Lo sapevo. Io lo sapevo. È per quello che avevo risposto un po’ bofonchiante a messaggi e mail che commentavano la nuova uscita di John Niven, l’autore del geniale “A volte ritorno” che avevo celebrato qualche anno fa.
Oh, non so che dirvi, me lo sentivo. Un po’ la sinossi di accompagnamento del nuovo romanzo, un po’ qualche pagina leggiucchiata in libreria, un po’ la sensazione che dopo qualcosa di perfetto potesse arrivare una cocente delusione.
Eh già, una cocente delusione.
Ora, è vero che ripetere la riuscita di un protagonista (lo so, il termine è riduttivo…) come il precedente era come pretendere di scalare l’Everest in costume da bagno. Però Kennedy Marr – scrittore e sceneggiatore, alcolista, ninfomane – è un personaggio di una antipatia rara. Che il linguaggio non sia da educande non mi scandalizza, sebbene alcuni eccessi sembrano piazzati lì giusto per dare una rinfrescata all’idea di “scrittore maledetto” oppure per una (tardiva) reminiscenza pulp. Ma che il finale sia piuttosto banale è imperdonabile, specialmente dopo alcune pagine che avevano fatto presagire una uscita di scena più originale…
Resiste, ma non garantisce una sufficienza al volume, solo una critica alla società del jet-set e quella, parallela, ad un mondo accademico in cui premi e cattedre sono assegnate senza una logica culturale. Due mondi che finiscono per incontrarsi in un materialismo spicciolo, un edonismo sempliciotto.
Insomma, agli amici non lo consiglierò di certo. Peccato.
Alfonso d’Agostino
Titolo: Maschio bianco etero
Autore: John Niven
Editore: Einaudi
Collana: Stile Libero Big
Pagine: 362
ISBN: 9788806218171