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Recensione: "Le streghe di Swan River" di Mary Stewart Atwell

Creato il 15 luglio 2014 da Saraguadalupi
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"LE STREGHE DI SWAN RIVER" di Mary Stewart Atwell
• Editore: Rizzoli • Pagine: 286 • Prezzo: 14,45 € (cartaceo) - 9,99 € (ebook) Contadini, ricchi villeggianti, ragazze per bene, hippie ingrigiti e perdenti d'ogni risma: c'è posto per tutti a Swan River, un pezzo d'America sperduto e un po' selvatico nel cuore degli Appalachi, sede di un'esclusiva scuola per fanciulle e di un'antica comune ormai in rovina. È in questo luogo per metà idilliaco e per metà infernale che vive Kate Riordan. A sedici anni, Kate ha paura di una cosa sola: diventare un giorno uguale a sua madre. Troppo distratta per occuparsi delle figlie, troppo stanca per contemplare un futuro qualunque. Ma quando una serie di episodi violenti funesta la cittadina, l'antica leggenda delle "ragazze selvagge" riaffiora, e tra le compagne del collegio dove Kate studia insieme all'amica Willow si diffonde il terrore di un contagio tanto misterioso quanto ineluttabile. Prima che sia troppo tardi, Kate dovrà provare a salvare se stessa e il ragazzo che ama dalla follia distruttrice che divampa tutto intorno. E scoprire chi è veramente.
Recensione: Eccomi, miei followers, con la prima di alcune recensioni rimaste abbozzate sul pc da qualche giorno ormai. Vi chiedo scusa per l'attesa ma, finalmente, gli esami sono finiti e posso dedicarmi un po' al blog e a tutti voi :) Dunque, "Le streghe di Swan River": libro che mi ha incuriosita fin da subito - merito di una cover molto suggestiva - ma che, ahimè, se devo essere sincera, ha un po' deluso le mie aspettative. Partiamo però dall'inizio: protagoniste di questo romanzo urban fantasy sono tre ragazze che frequentano l'Accademia di Swan River, i loro nomi sono: Kate, Willow e Caroline (ammetto che ho iniziato a storcere il naso già dal nome "Willow" che, in un libro che parla di streghe mi sembra un po' una mezza copiatura dal telefilm Buffy), comunque, di per sé, l'Accademia è ovviamente piena di ragazzine piene di sé, in grado di tirarsela da qui fino alla luna con una nonchalance incredibile. Kate però non è come loro, non è ricca di famiglia e può permettersi di frequentare questa scuola prestigiosa solo grazie alla madre che lavora all'interno dell'istituto (cliché, avanti tutta!) - nonostante però questa piccola diversità, Kate e Willow diventano subito amiche, un po' a discapito dell'amicizia tra Willow e Caroline, giovane benestante, analitica e - a tratti - maniaca del controllo. Non starò qui a raccontarvi tutta la trama, vi basti sapere che, il particolare che più c'interessa ai fini della storia è che, nella cittadina da cui viene Kate, le ragazze di sedici anni sono destinate a due possibili strade: rimanere delle sedicenni qualunque o diventare streghe violente e rabbiose. E' questa la paura più grande di Kate, diventare strega e perdere il controllo. All'interno dell'Accademia invece, ci sono due atteggiamenti: le personalità rilevanti dell'istituto considerano il tema "streghe" un elemento di puro folklore, mentre man mano che si va avanti con la storia, Willow e Caroline iniziano a credere a questo "fenomeno" e cercano di capire che cosa succede alle giovani sedicenni come loro.
Trama quasi avvincente, vero? Si, peccato che l'entusiasmo si fermi qui. Per quasi tutto il libro sembra semplicemente di assistere ad una puntata di un telefilm per ragazzi, una sorta di "Kate's Swan River": Kate va a scuola, incontra le amiche con cui ha i soliti alti e bassi di tutte le sedicenni e Swan River è la classica cittadina con le sue comari, i suoi pettegoli e le sue finte maledizioni. Di tanto in tanto spunta fuori qualche particolare fantasy, qualche "stranezza" che ci fa capire che, si, stiamo leggendo un libro che, almeno secondo la casa editrice, dovrebbe appartenere a questo genere e non è un romanzetto alla Dawson's Creek.  La verità però, è che non si può dare un genere a questo libro, secondo me. Non è ben definito. E' metà urban fantasy, metà narrativa, metà nonsocosa. E' un casino. Ma un casino piatto, senza colpi di scena o immagini fantastiche fino al finale che si tramuta in un banale tentativo di risollevare una storia piatta come una piadina senza ripieno di prosciutto e formaggio.  I personaggi sono terribili: a parte Caroline che, mentre all'inizio era la più distante, alla fine risulta essere l'unico personaggio che valeva la pena di approfondire, Willow è falsa come le unghie finte e Kate..beh Kate è la peggiore di tutte..con il suo continuo pensare, pensare e supporre, supporre e pensare..quando invece dovrebbe spegnere quel cervello fumante e soprattutto tapparsi la bocca ogni tanto. E' una sedicenne noiosa, paranoica ed estremamente prevedibile, il che rende l'intero libro di una lentezza disarmante. E considerate che avevo già provato due volte a leggerlo, prima di riuscire a finirlo (e anche questa volta ho fatto la mia bella fatica, ma mi sono imposta di terminarlo per poterlo utilizzare per la Mastereader Challenge :P). Piccola nota: questo libro sarebbe dedicato ad un popolo di neoadolescenti, se non fosse che vi sono scene di violenza (che personalmente non mi hanno dato particolarmente fastidio ma che potrebbero darne ai lettori più giovani) e alcune scene di sesso che sono descritte in modo squallido e decisamente triste. In particolare queste ultime le ho trovate poco adatte ad un pubblico che, stando all'età a cui è consigliato questo libro, inizia ad approcciarsi al sesso..non tanto per gli amplessi in sé, ma la banalità a cui viene riservata agli stessi. Come se il sesso fosse una cosa di poco conto, da prendere con leggerezza.
In conclusione, dopo tante letture positive, era inevitabile fare i conti con due o tre libri impossibili, e "le streghe di Swan River" è proprio uno di questi. Però, ammetto che mi dispiace, perchè davvero mi sono buttata a capofitto su questo libro, ordinandolo perfino dal sito ibs prima che arrivasse nelle librerie della mia città (e pagandolo ovviamente a prezzo pieno) ..è inutile, mi ripropongo sempre di non giudicare un libro dalla copertina ma, purtroppo, ci casco sempre: a volte poi va bene eh..peccato che questa non sia una di quelle volte.
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