Autore: Dilhani Heemba
Editore: Lulu.com
ISBN: 9788890725845
Numero pagine: 545
Prezzo: € 9,95 chiedendo direttamente all’autrice, € 16,93 su Lulu.com
Voto:
Trama:
Shayl’n Til Lech, principessa dei Lupi Grigi e sovrana delle Tigri Bianche, vive a Santa Idnak, dove cerca di ricostruire la pace di due popoli e di dedicarsi alla sua famiglia. Non è facile, però, riappacificare il cuore quando il padre del bambino che ha messo al mondo le manca più dell’aria. Nonostante l’attenzione che non smette di avere verso una Nuova Terra in ripresa ma sempre sull’orlo di conflitti di interesse, la sua è una lotta quotidiana contro i fantasmi del passato, una lenta rinascita che subisce un brusco arresto quando riappare il tapi di Ahilan Dahaljer Aadre. Shayl’n non perde tempo: si mette sulle tracce, scarsissime, che suo marito avrebbe lasciato e che portano in terra africana, terra di contrabbandieri e antiche tribù, terra immensa e desolata, popolata di creature inimmaginabili. La scelta è dura: da una parte ha dei doveri, un figlio piccolo, Nilmini, Madre Brìgit, gli amici, e un uomo che potrebbe amarla con sincerità. Dall’altra, oltre i picchi montuosi, nessuna certezza, solo un incubo ghiacciato. Ma Dahaljer una volta le aveva detto: “Tu andresti tra i mostri solo per salvare qualcuno”, e ora Shay s’incammina per lui, per scendere verso un terribile inferno, dal quale risalire sarà ancora più difficile.
Recensione:
È sempre molto difficile scrivere il seguito di un romanzo, soprattutto se il precedente era già lungo e pieno di vicende e personaggi. Si rischia di ripetersi, di perdersi in infiniti riassunti nel tentativo di riallacciare la trama, perfino di calare lo stile rispetto al primo volume.
La prima cosa che ho notato di questo libro è stata proprio a livello puramente stilistico: tutti questi ostacoli sono stati superati con una tale eleganza da non apparire più minacciosi di qualche nuvoletta primaverile. La storia procede spedita, carica di colpi di scena e imprevisti e priva di punti morti o capitoli noiosi, e i personaggi che di volta in volta vi compaiono sono sempre ben delineati, a tutto tondo, realistici nella loro descrizione fisica e psicologica. Anche stavolta, leggendo solo la trama, ammetto di essere stato in guardia per principio: la protagonista rischia di trarre in inganno, presentando a prima vista un alto rischio di essere soltanto l’ennesima, infestante Mary Sue che si ritrova ormai nella maggior parte dei libri in circolazione. Ma, così come nel precedente Nuova Terra, questo mito è stato ampiamente sfatato: ogni volta che sembra di poter prevedere gli sviluppi della trama entra in gioco il fattore sorpresa, e ci si coglie alle prese con la classica frase «Ancora un capitolo e chiudo» che pochi libri sono in grado di suscitare.
L’unico punto un po’ più debole è rimasto l’editing: non sono rari purtroppo gli errori di battitura, le sottili imperfezioni di punteggiatura e qualche imprecisione sintattica e lessicale; ma trattandosi in ogni caso di un POD sono inconvenienti inevitabili, venendo a mancare un’approfondita revisione.
Per quanto riguarda invece il giudizio generale sulla vicenda in sé, devo ammettere di essere rimasto con il fiato sospeso fino alle ultime pagine, aspettandomi l’ennesima svolta improvvisa e fantasticando su quali potessero essere gli sviluppi. Una cosa che mi ha colpito fin dal primo libro è stata la caratterizzazione con cui il mondo postapocalittico viene presentato, senza mai perdere di vista gli elementi tradizionali dell’urban fantasy; una mescolanza di generi troppo spesso abusati, che però in questo caso mi ha dato un’idea quasi tolkieniana: il lettore viene trascinato in un nuovo mondo fatto di lingue e culture talmente ben congegnate da apparire verosimili e perfino storicamente documentabili, dato che comunque il punto di partenza sono le lingue più diffuse al giorno d’oggi e la poco nota ma affascinante cultura africana.
Senza dubbio, in definitiva, è una lettura agile e coinvolgente che consiglierei a chiunque, ai non amanti del genere (che non si sentirebbero affatto intrappolati nei canoni consueti di una narrativa fine a se stessa) come ai più incalliti sostenitori (che si troverebbero su un terreno noto ma fantasiosamente rinnovato e arricchito).
Infine, una piccola nota a margine mi sono sentito di darla per i ringraziamenti che ho letto alla fine di entrambi i libri, e che coinvolgono anche noi di Scrittevolmente: l’umiltà e la riconoscenza sono doti purtroppo rare, e sono pochi gli autori che credono nella loro opera in quanto romanzo tramite il quale rapportarsi con il pubblico; i più tendono a imporre quanto hanno scritto come se si trattasse del libro sacro dell’umanità, a liquidare le critiche e i pareri negativi accusando chi li ha scritti di invidiare il loro talento immenso. È stata invece una gradita sorpresa trovare anche noi nei “titoli di coda”, e seguire nel web i vari blog in cui questa saga sta cominciando a essere conosciuta e apprezzata, pur non portando grandi marchi editoriali.
D’altronde, se si pensa che il colosso Mondadori sta sponsorizzando la trilogia di Cinquanta sfumature in tutto il suo squallore, è pur sempre un sollievo vedere come un romanzo di qualità riesca a farsi strada nonostante le difficoltà editoriali e la visibilità quasi nulla. Una piccola speranza.