Libri Recensione di Elena Genero Santoro. Le schiacciate – Vivere i cinquant’anni a testa alta tra lavoro, figli adolescenti e genitori anziani di Laura Turuani (Solferino). Un saggio molto strutturato e ben documentato: «Tante donne sono arrivate al limite prima di unire i puntini dei loro malesseri e realizzare che le loro manifestazioni avevano un denominatore comune: la perimenopausa».
Si dice che un buon autore faccia credere al lettore di parlare di lui, quando in realtà parla di sé.In Le schiacciate Laura Turuani non parla di sé, o non solo, trattandosi di un saggio ricco di note bibliografiche, ma fa credere a una buona percentuale di odierne cinquantenni di parlare proprio di loro. Parla di loro.
Tra quattro mesi compirò cinquant'anni per cui chiedo venia in anticipo se in questo articolo mi ci metterò pure io senza nemmeno fingere di nascondermi. Il libro del resto è rivolto proprio a me: a una donna intorno al mezzo secolo di vita, anno più anno meno, che si ritrova letteralmente schiacciata.
Schiacciata tra due generazioni: a cinquant'anni si possono avere figli adolescenti e genitori anziani, ed entrambe le categorie gravano, in un modo o nell'altro, sulla cinquantenne di turno. Schiacciata dal peso degli anni che inizia a farsi sentire, schiacciata dagli impegni di lavoro e domestici, schiacciata dal corpo che cambia e diventa irriconoscibile.
Le schiacciate di Laura Turuani inizia con un concetto che mi ha punta sul vivo: i cinquant'anni sono una fase di pre-lutto.
È inutile girarci intorno, edulcorare la pillola, nascondersi dietro ai tabù del politically correct. Abbiamo passato più di quarant'anni a costruirci la vita che volevamo, magari ci siamo anche in buona parte riuscite: il lavoro, se non dei nostri sogni, almeno adatto alle nostre competenze, una famiglia, dei figli. Abbiamo trascorso l'ultimo decennio nella fatica, per carità, di una vita piena, ma consce di portare avanti le responsabilità che ci eravamo scelte con consapevolezza. E adesso?Adesso tutto sta per cambiare. Stiamo per perdere tutto e questa sensazione, anche se non è ammessa o riconosciuta a livello conscio, pizzica le corde di un inconscio che inizia ad angosciarsi. Stiamo per perdere i figli, i genitori e anche gli animali domestici (sì, i porcellini d'India: mi struggo per loro. Non posso farci nulla. Sopportatemi). Se va bene, per contro, non perderemo il lavoro fino a settant'anni. O lo perderemo e nessuno più ci assumerà, perché preferiranno una "risorsa più Junior": leggi un maschio (bianco eterossessuale) tra i ventisette e i trentasette anni.
Su una cosa il libro mi ha stupita: nel capitolo in cui vengono trattate le relazioni di coppia, che talvolta in questa età giungono al capolinea, Turuani si sente in dovere di spiegare la differenza tra innamoramento e amore.
Sono rimasta sbigottita, perché è qualcosa di cui sento parlare dalla prima adolescenza e, almeno in via teorica, conoscevo le due definizioni già a quattordici anni. Persino sui libri di educazione sentimentale e sessuale di impostazione cattolica che mi sono trovata a leggere la differenza tra innamoramento e amore era già indicata in modo chiaro e corretto nei primi anni Novanta. Poi possiamo discutere della sacralità del matrimonio e dell'opportunità del divorzio, ma che quella fase di eccitazione e aumento di dopamina e noradrenalina nel cervello sia un transitorio che in una relazione matura deve lasciare spazio ad altro, non ho mai avuto dubbi.Eppure, a cinquant'anni ci sono persone che non devono avere ancora capito con cosa hanno a che fare. E che un fisiologico calo della libido e un diradamento dei rapporti sessuali non è necessariamente indice di una coppia che non funziona più.
Uno dei primi capitoli è dedicato ai figli adolescenti e mi ci sono riconosciuta solo in parte.
