«Il rosso è decisamente il colore di questa serata, come se una luna anemica avesse chiesto un contributo cromatico per alzare un po' il suo sorriso...»
Autore: Amos Mattio
Editore: GremeseCollana: Le Girandole
Data di pubblicazione: 22 marzo 2012
Prezzo: 12,00 Euro
Pagine: 192 pp.
ISBN: 978-88-8440-709-2
Sinossi: "Il rosso è decisamente il colore di questa serata, come se una luna anemica avesse chiesto un contributo cromatico per alzare un po' il suo sorriso..." Con la luna piena, verso l'una di notte, tutto può succedere: un giovane naufraga tra ricordi sepolti che tornano a galla, un uomo senza ambizioni torna a essere il re della foresta, dettagli affiorano inaspettatamente dopo tanti anni e suggeriscono la soluzione di misteri irrisolti... Due protagonisti e i loro inconfessabili segreti in un'unica, travagliata e calda notte di fine luglio, dominata dalla luna e dal beffardo gioco delle coincidenze... "Le Girandole" si arricchiscono di un originalissimo libro di esordio, scritto in una prosa precisa ed elegante, che modula il registro accordandolo con le situazioni e che in pochi tratti crea personaggi capaci di imprimersi nella memoria: dalle intense figure femminili di Anna, Paola e Marta a quella tenera e ambigua di Enrico, solo rievocata eppure nitidissima, ai due protagonisti, Giovanni e Alfio, apparentemente agli antipodi eppure potenzialmente così simili. Due destini, i loro, che per una vita si sono sfiorati senza mai conoscersi, e che nel delirio ora si intrecciano, si avvicinano e preparano il colpo di scena finale.
Recensione: «Dal registratore a cassette esce un effluvio di note di altri tempi, psichedeliche, dodecafoniche, adulterate da una testina usurata dal tempo ma ancora funzionante.» Sono le note dei Pink Floyd, celebre gruppo dal sound rock psichedelico, che accompagnano buona parte dell’opera prima scritta da Amos Mattio: Luna di notte. Si tratta di uno dei romanzi presentati al Comitato direttivo del Premio Strega, e si è aggiudicato anche un posto tra i finalisti del Premio Calvino (destinato agli scrittori esordienti). Il romanzo è influenzato dalle atmosfere oniriche-psichedeliche, appunto, tanto che sembra un crocevia tra i romanzi – notoriamente conosciuti – di Arthur Schnitzler e i testi della produzione floydiana (i cui album sono stati giudicati pietre militari della musica popolare del Novecento).Del primo,si rivivono le atmosfere oniriche della celebre opera Doppio sogno del 1926; appartenente al periodo del decadentismo viennese di inizio secolo XX. Dei secondi, il testo di Mattio è – a tratti – psichedelico; proprio come due canzoni che, per me, meglio lo rappresentano: Time e High Hopes (Tempo e Grandi Speranze). Infatti, Luna di notte è un’opera che propone al lettore uno spaccato di vita quotidiana, fatto di: ricordi, ambizioni, desideri sopiti dal tempo e probabili – ma non, per questo, le più adatte – soluzioni di misteri irrisolti. «Ticking away the moments that make up a dull day. You fritter and waste the hours in an offhand way. Kicking around on a piece of ground in your home town. Waiting for someone or something to show you the way», «Scorrono via i momenti che costituiscono un giorno noioso. Sperperi e sprechi le ore in maniera affrettata, girovagando su un pezzo di terreno nella tua città natale. Aspettando qualcuno o qualcosa che ti indichi la vita.» Così inizia Time dei Pink Floyd. Il tempo del romanzo è concentrato nella notte – illuminata dalla luna piena – del trenta luglio in cui Giovanni, il protagonista, è giunto a una fase importante – e decisiva – della sua vita: compie trent’anni e ha, però, un conto in sospeso con la sua esistenza. Quella stessa notte, la luna ha degli effetti sorprendenti. È, infatti, capace di cambiare – e stravolgere del tutto – i programmi di tutti i personaggi presenti nel romanzo. Così la luna diventa: «luna palla, luna sorridente, mesta bianca, non parla, non mente, né frutti promette ma sente l’addio sbiancato alla vita, la calce rovente che muove…» E la luna diventa testimone degli atti – e, soprattutto, dei pensieri – dei personaggi; in particolare di Giovanni. Del romanzo di Mattio, ho preferito il registro onirico-introspettivo, caratterizzato dai pensieri del protagonista di cui il lettore conoscerò – man mano che proseguirà la lettura – il suo stato d’animo e i suoi pensieri che riaffiorano a distanza di trent’anni. È per questo che ho trovato una certa affinità tra Luna di notte e i romanzi di Schnitzler. Infatti, quest’ultimo è conosciuto soprattutto per aver realizzato un artificio narrativo noto come ‘il monologo interiore’, al quale si fa ricorso nel momento in cui un autore intende descrivere lo svolgersi dei pensieri dei personaggi. Per questo motivo, Schnitzler è il precursore di tanta letteratura di cui Luna di notte, a mio parere, non è affatto esente. In fondo, come per Schnitzler, anche per Mattio è fondamentale proporre il tema del ‘doppio’ che è, poi, l’espediente narrativo con cui s’intende provocare – nel lettore – un misto di attrazione e di timore. E, certamente, tale elemento fa sì che l’opera di Mattio si arricchisca di suspense e intrighi. Sono questi ad essere l’elemento fulcro di Luna di notte. Tuttavia, nell’opera, si trovano anche periodi in cui si avverte una ‘calma piatta’. Così anche il ritmo narrativo diventa duale; come anche la struttura stessa del romanzo. Nella prima parte, infatti, si avvertono le atmosfere di un tipico giallo poliziesco (che personalmente accosterei ai romanzi di Camilleri e di Carofiglio; almeno per una questione di “appartenenza nazionale”). La seconda parte, invece, vive di tutte le atmosfere oniriche di cui ho parlato prima. Il tutto è affrontato con uno stile elegante e fluido, ma soprattutto diretto. Come a dire che, sebbene l’opera sia anche – per certi versi – “assurda” (di qui anche l’influenza, sempre a mio parere, della produzione drammaturgica di Bertolt Brecht, e del suo ‘Teatro dell’assurdo’), l’autore ha l’esigenza di arrivare – con il suo scritto – direttamente al pubblico di lettori. Ed è per questo che il romanzo è suddiviso – con rigorosa precisione – in capitoli, ognuno dei quali ha un titolo che racchiude brevemente la situazione, nonché gli eventi.Il finale, poi, si fa ricco di speranze e finalmente si acquista la consapevolezza che: «verso l’una di notte tutto si fa scuro e silenzioso» ma che «forse l’incubo è finito»; proprio come in un sogno (o incubo?) onirico. Tutto diventa una “grande speranza”, quel ‘prodigio’ di cui anche i Pink Floyd hanno bisogno di associare – sempre in High Hopes – alla notte: «The grass was greener. The light was brighter. The tast was sweeter. The nights of wonder. With friends surrounded. The dawn mist glowing. The water flowing. The endless river. Forever and ever», «l’erba era verde, la luce era più brillante, eravamo circondati da amici. La notte era un prodigio, eravamo circondati da amici. L’alba si vaporizzava incandescente; l’acqua scorreva nel fiume senza fine. Per sempre e sempre.» Perché dopo la notte c’è l’alba che rischiara il cammino dell’uomo, che come l’acqua è senza fine. E sebbene si possano trovare ostacoli, l’acqua prosegue il suo percorso. A cura di Maila Tritto