[Recensione] Non è un paese per vecchie di Loredana Lipperini

Creato il 26 giugno 2012 da Queenseptienna @queenseptienna


Titolo: Non è un paese per vecchie
Autore: Loredana Lipperini
Pagine: 206
Editore: Feltrinelli
Collana: Serie bianca
Anno: 2010
Voto             

Trama: “I vecchi sono numeri. Numeri che ci fanno paura, come quell’uno su tre che riguarda la percentuale di anziani che abiteranno il nostro paese di qui ai prossimi anni. Numeri che, più raramente, ci consolano in una notizia in cronaca regionale, ricordandoci che la vita si è allungata. I vecchi danno fastidio. È sempre stato così: ma adesso, e soprattutto nel nostro paese, avviene qualcosa di diverso. C’è una sola generazione. A new kind of generation. Quella dei cinquanta-sessantenni. Le altre devono adeguarsi. O svanire.”

Recensione: La vecchiaia è una fase dell’esistenza umana alla quale accede chi ha potuto e saputo percorrere la strada impervia della vita, un traguardo, per molti versi, dal quale osservare il proprio, lungo cammino con una consapevolezza e una maturità faticosamente conquistate negli anni.

Niente di tutto questo agli occhi dei tanti che preferiscono guardare la vecchiaia come una malattia, un aspetto della vita da tenere opportunamente relegato in un angolo scuro, specchio impietoso del tempo che passa, da avere il pudore di non mostrare né tanto meno ostentare.

In questi termini, Non è un paese per vecchie assume il tono di un amaro ragionamento fatto attorno al tema della vecchiaia con un’attenzione particolare a quella femminile.

I vecchi costituiscono un ostacolo, un peso, su di loro si riversa il risentimento covato per i tanti disagi sociali, una piaga da sconfiggere, da controllare e per la quale occorre trovare nuove e più accettabili modalità di percezione. Il volto di una persona vecchia, un tempo dimora del senso stesso della saggezza, oggi viene semplicemente visto come l’espressione della sconfitta, un’indecorosa e riluttante effigie da osservare in disparte.

Veniamo alle donne; ridicolizzate da quegli stereotipi di comicità da bagaglino, arricchiti da un gergo che si diletta a trovare nomi dai toni “coloriti” ma fondamentalmente offensivi, le vecchie vengono riprodotte nell’immaginario collettivo come povere nonnine affette da un’incurabile deficienza che le vede spesso assopirsi o cadere, tra le risa di un pubblico che esorcizza in questo modo il proprio timore di invecchiare, convinto, forse, di poter sfuggire alle insidie del tempo. Grottesche parodie di un’idea di donna, un bagliore del tempo che fu, ridotto ai minimi termini. Nessuna poesia, nessun rispetto per una naturale evoluzione dell’animo come del corpo.

E allora si corre ai ripari; la vecchiaia ormai considerata una condizione a sé, và dimenticata e sostituita con un nuovo e più digeribile surrogato dialettico/visivo. Si inizia con le parole: anziani, terza età, maturità, di seguito ecco apparire le donne in età avanzata che sfoggiano il successo dei propri chirurghi estetici, artisti della mistificazione, così amata da una società fondata sulla difesa a oltranza delle apparenze. Abiti, corpo, volto, queste donne sfilano nel patetico tentativo di dimostrare che la vecchiaia non esiste, sostenere il contrario è obsoleto.

Loredana Lipperini dà sfogo a una sua personale – e a tratti senza speranza – visione del concetto di vecchiaia, troppo spesso strumentalizzato e agitato come uno spauracchio dal quale guardarsi le spalle, destinato, a mio parere, per la sua stessa inconsistenza, a perdere, comunque, la battaglia rivolta alla salvaguardia della mitologica eterna giovinezza, a noi mortali ancora preclusa e più tragicamente vicina, in questo momento, a un’immagine in perfetto e spietato stile “La morte ti fa bella”.

Barbara de Carolis


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