[Recensione] Le gemme di Tebarka

Creato il 21 aprile 2013 da Topolinamarta

Maledetto tempo ballerino, che prima porti un caldo che sembra agosto e il giorno dopo, per ripicca, scateni il diluvio e mi fai venire pure il raffreddore. Spero che dedicarmi al progetto distragga per un po' il mio naso, che gocciola come una fontana da ieri mattina... accidenti a lui! >.<
Vi lascio alla recensione con l'ormai abituale colonna sonora, che spero serva a evocare l'atmosfera :)

Titolo: Le gemme di Tebarka
Sottotitolo: Le cronache dell'Arcipelago (# 1)
Autore: Laura Sammartano Fèvre
Tags: fantasy classico, elfi, maledizioni, guerra
Editore: Dario Flaccovio
Pagine: 367
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: €14,50
ISBN: 9788877589286
Formato: rilegato con sovraccoperta
Valutazione:

Grazie all'autrice per avermelo inviato in formato ebook.


RIASSUNTO - Tra elfi spassosi, cavalli parlanti, antiche maledizioni, mostri alati e vendicativi, nella sperduta e maledetta isola di Tebarka, Pharaz, stregone capo della regione di Hastamar, dichiara guerra alle popolazioni con l'intento di rubare le cinque gemme che proteggono le regioni: Milletsun, regno degli uomini, Giansìr, regno dei fantasmi un tempo popolato da uomini, Brudia, regno degli elfi mortali, e infine Pathmoor, regione dei centauri e dei cavalli. La volontà dello stregone di dominare Tebarka sarà contrastata dal tenace Marold, erede al trono del regno degli uomini, e dal giovane Thebilo, principe di Giansìr costretto a vivere una non-vita, accompagnato dalla dolce e coraggiosa Ameli di Milletsun. I protagonisti si imbatteranno nella misteriosa figura di Kared, eremita dei monti Farali, le cui verità nascoste cambieranno il destino di Tebarka, allontanata misteriosamente dalle altre tre isole dell'arcipelago di Ereth Island.

L'AUTRICE - Laura Sammartano Fèvre è nata a Marsala nel 1977. Laureata in Storia dell'Arte, scrive da quando era bambina. Appassionata di cinema, viaggi e letteratura, ama i romanzi di Zafon, J.K. Rowling, Tolkien e Brooks. Dopo Le Gemme di Tebarka, nato nella sua casa di studentessa fuori sede, si è dedicata alla stesura di altri romanzi. Attualmente impegnata nella stesura del secondo fantasy tratto dalla saga "Le cronache dell'Arcipelago", vive tra la Sicilia e il sud della Francia.

* * *

Chi frequenta il blog da un po' di tempo forse ricorderà delle esperienze non troppo positive che ho avuto con alcuni dei fantasy della casa editrice Dario Flaccovio: mi riferisco in particolare a di Alessia Fiorentino e a Ethilinn - La dea nascosta di Egle Rizzo, recensiti tempo fa in questi stessi luoghi, ma anche a un paio di altri titoli di quest'ultima autrice che ho avuto modo di leggere o di sbirciare in biblioteca. Ciò che avevo evidenziato tra gli aspetti che mi avevano convinto era sostanzialmente la scarsissima originalità delle trame trattate, nonché la presenza di ingenuità e errori-orrori stilistici (soprattutto nel caso di Sitael) e la noia tremenda che trasudava da ogni pagina (nel caso di Ethilinn e degli altri della Rizzo).
Temevo che mi sarei vista costretta ad assegnare un votaccio anche a Le gemme di Tebarka, ultimo nato in casa Flaccovio inviatomi dall'autrice,... e invece, con mio grande piacere, ho dovuto ricredermi almeno in parte sulla qualità dei fantasy di questa casa editrice.

