Recensione: Lithium di Marika Cavaletto e Chiara Bianca D'Oria

Da Zaffira01

Eccomi qui, reduce dalla prima vera settimana di scuola, a parlare di un nuovo romanzo d'esordio. Questa volta si tratta di un libro scritto a quattro mani - tra l'altro, credo che sia anche il primo libro di questo tipo che leggo - da due giovani autrici, Marika Cavaletto e Chiara Bianca D'Oria, che ringrazio per avermi inviato il libro in formato ebook ( ecco un altro vantaggio dei libri elettornici ;) ). Trattasi di Lithium - Libro Primo-, di cui di seguito trovate la recensione. Buona lettura e buon inizio di settimana!


TITOLO: Lithium
SOTTOTITOLO
:  Libro Primo
AUTORI: Marika Cavaletto e Chiara Bianca D'Oria
CASA EDITRICE: autopubblicato
ANNO DI PUBBLICAZIONE
: 2013
PREZZO:  euro 1,99 (formato Kindle)
ISBN: 9788868551599 

TRAMA


"Il Destino regola inevitabilmente le nostre vite, intrecciandole, sovrapponendole e poi strappandole senza pietà. Questa è la storia di Mya e Chrissie, due ragazze che lasciano l'Italia per studiare all'estero, due ragazze che scappano da un passato impossibile da dimenticare. Fuggono, si nascondono, ma il Destino le travolge ancora, rinchiudendole in una realtà da incubo, una realtà dove i mostri sono reali e non solo ricordi insistenti. Un Dark Fantasy che lega le vite di diverse persone alla ricerca della loro strada, in un mondo irreale, governato da un'entità incurante. Perché il Destino ci ama e ci odia con la stessa intensità, ma a noi, povere pedine del suo folle piano, l'odio sembra prevalere."

