmette. Perché sì, in fondo trovo questo libro bello perché lo ha scritto proprio David Nicholls. Vedete, se lo avesse scritto un altro autore non sarebbe stato lo stesso. C'è qualcosa, nel modo in cui Nicholls racconta le sue storie, che mi tiene appiccicata alle pagine, che fa sì che io mi affezioni al personaggio principale in meno di un capitolo.
Mi vergogno un po' ad ammetterlo perché non sono più giovane e inesperta. Insomma, di libri ne ho letti un bel po', so distinguere più o meno un libro bello senza ombra di dubbio e che tutti al mondo dovrebbero leggere e adorare, e un libro mediocre o addirittura brutto. Dovrei anche essere in grado di evitare reazioni di fangirlaggio da ragazza quindicenne in piena crisi ormonale, ma con Nicholls non ce l'avevo fatta nemmeno leggendo Un giorno.
Non c'è nulla da fare. Ho capito che quest'uomo mi trasforma in un essere abominevole, in un concentrato di cretineria adolescenziale senza precedenti (nemmeno da adolescente ero così cretina, sul serio. Mai avuto questo tipo di reazioni nemmeno quando shippavo a bestia Miki e Yuri in Piccoli problemi di cuore). Per farvi comprendere appieno il mio disagio (interiore e non solo), diciamo che durante la lettura di questo romanzo ero così:
Capite il dramma? Pensate a com'ero mentre leggevo Un giorno. Una cosa davvero imbarazzante e da dimenticare. Soprattutto da cercare di non ripetere in futuro.Ma non divaghiamo, ché io sono una maga nel divagare e nel lasciarmi andare in inutili e sconclusionati discorsi. Le domande di Brian, dicevamo, non ha una trama originale e non presenta colpi di scena da tenere il lettore con il fiato sospeso di capitolo in capitolo.
È semplicemente la storia di Brian, un diciannovenne insicuro e brufoloso, al suo primo anno di letteratura inglese all'Università di Bristol. A Brian, per un motivo specifico che non sto qui a dirvi altrimenti vi riempio di spoiler, piacciono molto i quiz televisivi e, per questo motivo, decide di candidarsi alle selezioni per University Challenge, un quiz di cultura generale nel quale si sfidano diverse squadre composte da universitari di tutto il Paese.Grazie proprio a University Challenge conoscerà la bella e affasciante (ma sappiate che a voi non starà affatto simpatica) Alice e Rebecca, una ragazza dalla lingua tagliente e dalle idee femministe e rivoluzionarie (per la quale, invece, proverete subito una certa simpatia).
Il romanzo ci racconta sostanzialmente le insicurezze, alle volte anche divertenti, di Brian e il suo desiderio di conquistare non solo la bella Alice ma, anche e soprattutto, la stima dei suoi colleghi universitari. Perché, in fondo, il protagonista di questo romanzo è il classico secchioncello (ma nemmeno tanto, giusto un po'), sfigato (abbastanza) e bruttarello di turno, senza muscoli da sfoggiare, senza gigantesche case di cui vantarsi, senza hobby fuori dal comune di cui valga la pena di parlare. Un ragazzo normale, forse un po' anonimo, e delle volte anche un po' idiota.
Lo so che non è niente di che e, per questo motivo, non meriterebbe tutto questo entusiasmo ma, credetemi, a me lo stile di David Nicholls fa questo effetto. Ed è incontrollabile. Il modo in cui ha fatto sì che mi immedesimassi completamente in Brian, il modo in cui mi ha fatto provare simpatia vera o antipatia profonda per un personaggio e, soprattutto, il modo in cui ha fatto sì che ridessi in metro e parlassi con i personaggi, incurante della gente che viaggiava insieme a me, vale più di una trama originale che, però, non trasmette nulla al lettore.
Vedete, per me conta quanto un libro mi riesce a dare. E questo, chi lo sai poi il perché, è riuscito davvero a emozionarmi.