Da questo libro non mi aspettavo granché, ed è in effetti quello che ho ottenuto. Non è stata una lettura indimenticabile, insomma, e ora vi spiego perché.
Buona serata, amici <3"><3"><3
di Samantha Towle
TITOLO ORIGINALE: Trouble
EDITORE: Newton Compton
TRADUTTRICE:
ANNO: 2016
PAGINE: 320
Mia Monroe sta scappando. Da una persona che le ha fatto del male. Da un passato che vuole tenere nascosto. Non ha più fiducia nel futuro.
Jordan Matthews ama le cose facili. Le donne facili. La vita facile. Poi incontra Mia. Lei è a pezzi e ha sulle spalle il peso più grande che una persona possa sostenere. Ma più Jordan conosce Mia, più si ritrova, per la prima volta nella sua vita, a volere con tutto se stesso qualcosa… qualcuno… lei. E allora la vita non è più così facile. Jordan è tutto ciò che Mia non dovrebbe volere. Un ragazzo poco raccomandabile, arrogante, con un passato da giocatore d’azzardo e un presente da cinico donnaiolo. Eppure Mia se ne innamora. E allora il passato da cui cercava di fuggire sembra raggiungerla…
· Recensione ·
È come respirare aria fresca per la prima volta.
Mi accorgo che non avevo mai iniziato davvero a respirare finché non l’ho incontrato.
Ci sono cose che mi fanno odiare in maniera immediata un romanzo, tipo l’amore a prima vista, così irreale e istantaneo da non risultare soddisfacente, ma soprattutto il piazzare nella narrazione dei problemi, che meritano d’esser trattati coi guanti, semplicemente per rendere più accattivante la storia, aggiungere quel tocco di rabbia e dolore che sia capace di smuovere gli affetti più velocemente e in profondo. In parecchie opere mi sembra si cerchi la lacrima facile, si tenda a rendere più tormentata una storia che altrimenti suonerebbe già vista e forse troppo normale (ma non sarebbe poi un cruccio, anzi). Tuttavia, non è propriamente questo il caso. Perché l’impressione qui non è che la lista infinita di problemi di Mia sia così lunga tanto per farci soffrire a priori, quanto piuttosto che si sia riempita a dismisura senza che l’autrice se ne accorgesse e non sappia bene prima come maneggiarla, e poi come uscirne e risolvere la faccenda. Ma andiamo per gradi, che altrimenti mi perdo pure io.
Mia è una studentessa di medicina (ad Harvard, che mica esistono altre università negli Stati Uniti, no?) vittima di violenza e abusi da parte del padre fin dall’infanzia che, alla morte di questi, finalmente potrebbe essere libera di decidere della sua vita, ma invece – e non è una cosa insolita da quel che ricordo d’aver studiato a scuola – finisce dritta dritta tra le braccia di un uomo fotocopia del genitore, che la scaraventa di nuovo nell’incubo dal quale pensava di essere uscita. Sembra non esserci soluzione, non saper reagire, finché un giorno di fronte all’ennesima
Ed è come se tutto sapesse di già visto, già letto, già noioso abbastanza per funzionare di nuovo. Quel che davvero in fondo mi ha impedito di godere della lettura, a parte il linguaggio infantile e maschilista di Jordan che mi ha urtato i nervi, è la ripetitività di situazioni e personaggi, tutti diventati così tanto un cliché da essere sbiaditi e non lasciare niente a fine romanzo. Certo, mentirei se dicessi che non è un libro che scorre e che l’autrice non sappia minimamente scrivere, ma non ho sentito quel coinvolgimento che mi aspetto in un libro del genere, anzi, per tre quarti del tempo non ho fatto che controllare la percentuale di avanzamento sul Kobo. E probabilmente è successo perché non riesco mai a farmi coinvolgere del tutto quando certe tematiche diventano lo sfondo su cui basare una storia.
La sofferenza per il passato non svanisce mai, si trova semplicemente il modo per conviverci. E il futuro… tutte le promesse che riserva… è ciò che ti spinge ad andare avanti e a uscire dall’oscurità.
2/5
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