Non so se siano i miei figli a essere atipici, o solo troppo piccoli per arrivare al livello di conflitto descritto, ma diciamo che le situazioni standard menzionate, che coprono un buon percentile della popolazione di madri italiane, non mi ha coinvolta.Una cosa è certa: i figli devono crescere, si preparano a lasciare il nostro nido. È un pensiero angosciante, per certi versi, che evoca la perdita, ma a cui sto cercando di prepararmi dal momento in cui ho concepito i miei due. Mai come in gravidanza mi sono dedicata alla scrittura, al tempo per me, allenandomi a ricavarmi uno spazio personale in cui essere solo me stessa e non una mamma. Era già una prima prova e poi ne sono venute altre: il mio ritorno al lavoro a tempo pieno, poi le loro settimane di campi estivi, fuori da casa e lontani da Torino, ora la libertà di lasciarli uscire da soli, pur con certe condizioni di orario e di messaggeria ogni volta che si spostano.
Eppure se constatare l'indipendenza dei figli fa male, rendersi conto del decadimento dei genitori è ancora più doloroso.
Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che sono entrati nella quarta età (come la definisce il libro), intorno agli ottanta anni, in buona salute e in perfetta indipendenza. Non solo, sono stati, e per certi versi sono ancora, un valido ed efficace aiuto nell'accudimento dei miei figli. In questo mi ritengo sommamente fortunata. Ho amiche mie coetanee che hanno perso uno o entrambi i genitori da tempo e magari per gravi e logoranti malattie. Ma so che non potrà durare per sempre. Gli acciacchi di mia madre, un piccolo intervento di mio padre a cui ne seguirà un altro, pur non grave, me li fanno percepire fragili come non li ho mai visti. È nell'ordine naturale delle cose, eppure è terribile vedere le proprie radici cedere. Pensare che a un certo punto si deve diventare i genitori (anche) dei propri genitori. È spaesante. È opprimente.Invece capita, e capita nel momento peggiore. Quando il cervello dei figli adolescenti è un'esplosione di ormoni che li portano a sragionare (o per lo meno a fare cose incomprensibili per i genitori), anche nelle madri accade un fenomeno di riassestamento ormonale, un'adolescenza inversa che causa disorientamento.
Le schiacciate di Turuani ha il grande merito di sdoganare la menopausa e i sintomi fisici e psicologici che ne scaturiscono.
Io ho iniziato a notare dei cambiamenti già a quarantaquattro anni. Le fluttuazioni di estrogeni mi hanno provocato una flessione dell'umore verso il basso e più ansia. Chi mi segue sa che il 2023 è stato un anno infernale per la mia salute: l'intervento al cuore, l'emorragia interna, la pericardite chirurgica, il lungo ricovero.Rientrati i sintomi fisici ha iniziato ad attanagliarmi il panico, la paura di stare male, e solo dopo molti mesi mi sto rendendo conto che, con quello che ho passato, non dovrei neppure stupirmi. Il fisico che cambia, per il trauma subito, ma anche per motivi endogeni: è un disastro. Ci sono giorni in cui non riconosco più i sintomi del mio corpo, i segnali che mi manda, mi sento come una zattera in balia in mezzo al mare e senza una bussola. L'unica cosa che posso fare è legarmi alla mia zattera e assecondare il movimento delle onde, sperando che prima o poi si calmino, che dietro una nuvola compaia la stella polare che mi indichi la direzione.
Il saggio di Turuani ci ricorda che tutto questo è normale. Che tante donne sono arrivate al limite prima di unire i puntini dei loro malesseri e realizzare che le loro manifestazioni avevano un denominatore comune: la perimenopausa.
Che è normale che si presenti e che, se troppo invalidante, va trattata in termini medici dagli specialisti.Tuttavia questa fase di transizione, che ci costringe, volenti o nolenti, a rimetterci in gioco e a inventarci, ha anche dei lati positivi. Il libro affronta anche la situazione lavorativa di noi cinquantenni attuali: abbiamo iniziato a lavorare tra i venticinque e i trent'anni, magari abbiamo anche investito nella carriera, abbiamo vissuto l'ingresso nel mondo del lavoro come un passo dovuto e automatico, mentre per le generazioni precedenti delle nostre madri e nonne non lo era affatto, e ci è sembrato scontato e doveroso riuscire a fare tutto: la madre e la manager.
