Chi mi conosce lo sa, non amo i francesi, non amo il loro cinema, non amo il loro modo di fare televisione. Quindi immaginate la mia reazione quando mi hanno detto "vediti questa serie, è francese". So anche che, se qualcuno mi consiglia qualcosa (dando per scontato che mi conosca) di solito lo fa con cognizione di causa, che io peli sulla lingua non ne ho molti, forse nessuno. Quindi, nonostante si trattasse della prima stagione di una serie televisiva francese, ho deciso di dare una possibilità a questo Les Revenants seppure con riserva. Riserva che mi sono mangiato all'incirca dopo la terza puntata perché - ve lo dico subito - questa opera televisiva è bella, senza se e senza ma.
Fine 2012, prodotta da Canal+ e creata da Fabrice Gobert a partire dal film del 2004 di Robin Campillo, Quelli che Ritornano. Les Revenants è per ora costituita da una prima stagione di 8 puntate in attesa di una seconda la cui messa in onda è prevista per l'autunno di quest'anno. La storia di un paese di provincia in cui, ad un certo punto, i morti tornano in vita. Ma non si tratta di zombie affamati di carne umana bensì di persone che, ignare della fine che hanno fatto, cercano di reinserirsi nel sistema sociale del paese. Nel frattempo strani avvenimenti cominciano ad accadere: il livello dell'acqua nella diga si abbassa, blackout continui sconvolgono la quotidianità e strane ferite cominciano a comparire sui corpi dei ritornati.
Atmosfere rarefatte, misteri insoluti che tornano da un passato oscuro, segreti e zombi/non zombi, ricordi di un tempo che fu che sconvolgono una normalità mai riacquisita. Di questo e altro parla Les Revenants, una serie corale, la storia di un paesino montano in cui tutto sembra il contrario di quello che è. Per molti versi ricorda Twin Peaks con in più il sapore tutto europeo di un cinema tra passato e presente. Perché 'sti francesi sembrano sapere il fatto loro e la cosa fa anche un po' rabbia. I nostri vicini infatti hanno creato un'opera di genere che, nel finale, ricorda persino lo Stephen King dei tempi che furono nonostante si vada al di là del classico confronto bene e male. In Les Revenants niente è quello che sembra e nessuno sembra dire la verità. Anzi, i ritornati sembrano quasi simboleggiare i demoni che i vivi hanno per troppo tempo cercato di lasciarsi alle spalle, il passato che non sono mai stati in grado di affrontare. Gli stessi morti danno l'impressione di essere qui per mettere a posto le cose sbagliate di un'esistenza interrottasi all'improvviso, ma non è semplice ricominciare dal punto stesso in cui avevano lasciato le loro vite quando tutto il resto è andato avanti, seppur con qualche riserva.
Tutto funziona, in questa serie. Tutto sembrerebbe essere al posto giusto, dallo stile agli attori alla regia. Ogni inquadratura è studiata alla perfezione, quasi plastica, incorniciata da una fotografia fredda come il ghiaccio. Per non parlare delle musiche dei Mogwai, band post-rock scozzese ingiustamente poco conosciuta. Les Revenants è un crescendo tanto dal punto di vista narrativo quanto da quello stilistico ed emotivo. Per alcuni versi ogni puntata è in bilico tra passato e presente con una struttura a flashback che ricorda Lost. Le campagne francesi fanno il resto, l'ambientazione è perfetta ed evocativa. Gli attori ci mettono del proprio tra grandi nomi del cinema e del teatro d'oltralpe (Anne Consigny, Samir Guesmi) promesse mantenute (Clotilde Hesme, Guillaume Gouix, Céline Sallette) e volti giovani e nuovi (Jenna Thiam, Yara Pilartz, Pierre Perrier).
Alla fine tra fantasy e dramma, thrilling e mistero, resta una serie che si interrompe proprio quando si accende completamente lasciando lo spettatore con una gran voglia di vedere come procede. Sinceramente io non vedo l'ora e sarà veramente dura aspettare questo autunno. Ah, da noi è inedita, ovviamente. Sarà colpa dell'invidia?