Autore: Graziano Versace
Editore: Ciesse
ISBN: 978-88-6660-036-7
Numero pagine: 240
Prezzo: 16€
Voto:
Trama: Renzo è un fotografo trentanovenne insoddisfatto della propria vita. Durante uno dei suoi viaggi, intrapreso più per desiderio di fuga che per lavoro, incontra Roberto, un amico di vecchia data, e si trova coinvolto in una straordinaria avventura. Roberto infatti, insieme alla sorella Frediana e ad altri amici, sta inseguendo una balena e una misteriosa sfera di luce, connesse in qualche modo al misterioso Ulisse. Il gruppo, navigando tra le isole siciliane alla ricerca della sfera e della megattera, rivivrà, in una serie di imprevedibili colpi di scena, i momenti salienti dell’Odissea.
Fino al finale sconvolgente, che svelerà il mistero di Noos e cambierà per sempre le vite dei protagonisti di questa rutilante avventura.
Recensione: Noos è stato uno di quei libri che mi hanno colpita fin da subito. Ho visto la copertina (di Max Rambaldi, mica pizza e fichi), ho letto la trama e l’ho ordinato ancora prima che uscisse: sono stata la prima persona ad acquistarlo. Aveva molti elementi che hanno attirato la mia attenzione fin da subito, così ho cominciato a leggerlo appena mi è arrivato e nel pomeriggio l’avevo già finito, complici le sei ore di treno.
Uno dei pregi più grandi del libro è l’originalità: sono dell’idea che, purtroppo, spesso nella fantascienza si tocchino argomenti già triti e ritriti senza aggiungere niente di nuovo, e parlo da aspirante scrittrice che si cimenta soprattutto in tale genere. Uno dei temi che amo di più – una vera e propria fissazione – sono i viaggi nel tempo. In Noos si parla molto di questo, ma sono affrontati in maniera nuova. Un altro merito che riconosco all’autore è l’essere riuscito a dare le informazioni necessarie – e sono tante, visto che tutto gira intorno al viaggio affrontato da Ulisse nell’Odissea – senza però ricadere nel temuto infodump. Ho apprezzato molto anche la figura del protagonista, che invece di dare per vero un racconto assurdo senza battere ciglio come avrebbero fatto altri (nei libri scritti male, si intende) resta decisamente scettico.
Una nota dolente riguarda la punteggiatura dei dialoghi: è qualcosa che probabilmente il 99% dei lettori non noterebbe, ma io sono fin troppo pignola da questo lato qui. Niente di troppo grave che possa rendere la lettura meno piacevole, comunque: una volta ho trovato i trattini al posto dei caporali, qualche volta si aprivano i caporali senza poi chiuderli o viceversa, ma niente di grave. Ci sono però i grammar-nazi e i punteggiatura-dei-dialoghi-nazi come la sottoscritta.
Il finale è buono, ma non mi ha soddisfatta del tutto. Per un mio gusto personale, avrei preferito una conclusione un po’ più esplicita, ma comunque non lascia nemmeno delusi. In particolare, le ultime quattro righe sono una splendida chiusura.
Infine, penso che sia un libro apprezzabile anche da chi non è appassionato al genere. È una fantascienza molto soft, che va bene per tutti.