RECENSIONE L'universo contro Alex Woods: questo il titolo del romanzo in inglese. Un titolo che spiega tutto, perché il giovane Alex Woods ha tutto l'universo contro, e per 'universo' non intendo soltanto gli abitanti di questo pianeta, ma molto di più. Come spieghereste, altrimenti, la caduta di un meteorite sul tetto della sua casa che, quando lui aveva undici anni, gli ha aperto il cranio come un guscio d'uovo?
È naturale, dunque, che Alex diventi presto la vittima dei bulli della sua scuola; non è altrettanto naturale che il ragazzo abbia contro di sé sia il preside, che vuole vedere solo la forma e non la sostanza (e si fa abbindolare da una faccia contrita, andando invece in collera per l'utilizzo di un turpiloquio perfettamente giustificato dalle circostanze), sia sua madre che, chiusa nella sua bolla di elementi soprannaturali e dedita a interpretare le carte secondo il verso e la posizione che occupano, non si preoccupa di interpretare i più complessi comportamenti umani. Ecco che Alex – la vittima – viene accusato di vandalismo, di turpiloquio, di comportamento scorretto, tutte azioni di cui è innocente o, al limite, per le quali è stato fortemente provocato.
Le uniche persone che Alex sente dalla sua parte sono la dottoressa Weird, un'astrofisica in procinto di specializzarsi in scienza planetaria all'Imperial College di Londra, la prima a rimuovere il meteorite dal bagno di Alex per studiarlo, il signor Peterson, incontrato – o per meglio dire, invaso – un giorno in cui Alex cerca di sfuggire ai suoi aguzzini, e il Dr. Enderby, il neurologo che lo ha in cura, un buddista che ha nel suo studio il brano di poesia di Emily Dickinson:
Il Cervello ha giusto il peso di Dio – Perché – dividili – Libbra per Libbra –Il rapporto con questi tre adulti è per il ragazzino una guida, ciò che farà di lui quel che è, perché queste tre persone sono disposte a parlare con Alex, a spiegargli come funziona il mondo (sebbene solo dal loro punto di vista), ad accettare la persona speciale che è.
Ed essi differiranno – se lo fanno –
Come la Sillaba dal Suono.
Versione di Amelia Rosselli da Emily Dickinson, Tutte le poesie, trad. it. di AA. VV., Mondadori, Milano 1994;
Col signor Peterson si instaura un rapporto di amicizia strettissima, una parentela d'adozione, un affetto profondissimo indotto non soltanto da due solitudini che si incontrano, ma anche da una purezza d’intenti. Il signor Peterson è tutt'altro che perfetto, secondo i criteri del preside di Alex e di molti altri adulti, e forse di sua madre – disposta anche a chiudere un occhio, perché vede quanto quell'amicizia faccia bene a entrambi –: impreca, fuma erba (che coltiva nel solaio), ha idee bislacche; ma il signor Peterson insegnerà ad Alex cosa voglia dire essere pacifisti e liberali, e Alex imparerà ad avvalersi di quegli stessi principi.
«Per quel che mi riguarda», disse, «se sei grande abbastanza per desiderare di restare, lo sei anche per restare. Ma io sono quello che molti definirebbero un liberale. Sai cosa significa?»
Soppesai il termine. «Che crede nel libero mercato?»
Herr Schäfer sorrise. «No, non proprio. Almeno non troppo. Significa che credo che ogni individuo debba essere libero di decidere per sé stesso, senza che altri gli dicano cosa deve o non deve fare. L’unica cosa che non siamo liberi di fare è ferire o sfruttare altre persone, e questo è un po’ diverso dal credere nel libero mercato.»
Non so cosa stia accadendo in Inghilterra in questo periodo: so che sono diversi anni che si parla di suicidio assistito. Forse l'uscita nell'arco di pochissimi mesi di ben due romanzi acclamatissimi che ne parlano (Io prima di te di Jojo Moyes e Lo strano universo di Alex Woods) serve a far riflettere e a mobilitare qualcosa. Non voglio esprimere un mio parere in merito, perché questa è una questione molto delicata che, secondo la mia opinione, va valutata e sviscerata di caso in caso. Mi limiterò a parlare non del soggetto che vuole usufruire di questa forma di libertà, bensì di coloro che stanno vicini al suicida e della LORO scelta di assisterli nella pratica finale. Essi infatti verranno bersagliati dai media, accusati dalla polizia, talvolta anche condannati al carcere; in parole povere, si ritroveranno l'universo contro, perché spesso si crede che essi agiscano per interesse personale, anziché per compassione.
Prima di rispondere aspettai qualche secondo, per essere sicuro che mi ascoltasse con attenzione.Alex, dunque, si troverà ancora una volta tutto l'universo contro, e non soltanto perché verrà sospettato di chissà quale interesse: sul suo rapporto col signor Peterson verrà fatta ogni genere di illazione, cercando di infangare quell'affetto puro, liberale e pacifico che ha aiutato Alex a combattere e a crescere. Ma la scelta di Alex è una scelta chiara, innocente e coraggiosa proprio come lui, una scelta dettata dall'amore verso una persona che è una delle più importanti della sua vita, e solo le persone che non sono a posto con la propria coscienza possono vedere il male in una scelta così pulita e altruista.
«Questa non è una scelta sua. Lei è convinto di avere il diritto di decidere del proprio destino, e io sono d’accordo al centouno per cento. Le chiedo soltanto di concedermi lo stesso diritto. Ho preso questa decisione in base ai miei princìpi, ho ascoltato la mia coscienza. Non sarebbe giusto da parte sua negarmi questa possibilità. Se mi rispetta almeno un po’, deve lasciarmi scegliere.»
Non è una lettura facile, dato l'argomento, ma scorre perché raccontata dalla voce innocente di Alex, che ripercorre la sua storia partendo quasi dalla fine, con numerosi flashback e salti temporali. Il titolo italiano, secondo me, non rende bene il contenuto del libro come avrebbe fatto L'universo contro Alex Woods (traduzione letterale del titolo inglese, che non mi pare neanche tanto cacofonica.)
Un romanzo che fa riflettere su moltissimi argomenti, grazie anche agli innumerevoli spunti letterari che Extence fornisce nell'arco della sua storia, un argomento scottante in Inghilterra, e non solo, trattato con delicatezza e tanta sensibilità.
La cosa più importante che ho imparato su Tralfamadore è che quando una persona muore, muore solo in apparenza. Nel passato è ancora viva, per cui è veramente sciocco che la gente pianga al suo funerale. Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno. I tralfamadoriani possono guardare i diversi momenti proprio come noi guardiamo un tratto delle Montagne Rocciose. Possono vedere come tutti i momenti siano permanenti, e guardare ogni momento che gli interessa. È solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segua un altro, come nodi su una corda, e che quando un istante è passato sia passato per sempre.
(Kurt Vonnegut, Mattatoio n°5)