Recensione "Meno di zero" - Bret Easton Ellis

Creato il 27 novembre 2010 da Maryg90
Bret Easton Ellis
Meno di zero
ISBN 9788806184445
Pagine 186
Euro 10
Trama:
«Cos'è giusto? Se si vuole una cosa è giusto prendersela. Se si vuole fare una cosa è giusto farla». Sesso facile, cocaina, feste sempre piú trasgressive, auto di lusso, rock a tutto volume: a Los Angeles i giovanissimi che frequentano l'ambiente patinato degli studios cinematografici hanno tutto e non desiderano piú niente. In un mondo illuminato dai bagliori spettrali dei videoclip e svuotato di ogni sentimento, Clay, Blair, Daniel e Julian, biondi e abbronzati, esplorano le pieghe infernali del «paradiso» californiano in un crescendo di moralità e devastazione interiore che presto sconfina nell'orrore.
FONTE
RECENSIONE:
Leggere i libri di Bret Easton Ellis è come scottarsi con il fuoco, fa male, ma almeno impari a non andarci più vicino; oppure sei masochista e continui a leggerli imperterrita. Indovinate a quale categoria appartengo? Desideravo da un po' leggere il suo primo romanzo dato che era stato acclamato come il ritratto dell'ultima generazione perduta di MTV, ma è sempre un rischio leggere questo autore perché mi angoscia non poco.
Quando leggo romanzi come questi, mi faccio prendere da un senso di tristezza e orrore abissale proprio perché gli eventi descritti sono talmente realistici, pur non raccontando fatti realmente avvenuti, che capitano tutt'ora nella nuova generazione. Il libro è stato scritto nel 1985, ma non sono stati fatti molti passi avanti e risulta ancora attuale. Così attuale che, se scritto oggi, risulterebbe qualcosa di già sentito e già scritto decine e decine di volte. Basta guardare i quotidiani. Quindi, va riconosciuta ad Ellis l'originalità e la sfrontatezza di aver descritto la generazione "sex & drugs & rock 'n roll" in modo spaventosamente personale e realistico. Senza questa precisazione, potrebbe essere considerato monotono e banale.
Uno dei tratti distintivi di Ellis è la sua prosa veloce e diretta e questa sua caratteristica è presente anche nel suo romanzo d'esordio. La prima parte è un po' confusionaria e non nego di aver avuto la tentazione di interrompere la lettura, ma la parte finale è nettamente più interessante ed è quella che mi ha fatto stabilire il giudizio finale. Un'altra sua particolarità è la sua capacità di creare scene, quasi cinematografiche, che descrivono nei minimi dettagli l'orrore e la perversione dei personaggi che si muovono tra le righe. Non è politicamente corretto e la moralità non è minimamente presa in considerazione. Certi passaggi sono un vero pugno nello stomaco e non tutti riescono a leggerli. In questo caso non siamo ai livelli di totale disgusto di "American Psycho", ma non siamo poi così lontani.
Cos'è giusto? Se si vuole una cosa è giusto prendersela. Se si vuole fare una cosa è giusto farla

In questa citazione è racchiusa l'essenza del libro. L'egoismo, la noia, la crudeltà di giovani ricchi e viziati che non hanno limiti e vivono "alla giornata" pensando solo al piacere personale, dei moderni Dorian Gray. Il protagonista, Clay, è un giovane infelice e annoiato, che ha tutto, ma non tiene a niente e sopravvive passando da un festino all'altro senza scopo e senza meta; davanti ai suoi occhi si svolgono tutti gli orrori possibili, ma nulla lo tocca. Quando qualcosa lo disturba particolarmente, abbandona la stanza e scappa.
Un romanzo che fa riflettere sul nichilismo e l'alienazione delle passate e presenti generazioni. Si può cambiare? Speriamo proprio di sì.
VOTO:

3 1/2 STELLE


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