Partiamo dal presupposto che Le gemme di Tebarka è scritto bene, mediamente: riesce a essere raffinato, elegante e ricco di termini ricercati, pur risultando nel complesso assai scorrevole e appassionante. Gli aggettivi e gli avverbi, inoltre, mi sono sembrati ben dosati: ci sono stati dei punti, naturalmente, in cui la mia partecipazione è stata più coinvolta che in altri - si trattava per lo più di scene di passaggio -, ma non mi è capitato nemmeno una volta di ritrovarmi a leggere con la sensazione di avere un enorme buco in testa riguardo alla storia, o peggio a sbadigliare ogni cinque secondi.
Insomma, devo dire che lo stile di Laura Sammartano mi è piaciuto molto: l'impressione che mi ha dato è che sia stato scritto dosando ogni parole, senza lasciare nulla al caso, e che sia stato rivisto altrettanto scrupolosamente. Certo, qualche piccolo neo, ahimè, è rimasto, ma devo dire che si è trattato di avvistamenti del tutto sporadici. Un paio di esempi che ricordo sono i seguenti:

Due guardie che sembravano apparentemente imbalsamate avevano lo sguardo fisso sui due stranieri. (pag. 9)

Il posto [il laboratorio delle pozioni] era funesto e opprimente, ma per Pharaz rappresentava un luogo felice. (pag. 41)

Nel primo caso abbiamo una ripetizione, mentre nel secondo vi è una piccola incertezza del PoV: dato che il suddetto laboratorio è di Pharaz, che si dà il caso sia uno stregone, questo appunto non può che appartenere allo zampino del narratore. Tuttavia, ripeto, come potete vedere stiamo parlando di sottigliezze, e per giunta di sottigliezze che compaiono al più una volta all'interno dell'intero romanzo, dunque si tratta di piccoli difetti del tutto perdonabili. Tanto di cappello, in definitiva.

Riguardo alla trama, posso dire che le idee e le strutture riflettono molto quelle del Signore degli Anelli, di cui l'autrice è appassionata, e anche di altre saghe fantasy precedenti.
Sono parecchi gli elementi ricorrenti, come ad esempio lo stregone che vuole servirsi delle cinque gemme per dominare il mondo, ma c'è anche da dire che l'autrice - almeno con la maggior parte di essi - non si è limitata a prenderli di peso e a buttarli nel calderone, creando un miscuglio di trovate già viste e riviste che puzza di stantio lontano un miglio: ci sono, infatti, anche idee inedite, o comunque condite con delle salse del tutto nuove che le rendono ugualmente interessanti, sebbene già sentite. Dagli elfi ai centauri, dai viventi ai fantasmi, dai "buoni" ai "cattivi", non ho trovato neanche un personaggio che non mi abbia sorpreso nemmeno una volta nel corso del racconto: per una particolare abilità, o per un aspetto insolito del carattere, fattosta che in tutti ho trovato qualcosa di diverso, qualcosa che mi ha conquistata.
Ciò è evidente soprattutto dalla notevole quantità di nomi, propri e comuni, che l'autrice ha inventato da zero... e una volta tanto non si tratta affatto dei classici nomi impronunciabili che sembrano creati da un gatto che pigia a caso le lettere sulla tastiera.

Concludo con un'ultima parola per l'ambientazione, che ho apprezzato molto: la sua atmosfera magica (già la copertina può darne un'idea, secondo me) mi ha catturata fin dalla prima pagina, regalandomi belle emozioni.
Un fantasy di tutto rispetto, dunque. Non privo di difetti, se vogliamo, ma a mio parere merita una possibilità. Ve lo consiglio davvero.

* * *

In sintesi...

Stile ricercato eppure scorrevole, mai
noioso o ripetitivo.

Alcune idee ed elementi già visti.

Molti elementi già sentiti sono inseriti in
una salsa nuova che li rende originali.

Piccoli difetti stilistici comunque
perdonabili.

Personaggi interessanti, non scontati.

Nomi nuovi e originali.

Ambientazione ben costruita e dall'at-
mosfera assai evocativa.

* * *

Una frase significativa...

"Sappiamo bene cosa intendete quando parlate di lottare disperatamente per salvare il regno dal pericolo. Abbiamo vissuto giorni terribili qui."
Thebilo si avvicinò, chinandosi al cospetto dell'inarrestabile visitatore.
"Chi siete voi?" chiese allora il re di Visnes, incuriosito dal giovane dai capelli rossi e dal volto cereo.
"Il mio nome è Thebilo. Sono il re di Giansìr."
"Giansìr? Tebarka era ancora parte dell'arcipelago quando la vostra regione si è chiusa nella sua solitudine. Ditemi, cosa è accaduto alla splendida regione degli uomini?"
"È una storia lunga, re Lowen. Se mi concederete del tempo, ve la racconterò."


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