Trama:
Inaspettati. Così sono tutti i doni degni di questo nome.E del tutto inaspettato è l’inizio di questa storia con gli sguardi di due bambini che si sfiorano da lontano, troppo impegnati a fare i conti con il dolore degli adulti per potersi incontrare davvero. E che prosegue anni dopo, quando, a pochi giorni dal Natale, Olivia viene licenziata. O meglio: non viene licenziata perché, come molte sue coetanee, non è mai stata assunta; semplicemente, da precaria, perde il posto di lavoro e si ritrova più precaria e fragile di prima. Così, con la sola compagnia dello scatolone che ha dovuto portare via dall’ufficio, di una buona dose di malinconia e degli insostituibili stratagemmi che la nonna le ha insegnato per affrontare le difficoltà, Olivia si avvia per le strade della sua città. Trovato un riparo temporaneo ma insospettabilmente accogliente in un dimesso bar-tabacchi, scorre il suo curriculum pensando a tutto ciò che quelle pagine, nella loro pragmatica freddezza, tralasciano: gli incontri che l’hanno segnata, gli amori veri e quelli che credeva lo fossero, le persone che non ha fatto in tempo ad abbracciare. E le passioni, i sogni, i fallimenti, la forza dei desideri. In quel bar tabacchi, che con il passare delle ore si popola di personaggi buffi, matti, generosi e pedanti, sull’animo e sui pensieri di Olivia veglia la nonna mai scomparsa davvero dalla sua vita, capace di leggere i segnali segreti della felicità nelle scie di un aereo o nel verso di una poesia, di affidare alla nipote un piccolo appartamento “di salvataggio” e di averle regalato una Polaroid per strappare al tempo gli istanti più belli, complici ideali dell’inarrestabile e salvifica fantasia di Olivia. Tra le mura ospitali di quella provvisoria zattera di salvataggio e nonostante l’esordio di una giornata iniziata nel peggiore dei modi, Olivia sa che le cose migliori le succedono sempre quando ci rinuncia.
Nelle stesse ore, come in un film a montaggio alternato che costruisce un mosaico di coincidenze, irrompono tra le righe i passi di Diego. Anche per lui è un giorno speciale, forse l’alba di un nuovo inizio, che saprà offrire una tregua all’innominabile ferita che ha segnato la sua infanzia. Olivia e Diego non sanno di essersi sfiorati per tutta la vita e non ricordano nemmeno quello sguardo antico che ha reso le loro anime così solitarie e tanto simili. Fra loro vibrano le onde invisibili della serendipità, quella sensazione di euforia che si prova quando si scopre una cosa non cercata mentre se ne sta cercando un’altra. E se è vero che il destino segue regole invisibili, in quelle ore forse, il loro, di destino si sta organizzando in una bizzarra successione di eventi guidata dalla casualità.
Con un romanzo popolato di personaggi intensi e vitali, che racconta con delicatezza le fragilità più estreme – quelle dell’anima, dell’età, del lavoro e della sua mancanza – Paola Calvetti intona le note dolci e coraggiose di chi, anche quando piovono guai, sa scrutare nel cielo cercando uno squarcio di sereno pronto ad aprirsi.
Recensione:
Una bella copertina, un titolo azzeccato, una trama incantevole: Olivia ovvero la lista dei sogni possibili doveva assolutamente piacermi. Eppure...Prima di esprimere il mio parere, credo sia necessario aprire una parentesi. Non mi piace quando un libro non incontra i miei gusti. E, ancor di più, non mi piace quando un libro che piace a tutti non riesce a convincere me, poiché mi sembra che la mia stupidità raggiunga livelli tali da non consentirmi di cogliere ciò che tutti gli altri vi hanno visto. Questo è un po' il caso di Olivia. Una storia godibile, intima e tenera, tante promesse, tante belle parole, che però non mi hanno lasciato quasi nulla, anzi, già adesso mi sembra di ricordare la trama generale, ma nulla di troppo specifico. La protagonista della storia è una giovane donna di nome, per l'appunto, Olivia, e noi la incontriamo mentre, durante una fredda mattinata di Dicembre, vaga goffamente per la città innevata con un ombrello e uno scatolone contenente le poche cose che è riuscita a portar via dal suo oramai vecchio ufficio. Sola, persa e licenziata.Finché, ad un tratto, arriva il primo inaspettato gesto d'affetto di quella che era iniziata come una pessima giornata: l'insegna di un bar tabacchi che dice, semplicemente, Welcome. Quel posto sembra fare proprio al caso suo. Un semplice e modesto bar tabacchi, nulla di eccessivo e troppo costoso, solo un rifugio accogliente dove sedersi e bere una tazza di cioccolata calda facendo il punto della situazione. La ragazza non sa che quel bar tabacchi diventerà la sua casa per il resto della giornata, unico riparo dal freddo che imperversa fuori, palcoscenico di personaggi e ricordi, fucina di liste e buoni propositi per il futuro. Olivia non si sposterà da quel tavolo del bar tabacchi fino a sera, ma noi ci muoveremo lo stesso in una dicotomia tra passato e presente. Un passato, quello della protagonista, che nonostante l'alternarsi di momenti felici e momenti tristi, appare vitale e colorato rispetto ad un presente sbiadito e popolato dai frequentatori del locale, grigi e viziosi, emblemi di una società malata e incapace di sognare. Olivia tirerà fuori dalla scatola dei ricordi le sue più vecchie memorie: ritroverà sua nonna, donna forte e saggia, che l'ha guidata e istruita durante l'infanzia e che tutt'ora, anche dopo la morte, continua a vegliare su di lei e darle consigli nei momenti più difficili. Olivia ripenserà al suo primo amore e ai suoi successivi fallimenti sentimentali, ripenserà ai suoi vecchi sogni, a quelli realizzati e a quelli rimasti chiusi in un cassetto, e, soprattutto, ritroverà la forza di guardare con ottimismo al futuro, andare avanti e trasformare quella che sembrava una disastrosa fine in un nuovo inizio. Un inizio da cui ricominciare.
