Recensione, LUNA DI SETTEMBRE di Candice Proctor

Creato il 24 febbraio 2014 da Leggiamo
Buon lunedì miei cari lettori, anche se oggi mi rivolgo in particolar modo alle lettrici, andando a recensire un romance storico. La settimana scorsa è stata super soft, quindi vi toccano delle review altrettanto soft, anche se contrariamente alle apparenze questi libri nascondono spesso storie difficili e sofferte e non "semplici e banali" come in molti credono. La Proctor poi è bravissima nell'introspezione psicologica, nel tratteggiare i personaggi di contorno e nel descrivere le ambientazioni, oltre che gli usi e i costumi del tempo. E come racconta lei l'Australia del XIX secolo, in poche lo fanno.
September Moon di Candice Proctor
| I Romanzi Mondadori 2013, n° 1064 | pag. 300 ca |
Per pagarsi il viaggio di ritorno alla sua amata Inghilterra e lasciarsi alle spalle la primitiva e odiosa Australia, Amanda Davenport accetta il posto di istitutrice nella casa di Patrick O’Reilly. Ancora non sa che questi vive in un luogo isolato e denso di pericoli, e che i suoi terribili figli hanno messo in fuga tutte coloro che l’hanno preceduta. Anche Patrick si mostra inizialmente insofferente verso quella donna tanto perfezionista, che di certo non reggerà a lungo. Eppure fra loro scocca fatalmente l’attrazione, e Amanda comincerà a vedere tutto con occhi diversi: l’aspra bellezza di quella terra e l’uomo altrettanto selvaggio e sensuale che le sta al fianco…

Voto:  
Devo ringraziare la Proctor che mi è venuta in salvo quando il romance storico sembrava non essere più nelle mie corde. Che fosse brava l'avevo scoperto anni fa grazie a Una Notte nell'Eden, romanzo rimandato a oltranza a causa dell'oscena copertina, e questa volta con Luna di Settembre mi ha lanciato un vero e proprio salvagente. Devo poi ammettere che è stata doppiamente brava perché mi ha fatto apprezzare una storia con uno schema che non rientra nemmeno tra i miei preferiti visto che non amo molto l'intreccio padrone, governante e figli di lui al seguito. Ma è evidente che se un libro è scritto bene la trama è davvero ininfluente.
Così ho abbandonato gli affettati salotti inglesi e mi sono catapultata in quella terra vasta e selvaggia che è l'Australia, un luogo evidentemente caro all'autrice, che attraverso gli occhi dei suoi personaggi si perde più volte a rimirare, smarrendosi nella sua spietata e brutale grandiosità.
Patrick O'Really ama ogni granello di quell'arido suolo, ma con tre figli da crescere e senza una moglie a farlo si trova costretto ad affidarne il compito a una serie di governanti che finora se la sono sempre data a gambe nel giro di pochi mesi.
È ora il turno di Amanda Devenport, una giovane inglese caduta in rovina, che ha un solo obiettivo: guadagnare abbastanza per potersi comprare un biglietto di sola andata per l'Inghilterra e far così ritorno nella sua amata terra, dove la gente è colta, civile, beneducata e rispettabile.
Amanda non è che faccia subito simpatia. E nemmeno dopo... ci vuole davvero tempo prima che abbandoni quell'aria ostentatamente virtuosa che tanto la fa somigliare a una frigida bacchettona. E ci vorrà del tempo prima che conquisti anche i figli di O'Really che inizialmente faranno di tutto per dissuaderla dal restare, ma Amanda da brava inglese quale è, saprà controllarsi parecchio e non darà troppi segni di cedimento... se non in presenza di Patrick. Lui ribalta ogni sua certezza, fa riaffiorare quell'indole tanto duramente repressa, ma ai suoi modi ben poco raffinati e al linguaggio sconveniente che lo contraddistingue risponderà sempre con glaciale compostezza, mantenendo la testa alta e la schiena rigida.
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