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[Recensione] Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Un documento-verità sulla droga tra i giovani – Christiane F.

Creato il 26 agosto 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Un documento-verità sulla droga tra i giovani  – Christiane F.Titolo: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Un documento-verità sulla droga tra i giovani

Titolo originale: Wir Kinder vom Bahnhof Zoo

Autore: Christiane F.

Editore: Rizzoli

ISBN: 9788817115209

Anno: 1981

Num. Pagine: 357

Voto:

[Recensione] Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Un documento-verità sulla droga tra i giovani  – Christiane F.

Trama: Christiane F. racconta, con il linguaggio crudo e diretto delle interviste registrate, la sua storia e quella dei suoi coetanei, sullo sfondo di una Berlino dove i quartieri-dormitorio e le discoteche sono simili a quelli di ogni grande città europea. E’ la storia di una precoce discesa nel mondo della droga, documentata come un servizio giornalistico e come un diario personale.

Recensione: Vorrei iniziare con un piccolo antefatto sul libro che è stato il simbolo di una generazione precedente alla mia e che comunque l’ha influenzata parecchio. In casa mia questo libro era tabù. Mi ricordo che, all’età di dieci anni, mia zia mi mise in mano questo libro “perché è ora che impari a cosa vai incontro”. Mia madre me lo strappò di mano dicendo che non dovevo assolutamente sapere niente di certe cose. Per quanto il suo gesto fosse sbagliato, a distanza di anni posso dire che invece è stato correttissimo.

Ultima nota: la versione da me letta è quella in ebook che riprende l’edizione dei Supersaggi Rizzoli e ha questa copertina (con una giovane Christiane F. rappresentata da Natja Brunckhorst nel film sul libro).

[Recensione] Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Un documento-verità sulla droga tra i giovani  – Christiane F.

Questo non è un libro di narrativa. Non è un libro con un finale e dannazione non ha un bel finale. Trattasi della storia di Christiane F., eroinomane berlinese, le cui parole sono state trascritte durante un interrogatorio. Il realismo crudo e crudele è la chiave di questo libro, accompagnato dalle musiche di David Bowie.

Christiane è una giovane ragazzina all’inizio della propria adolescenza. A sei anni si trasferisce con i genitori nel complesso residenziale di Gropiusstadt, una fila di casermoni dormitorio nella periferia berlinese, dove cresce in maniera disagiata sia a causa dei genitori, sia a causa della scuola che non è in grado di stimolarla, sia della totale mancanza di strutture dedicate ai giovanissimi nella “moderna” Gropiusstadt.

All’età di 12 anni Christiane (1974) inizia a consumare hashish nel centro giovanile della Chiesa luterana di Gropiusstadt, la Haus der Mitte, in compagnia della migliore amica Kessi e il gruppo di ragazzi che “la stimola intelletualmente”. Da lì il salto nel vuoto senza cavo di sicurezza: dal centro giovanile il gruppo si sposta verso il centro, esattamente alla discoteca Sound, dove conosce nuovi amici e il target della droga si alza: acidi, Valium, Mandrax, LSD, Efedrina. Qui incontra Detlef, che diventa il fidanzato di Christiane e con lui si arriva al momento in cui, a quattordici anni, si inizia a consumare l’eroina.

Da questo momento in poi è il delirio: Christiane, causa mancanza di soldi per comprarsi la dose, inizia a prostituirsi (e Detlef fa altrettanto). Intorno a loro, gli altri eroinomani loro amici cadono come mosche a causa delle overdose.

In tutto questo ci sono i genitori di Christiane, che sono quelli che in tutta onestà mi hanno sconvolta più di tutti. Nonostante la separazione, è la madre a tenere in casa la ragazza e fino a un passo prima del collasso, non si rende mai conto che la figlia è drogata marcia fino nelle ossa. Una cosa che mi ha fatta pensare alla situazione di allora, un tempo in cui non ero nemmeno nata: come può un genitore non accorgersi che il proprio figlio spurga eroina dalle orecchie? Io non sono nemmeno riuscita a nascondere il mio primo pacchetto di sigarette a mia madre e avevo sedici anni.

Quanto di tutto questo è davvero colpa di Christiane? Non voglio mettermi a farmi critica sociale, ma è evidente come la malagestione famigliare, unita a tutta una serie di fattori esterni, sia stata la causa scatenante dell’avvicinamento di Christiane alle droghe. Nonostante non venga mai detto, per tutto il libro Christiane letteralmente urla ai propri genitori “Sono qui. Guardatemi. Non lasciatemi sola.”

Questo libro non è una richiesta d’aiuto, ma la storia di come, per anni, il suo richiamo sia stato ignorato.


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