[Recensione] Malatesta, indagini di uno sbirro anarchico di Lorenzo Mazzoni

Creato il 08 febbraio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Malatesta, indagini di uno sbirro anarchico
Autore: Lorenzo Mazzoni
Editore: Momentum
ISBN:9788890534058
Numero pagine: 374
Prezzo: € 14,00
Voto:

Trama:
Pietro Malatesta e Gavino Appuntato, novelli Starsky & Hutch della Ferrara moderna, sono i due protagonisti di questa trilogia che comprende Nero ferrarese, Il recinto delle capre e Il cinematografo. I tre racconti si intrecciano l’un l’altro svelando agli occhi del lettore una realtà semplice e quotidiana, dimessa e disillusa, eppure sempre capace di regalare momenti toccanti e sentimenti sinceri. Malatesta è uno sbirro che in passato ha militato tra gli ultrà, un teppista che ora vive con la madre coltivatrice e fumatrice di marijuana, il figlio nullafacente e filo-islamista, l’ex moglie e l’attuale compagno di lei, palestrato e di dubbia intelligenza. Spalleggiato dall’insostituibile Appuntato e ostacolato dall’ottuso commissario Polano, indaga sulla morte di un giovane estremista di destra, di un tossico amico di gioventù e di una donna affetta da nanismo; con metodi forse non sempre ortodossi, una buona dose di lucido spirito ribelle dei vecchi tempi e un pizzico di sentimentalismo senza pretese si occupa tanto dei casi quanto della sua stessa vita, spesso incredibilmente vicina a quella di ciascuno di noi.

Recensione:
All’inizio mi è stato un po’ difficile inquadrare il libro e cercare di calarmi nell’atmosfera: i personaggi sono fin dall’inizio già formati, tutti con le loro vite, e non essendo stato un percorso di scoperta l’impressione iniziale è stata quella di guardare da fuori, di essere un semplice spettatore.
Andando avanti con la lettura, però, è inevitabile cominciare a vedere con gli occhi anarchici e disincantati di Malatesta, e imparare a conoscere la Ferrara in cui si destreggia da tutta la vita, prima come teppista e poi come sbirro che non rinnegherà mai del tutto la sua natura originaria.
La città e i suoi abitanti sono l’opposto di uno sfarzo da classico romanzo cittadino autocelebrativo: l’autore mette in luce luoghi ordinari, vite ordinarie, esistenze ordinarie ai margini della società e del paese che a tutti sarà capitato di incontrare passeggiando in qualsiasi capoluogo. Niente grandi eroi, apocalittiche sparatorie e atmosfere sensazionali, nessun cliché della letteratura noir: figure concrete di persone qualunque, così realistiche che non ci si stupirebbe di trovarsele accanto in un luogo pubblico.
Una nota particolarmente interessante è d’obbligo parlando delle illustrazioni (firmate Andrea Amaducci) che compaiono in tutto il libro: si tratta di schizzi semplici, personaggi che nel racconto stesso vengono definiti “gli alieni”, tratti abbozzati ma eloquenti in nero, bianco e rosso, che di solito anticipano lo svolgimento della trama senza però svelare niente, con dettagli essenziali che rappresentano i personaggi nelle loro alienazioni di provincia.
Alla fine del libro, l’impressione è stata di leggera malinconia: quelle che all’inizio sembravano ambientazioni troppo chiuse, troppo legate al microcosmo ferrarese, sono ormai diventate familiari: ci si affeziona ai personaggi, si sorride alle loro trovate, si è curiosi di sapere in quali altri casi di sbandati e psicopatici si imbatteranno e come proseguiranno le loro vicende personali.
È stata una lettura agile e piacevole, caratterizzata da uno stile sciolto che mai appesantisce la narrazione nell’insieme, talmente realistico che talvolta lascia affiorare parole o frasi in dialetto ferrarese, opportunamente tradotte in nota.
Un romanzo che merita davvero di essere letto, in grado di sfoderare sorprese ad ogni capitolo, per gli amanti del noir ma anche per chi, come me, tenderebbe più verso altri generi.