[Recensione] Marked, di Kristin e P.C. Cast

Creato il 07 novembre 2014 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Marked

Autore: Kristin Cast, P.C. Cast

Editore: Nord

ISBN: 978-8842916093

Edizione: copertina rigida

Num. Pagine: 333 pagine

Prezzo: 14,30 euro

Voto: 2 stelle

Trama: Zoey Redbird, ragazza prescelta a sua insaputa dal nome improbabile ed i talenti ancora più latenti, viene ammessa alla locale (in quel di Tulsa) accademia per aspiranti vampiri, la Casa della Notte, dove potrà essere educata alla vita nel mondo della notte ed aiutata ad affrontare i cambiamenti fisici e psichici che la attendono. Ma Zoery si rivelerà essere speciale anche per i canoni della Casa della Notte.

Recensione:

Se, come me, amate vampiri, non leggete questo libro.
Davvero, non leggetelo.
Vi fareste solo tanto, tanto male. Non commettete il mio errore madornale – l’ho comprato. Appena uscito, anni fa (ed ho ovviamente ignorato tutti i successivi). Prima edizione fresca fresca. E sono stati soldi davvero malamente spesi.

Mi fidavo della casa editrice: la cara, vecchia Nord, cui noi tutti/e fans italiani/e dobbiamo la saga di Anita Blake. Mi sono fidata anche della copertina che, a conti fatti, non è così male. E l’idea di una scuola di vampiri era stuzzicante (ma non originale, ho poi scoperto; avrei potuto cominciare direttamente con Vampire Academy, che infatti è migliore).

Ebbene, posso dirlo a cuor sincero (me lo sono letto tutto tutto – ve l’ho detto che a volte sono proprio masochista?): il riassunto in quarta di copertina è la parte meglio scritta del libro.

Lo stile di scrittura è il primo punto che mi sento di contestare: l’eccessivo, assurdo linguaggio finto-giovanile. Nemmeno Twilight, che certo in quanto a stile non eccelle, è scritto così male. Le autrici (madre e figlia, argh…) si lanciano in un volo ad occhi chiusi nello slang teen (non oso immaginare cosa sia questo libro in lingua originale) ed il risultato è la mancanza totale di atmosfera.

Ora, non dico che tutti i libri di vampiri debbano essere scritti come scrisse il grande zio Bram … ma, signori miei, lo stesso soggetto del vampiro impone un minimo di metafora, sospensione, atmosfera!

Del resto, non si può dire che lo stile pessimo sia andato a scapito di una buona storia … perchè la suddetta, semplicemente, non esiste.

La protagonista: una ragazzetta con la sensibilità di un giocatore di rugby ubriaco (e poi si lamenta del suo ragazzo…) con un patrigno che sembra tanto Dan Brown, sempre con l’ossessione dei complotti e della religione, una nonna strega come mentore, una migliore amica che le scippa il ragazzo ed è quasi più insopportabile di lei (quasi, però…), più tatuata di Tyson, si chiama Zoey Redbird.

Lui, il vampiro-figaccione di turno: un finto-intellettuale con velleità di attore, si concede alla cattiva-queenbee di turno blandendola con vane scuse, mentre cospira per martoriare ogni opera di Shakespeare (io, seguace del Bardo, gridavo per la comparsa di Buffy a porre fine allo scempio), ha l’aspetto di Superman, si chiama Erik Night.

No, un momento. Ripetiamolo.

ERIK NIGHT.

VAMPIRO ADOLESCENTE DI NOME ERIK NIGHT.

… è passato tanto da quando ho letto questo libro, ma anche solo pensare a questo nome mi fa necessitare di momenti di recupero.

… ora continuo.

Lei, la cattiva-queenbee: aspira al comando supremo del mondo, ha visioni mistiche che neanche Lucy ne le Cronache di Narnia, si circonda di un gruppo di bruttissime-acidissime in cerca di (degna) capa, parla davvero malissimo, si chiama Afrodite.

(AFRODITE. Mi ero dimentica cosa fossero i nomi di questo libro).

Loro, gli amici della protagonista: un gruppo di allegri perdigiorno (non ancora) succhiasangue, che occupano le giornate spettegolando sui cattivoni-oni-oni (facendosela regolarmente sotto quando li vedono), ridendo come dei dementi, abbracciandosi, fumando (non è scritto, ma io non ne dubito, altrimenti un sacco di cose non si spiegano), sfornando idee insensate e palesemente suicide e facendo gli occhioni ai professori (tutti bellissimi e bravissimi ed intelligentissimi) della scuola.

Essa, la scuola: una notturna Hogwards, circondata da un muro che si scavalca con un nulla (lo fanno almeno in due solo nel primo libro, se ricordo bene), dedita a pratiche pagane-sataniche, con una topografia pessima e totale assenza di mappature (praticamente, in ogni capitolo appare un luogo diverso), dove si insegnano insigni materie come la vera storia del Titanic e dove ognuno può cambiare nome (quelli sopra se li sono scelti da sè, e basterebbe questo a definirli).

Ecco, ora potete dirmi quanto volete che nei prossimi libri la saga migliora… ma mi spiegate come fa, uno, a comprarne altri con lo spettro di questa primo, solenne, ahimé indimenticabile orrore alle spalle?


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