RECENSIONE


Quando Chiara Bianca D'Oria, coautrice del romanzo, mi ha chiesto di leggere Lithium e di recensirlo, non mi aspettavo un'esperienza simile. Un po' perché da un romanzo d'esordio, in genere, non ci si può aspettare grandi cose - può sembrare strano che lo dica, visto che anch'io sono un'esordiente, ma in effetti è la verità -, un po' perchè già è difficile per uno scrittore dare un'uniformità al proprio lavoro, se poi le mani che ci lavorano sono quattro, il tutto diventa ancora più difficile. Infine, il fatto che si tratti di un'autopubblicazione all'inizio mi ha fatto storcere un po' il naso, perché per molti, anche se ovviamente non per tutti, pubblicare in proprio rappresenta molto spesso una scappatoia in termini di tempo e di impegno alla trafila delle case editrici e un modo per avere la certezza della stampa, qualità a parte. Comunque ho cominciato a leggere senza particolari pregiudizi, cercando di godermi il più possibile la lettura. 
E Lithium si è saputo imporre davvero come una romanzo piacevole, nonostante alcuni piccoli difettucci che comunque, vista la lunghezza e la qualità complessiva dell'elaborato, passano quasi inosservati. Tra questi troviamo alcuni refusi di grammatica, qualche da al posto di , qualche verbo coniugato in modo errato, ma, soprattutto, uno stile ricco di ripetizioni. Non solo le parole, ma anche intere espressioni vengono citate più volte all'interno dello stesso periodo. Questo certo conferisce al testo un tono solenne e sottolinea l'importanza, la drammaticità del momento, ma visto che si ripete molto, anzi, troppo spesso, alla lunga finisce col diventare ridondante e pesante. Riporto di seguito alcuni esempi per darvi un'idea di cosa sto parlando: " Dovevo andarmene, andarmene subito. Avevo sbagliato a tornare, sbagliato a pensare di potergli sfuggire. Uscii di casa con i muscoli ancora un po' indolenziti. Dovevo correre da Katherine, dovevo sapere cosa le era successo, dovevo essere certo che lei stesse bene", "erano finalmente tutti assieme, riuniti nello stesso luogo, riuniti per un'ultima volta", " Una vecchia minaccia è infine tornata a tormentare questo mondo, una minaccia così antica di cui ormai di erano perse le tracce, una minaccia divenuta il riflesso lontano di un incubo che si credeva ormai terminato" e via di questo passo. Tra gli aspetti che mi sono piaciuti meno, infine, c'è un uso troppo quotidiano della lingua, che a volte scade anche nel volgare. Va bene qualche espressione colorita, rende i personaggi più concreti e fornisce un'idea chiara del loro stato d'animo, ma secondo me si poteva limitare l'uso di imprecazioni così forti.
Ci sono poi alcuni piccoli clichè, ma in realtà non so nemmeno se si possono definire tali, perché, se in un primo momento si può avere l'impressione di trovarsi di fronte alla solita storia di vampiri e licantropi nemici giurati, quasi subito si comincia a capire che ci sono anche elementi originali. La stessa spiegazione dell'odio tra queste due diverse razze è particolare e innovativa e già dalle prima pagine, dove si legge di come in un paesino della Scozia, St. Jillian, stia stato trovato un modo per confinare le suddette creature al di là di un muro magico, si iniziano ad intravvedere i primi imprevisti e i primi passi verso quella che è la storia centrale del romanzo. Anche l'esistenza di una profezia si scopre pian piano e promette sviluppi interessanti e insoliti.
Le protagoniste, Mya e Chrissie, si trasferiscono a St.Jillian per sfuggire al loro passato, ma dovranno fare i conti con il Destino che tutto ha in mente fuorché di concedere loro una vita normale e di trovare una serentià che a entrambe manca da molto tempo.  Le due autrici sono state molto brave nel delineare i vari personaggi: sono tutti diversi, tutti imperfetti e ciascuno ha la sua storia personale con cui fare i conti, sofferenze, rimorsi e segreti che ci vengono rivelati da loro stessi, attraverso una narrazione a più voci, in cui non solo Mya e Chrissie, ma anche Katherine, la cacciatrice di vampiri, Dorian, il cacciatore di licantropi, e William, un ragazzo che si capisce subito essere diverso dagli altri, si raccontano in prima persona. Numerosi sono i flash-back, che portano il lettore nel passato di ciascuno di essi e, talvolta, anche in un passato più remoto, fornendo indizi su fatti storici determinanti e significativi per il presente nel quale Mya e Chrissie si sono ritrovate a vivere. Personalmente ho apprezzato molto William: di primo acchito l'ho catalogato come il tipico "ragazzo bello da mozzare il fiato, perfetto in tutto" che, guarda un po', casualmente fa cadere la sua attenzione su una delle due nuove arrivate, ma poi ha guadagnato decisamente punti: è un personaggio complesso, ricco di sfumature, unico nel suo genere - in tutti i sensi -, un ragazzo che ha una vivace comunicazione con il suo ego- sì, arriva anche a parlare con se stesso - ed ha una stima quasi ironica del suo fascino che arriva alle stelle, ha sempre la battuta pronta, ma è anche capace di consolare, di essere dolce e di soffrire profondamente. E purtroppo nemmeno con lui il Destino sarà clemente, anzi, direi che si rivela piuttosto beffardo. Perché, e questa probabilmente non è una novità, la ragazza per cui perde la testa è proprio l'unica da cui dovrebbe stare lontano per il bene di entrambi.
Tutti i personaggi, poi, si rivelano attraverso i dialoghi, che sono la parte preponderante del romanzo. In questo modo, è il lettore stesso a farsi un'idea del loro carattere e del loro modo di pensare, senza che intervenga una fastidiosa voce esterna onnisciente a spiattellarlo con un bel raccontato. Qui sono i persaggi stessi che rivelano le loro mille sfaciettature. Certo, a volte le reazione che mostrano non sono propriamente realistiche, ma per lo meno sono profonde e intensamente indagate.
Un elemento di originalità va ravvisato nell'importanza del litio, che non a caso dà il titolo al romanzo, materiale con cui è fatto il ciondolo dei cacciatori e che si illumina di blu per i vampiri, di rosso per i licantropi. Un'idea che non avevo mai incontrato prima e che mi è piaciuta. Più che alla trama in sè, in questo primo volume viene dato un ampio spazio alla presentazione dei protagonisti e delle loro storie, senza conoscere le quali sarebbe difficile comprendere il loro modo di pensare e di agire, e questo lo considero sinceramente un pregio: personalmente detesto quei libri in cui tutto avviene in un batter d'occhio, in cui l'amore eterno e perfetto nasce nel giro di poche ore, in cui l'intera vicenda si sviluppa e si conclude in tempi impossibili nella realtà. In Lithium invece, è il caso di dire che le autrici sono andare con calma, e senza fretta hanno tessuto una trama in grado di coinvolgere e appassionare pagina dopo pagina, lasciando con il fiato sospeso in attesa del prossimo volume che, spero, non tarderà molto a vedere la luce, perché sono assolutamente curiosa di scoprire come tutto si risolverà!
Chiara Bianca D'Oria, nata il 07 dicembre del 1991 a Cento (FE), e Marika Cavaletto, nata il 07 giugno del 1991 a Bentivoglio (BO).
Chiara e Marika si conoscono alle scuole elementari e da allora hanno frequentato, un po' per scelta e un po' per destino, le stesse scuole (medie e liceo linguistico) fino al giorno d'oggi: entrambe laureande in Lingue e Culture per l'Editoria a Verona.
Vivono entrambe a Crevalcore in provincia di Bologna.
Cresciute con l'amore per la lettura e per i viaggi, hanno passato un anno di studio a Edimburgo e diversi mesi in Germania. La loro solida amicizia si salda ulteriormente quando in terza superiore decidono di iniziare a scrivere un libro a quattro mani. La scrittura, passione di Chiara sin dalle elementari, è una nuova esperienza per Marika, la quale si lancia volentieri nella nuova sfida. Dovuta a continui cambiamenti e a periodi in cui scrivere non era la priorità, la scrittura del romanzo si protrae per sei anni, finché a luglio del 2013, le due autrici non lo terminano e decidono di pubblicarlo online come e-book, su una piattaforma self-publishing.  


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