Arrivate a cinquant'anni vediamo il lavoro con più distacco, ci mettiamo meno cuore e meno fegato.
C'è stato un disincanto, la carriera è arrivata fino a un certo punto, poi si è fermata, subiamo comunque il gender gap, ma il successo in azienda non è il primo dei nostri pensieri e iniziamo a sognare una pensione che se va bene arriverà tra quindici o vent'anni. Su questo punto – la chimera della pensione cullata dalle cinquantenni – Turuani si stupisce un po', io un po' meno: avendo avuto una madre che si è ritirata a quarantatré, ogni volta che sbircio nei miei prossimi due decenni lo stomaco mi fa un giro completo.Siamo stanche, certi ritmi non li reggiamo più e accettarlo è durissimo. Tuttavia ci viene chiesta sempre la stessa performance, menomale che possiamo sopperire con l'esperienza.
E poi succede una cosa a cinquant'anni. Abbiamo meno paura del giudizio e meno freni inibitori. Se il collega mi chiama "signora" anziché "ingegnere", e poi chiama "dottore" il maschio che è solo "geometra", lo faccio notare. Ho smesso da un pezzo di subire passivamente. Non ne ricavo nulla. Non è rancore, è puntiglio.E poi qualcuna di noi, finalmente, impara a rilassarsi. A godersi un libro o un film sul divano, in solitudine, senza stress intorno. Anche in questo, ho già iniziato ad allenarmi, anzi, questa sera sono già in ritardo per la commedia romantica della maratona di questo Natale.
Quindi, concludo consigliando a tutte le mie coetanee questo saggio molto strutturato e ben documentato che forse non risolve i nostri problemi, ma ci fa capire una cosa: non siamo sole. E quella zattera in mezzo al mare che ci sballotta su e giù forse è una barca popolata da tante sorelle che si aiutano condividendo le loro storie.
Le schiacciate
Vivere i cinquant’anni a testa alta tra lavoro, figli adolescenti e genitori anziani
di Laura TuruaniSolferino
Saggio
ISBN 978-8828214786
ebook 12,99€
cartaceo 17,10€
Quarta
Alla soglia dei cinquant’anni le donne di oggi si ritrovano letteralmente «schiacciate» dalla fatica che le assale da ogni parte. Nate tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, hanno corso per tutta la vita, cercando sempre di dare il meglio, e ora si sentono travolte, stravolte, arenate. In effetti, se le osservassimo dall’alto, le coglieremmo a un incrocio inedito e irripetibile di passaggi cruciali: i figli adolescenti, l’arrivo della menopausa, i cambiamenti del corpo che comincia a sfiorire, i bilanci di coppia non sempre positivi, le asperità del lavoro, i genitori anziani, sempre meno autonomi e più bisognosi di aiuto. Laura Turuani racconta questa condizione tutta femminile a partire dalle storie raccolte nel suo lavoro di psicoterapeuta, restituendoci con sguardo limpido e partecipe come ci si sente «dentro». E suggerendoci come attraversare questa fase – che può anche durare anni – per uscirne più consapevoli, più sollevate, più solidali. È, quella delle schiacciate, una sfida che interpella contemporaneamente, e a volte impietosamente, i vari ruoli della donna – materno, femminile, coniugale, filiale, professionale – con un comune denominatore di perdita: della giovinezza, del vigore, del sex appeal, della sicurezza di sé e della progettualità. Un senso di lutto che, al momento, può sembrare definitivo ma che, se colto, capito, relativizzato, lascia intravedere aperture insperate. In primis, verso le altre donne – amiche, colleghe, sorelle – che attraversano lo stesso sentire, con cui condividere le possibili rinascite. Perché la vita, in questo tratto di strada, richiede pazienza e resilienza, che insieme aiutano a trovare un nuovo equilibrio con sé stesse e con gli altri.
Elena Genero Santoro