"NOI SIAMO GRANDI COME LA VITA" di Ava Dellaira
• Editore: Sperling&Kupfer
• Pagine: 324
• Prezzo: 16,90 € (cartaceo) - 9,99 € (ebook)
Tutto comincia con un compito in classe. «Scrivi una lettera a una persona famosa che non c’è più.» Per Laurel è il primo giorno in una nuova scuola, e si sente trepidante, spaventata, e con tanta voglia e paura di cominciare. Si sente anche vuota: quel vuoto gigantesco che si chiama May, la sorella più grande che se n’è andata silenziosamente durante l’estate, lasciandole un dolore esterrefatto e incredulo. Laurel scrive a Kurt Cobain, perché era il cantante preferito di May. E poi scrive a Amy Winehouse, Elizabeth Bishop, River Phoenix. Tutte persone che sua sorella amava. E che, come May, sono morte. Persone che possono ascoltare ciò che Laurel ha da raccontare – il suo primo anno di liceo, le cotte, le amicizie, l’emozione di crescere – e aiutarla a comprendere, e superare, un dolore troppo grande per i suoi quindici anni.
Ho iniziato a leggere questo libro spinta da una forte curiosità. Per l'ennesima volta si tratta di un libro lontano dal mio solito genere, eppure, non so perchè, ultimamente mi sto divertendo parecchio a cambiare..senza contare che sto scoprendo un sacco di libri e di autori nuovi! Quindi, al motto di "change is good" sono pronta per parlarvi di "Siamo grandi come la vita" di Ava Dellaira.
In realtà, più che ad un vero e proprio libro, ci troviamo davanti ad un diario, un racconto epistolare di Laurel, una giovane adolescente che, come tante altre va a scuola e si ritrova ad essere sommersa di compiti a casa: quello che però, inizialmente si rivela come un semplice compito "scrivi una lettera ad un persona che non c'è più" , si rivela una valvola di sfogo incredibile per la nostra protagonista che, non riuscendo a parlare con i presenti, decide di confidarsi con gli "assenti": Kurt Cobain, Amy Winehouse, John Keats,
Judy Garland..sono loro che, silenziosamente, ricevono le parole e le confidenze di Laurel. Ascoltatori silenziosi di gioie, dolori e verità. Verità, soprattutto. Si, perchè la giovane porta nel cuore una grande verità rimasta sepolta fino ad ora, una verità scomoda che riguarda la morte di sua sorella May - apparentemente perfetta sorella maggiore.
"Lui mi ha guardato, e ha detto una frase che non dimenticherò mai. «Ascoltami bene, Botton d'Oro. Al mondo ci sono due cose fondamentali: essere in pericolo ed essere salvati»
Per un attimo ho pensato a May. «Pensi che ci mettiamo in pericolo di proposito per essere salvati?»
«Si, può succedere. A volte però, il lupo cattivo arriva anche se non l'abbiamo voluto noi. Anche se stavamo solo schiacciando un pisolino sulle colline a valle»"
Nel leggere tutte le lettere che scrive Laurel, emerge fin da subito il suo estremo bisogno di sfogarsi, di cercare di placare quel tormento che la divora ogni giorno di più. Parte parlando di ciò che le succede ogni giorno a scuola: le prime amiche, il desiderio di essere accettata, i primi segreti "tra donne"..per poi scavare sempre di più nella sua anima, nei suoi ricordi. Complice l'incontro con un ragazzo, Sky, che le darà la fiducia necessaria per lasciarsi andare, ma che - come purtroppo spesso accade - inizialmente non riesce a star dietro al suo essere perennemente in tempesta.
La cosa che mi è piaciuta di questo libro, è che non solo camminiamo platonicamente accanto a Laurel durante le sue giornate da adolescente del presente, ma impariamo a conoscerla anche per come era, ed impariamo a conoscere la sua amata sorella e l'amore incondizionato che Laurel prova per lei. Un amore che va al di là dei fidanzati e delle migliori amiche, un amore che la rende immune da cattiverie e comportamenti sbagliati. Un amore incondizionato e totale, frutto di un legame di sangue più forte di qualsiasi altra cosa..forse anche della morte.
"In quel momento, in Natalie si è spezzato qualcosa. Mi è bastato guardarla, per capirlo. Aveva lo sguardo di una che si è appena preparato un waffle, l'ha tolto dal tostapane, ci ha messo il burro e lo sciroppo d'acero, l'ha tagliato per bene, quindi è uscita dalla cucina per portarselo in camera, tutta eccitata..e l'ha fatto cadere per terra.
Quando ti capita una cosa del genere, ci rimani così male che non ti viene nemmeno voglia di preparartene un altro."
Ciò che colpisce e che traspare chiaramente dalle parole di Laurel è che, nel parlare con vari personaggi famosi ormai morti - con tutti i pregi ed i difetti che li caratterizzano - non viene creato un ideale: Kurt Cobain non è il figo per eccellenza,
Amy Winehouse non è il dio in terra, e Judy Garland non è la persona migliore dell'universo. Laurel non le idealizza, ma le analizza: analizza le loro vite, i loro comportamenti, senza dividere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ma cercando una motivazione per ogni atto, anche il più estremo. E così fa lo stesso nella vita che ci racconta nelle sue lettere: cerca una giusta motivazione per ogni comportamento delle persone che la circondano, anche quelli più strani ed ingiusti - perde le staffe pochissime volte, ma quando lo fa è chiaro che è arrivata al limite.
Al di là dell'evento tragico che caratterizza di vita di Laurel, è facile immedesimarsi nella sua vita quotidiana ma, credetemi, è altrettanto facile immedesimarsi nella vita "pre fama" dei personaggi a cui scrive.
"Noi siamo grandi come la vita" è un romanzo che parla di persone, al di là dei loro nomi (famosi e non), tutti sono semplicemente persone: deboli, forti, agitate, innamorate, disperate. Persone, come me, come voi. Ed è questo, secondo me, il vero punto di forza della storia. E' inoltre un libro che si legge molto velocemente ma che riesce comunque a regalare pensieri e riflessioni profonde che meritano attenzione. Così, nel consigliarvi di inserire questo romanzo nelle vostra wishlist, voglio lasciarvi con l'ultimo pensiero scritto da Laurel:
"So che ho scritto a quelle persone che non hanno più un indirizzo su questa terra. So che siete morti. Ma io vi sento tutti. Siamo stati qui. Le nostre vite contano qualcosa.
Con affetto, Laurel"
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