Turchia, Anatolia profonda, dalle parti di Trabzon/Trebisonda, mille chilometri da Istanbul. Cinque sorelle orfane (non si sa a causa di cosa), tutte teenager, allevate dalla nonna e da uno zio, entrambi iper tradizionalisti. Alla fine dell’anno scolastico le ragazze hanno la cattiva idea di festeggiare tuffandosi in acqua con alcuni compagni. Costerà alla maggiore di loro la fama di disonorata. Bisogna dunque correre ai ripari, e così nonna e zio chiudono in casa le sorelle per preservarne la verginità e si dan subito da fare per procurare (imporre) un marito alla maggiore, la pietra dello scandalo, la più compromessa. Che però un fidanzato segreto già ce l’ha. Oh, come si indigna la platea di fronte a certe barbarie quali il matrimonio combinato, e come freme la coscienza progressista. A me a dirla tutta è sembrato di ripiombare in uno di quei film italiani anni Cinquanta-Sessanta ambientati nella Sicilia profonda ossessionata dalla verginità e dal matrimonio aggiustatutto, tipo Sedotta e abbandonata o La sposa più bella, quando in platea si rideva anche sguaiatamente e non senza un certo razzismo alle spalle di un mondo (ritenuto) così culturalmente arretrato. Per carità, Mustang è furbo e si lascia guardare volentieri, nella sua parte commedia come in quella drammatica. Perché a un certo punto dramma sarà. Ma, non temete, la bieca repressione maschilista, patriarcale, sessuofobica sarà sconfitta. Scrivevo allora da Cannes, e perdonate l’autocitazione: “attenzione, potrebbe diventare un successo internazionale, ne ha tutti i segni di predestinazione”. Ecco, non mi sbagliavo.
Recensione: MUSTANG. Cinque sorelle nella Turchia patriarcale e sessuofobica
Creato il 28 ottobre 2015 da LuigilocatelliPotrebbero interessarti anche :