Ma non finisce qui. Quasi contemporaneamente alla vicenda di Olivia si snoderà dinanzi ai nostri occhi la storia di Diego, giovane uomo incapace di lasciarsi alle spalle i fantasmi di un triste passato.
Le vite di questi due personaggi si sono sempre sfiorate e, a loro insaputa, il destino ha in progetto qualcosa di molto speciale per entrambi...
*Ok, ora prendo un bel respiro e parto con la recensione. Sì, perché, dopo tutto questo sbolognamento di trama, devo finalmente togliermi qualche sassolino dalla scarpa*La storia intessuta dalla Calvetti sembra sin da subito voler toccare alcune sensibilità fondamentali per colpire al cuore del lettore (crisi, licenziamento, sogni nel cassetto, morte di una persona cara, fantasmi del passato, destino, amore...) e lo fa con una storia per nulla originale, ma quotidiana quanto basta affinché, almeno per le prime pagine, funzioni e riesca a regalare un personaggio che ricorda molto la protagonista del film francese Le fabuleux destin d'Amélie Poulain. Una buona introspezione psicologica della protagonista è ciò che fa scattare la scintilla iniziale, dando vita ad una giovane donna pittoresca, ricca di sentimenti ed emozioni, amante delle parole e facile specchio di ogni lettrice. L'autrice non si inventa nulla di nuovo, ma riesce, con la giusta dose di atmosfera invernale, a incuriosire e mandare avanti la lettura. L'incanto però, per quanto mi riguarda, inizia presto a svanire e pagina dopo pagina mi ritrovavo a inciampare in asfissianti periodi, simili a caverne di cui non si vede la via d'uscita, e imbarazzanti nel loro DOVER essere poetici. Ed è proprio lì che ho iniziato a storcere il naso, a sospettare che la Calvetti volesse a tutti i costi impressionare, plasmare non frasi, ma citazioni da copia-incolla su Facebook, come quelle di Fabio Volo, per intenderci. E mi duole dirlo, ma ad un certo punto ho iniziato a intravederci perfino una punta di presunzione, una sorta di <<Guarda che bella frase ti metto adesso. Guarda che descrizione ti faccio. Guarda come sono brava!>>. E questo è solo il primo dei vari problemi. Dopo alcuni capitoli la storia perde lo smalto iniziale e diventa sempre più difficile sopportare la noia e le banalità dilaganti. Dell'intera lettura sono arrivato a salvare solo la graziosissima idea delle liste, unico spiraglio di inventiva e carisma. Per il resto Olivia diventa ripetitiva e sembra essere solo una copia irritante della sopracitata Amélie e, se la cosa per le prime pagine girava a suo favore, dopo un po' si vede palesemente che sta provando con tutte le sue forze a essere quel tipo di personaggio, ma anche solo il fatto che io me ne rendessi conto mi faceva capire quanto male le riuscisse, non so se mi spiego. Da metà romanzo in poi avevo la sensazione di leggere solo per puro masochismo. I cliché vengono sparsi a mano larga e la prevedibilità delle situazioni rende il libro una palla al piede che si appesantisce col passare del tempo. La giornata di olivia in quel bar tabacchi diventa troppo lenta e non dimentichiamoci che, come ciliegina sulla torta, ci sono i capitoli di Diego, un lungo tunnel senza fine. Avrei voluto ardentemente distruggere i miei principi e saltare a piè pari le pagine a lui dedicate e tutt'ora mi chiedo come diavolo abbia fatto l'autrice a rendermi totalmente impassibile verso il dramma di questo pover'uomo che, a quanto ne so, è un dramma che lei stessa ha sperimentato sulla propria pelle. Mi è anche stato detto che volesse trattare l'argomento con una leggerezza che io non ho nemmeno intravisto.
All'apice della mia disperazione mi lasciavo ormai trasportare da una serie di rindondanti capitoli di quello che ho percepito come un continuo "blablablabla", volto a infondere un messaggio ottimista che, forse, avrebbe richiesto molte meno pagine.
Una nota positiva? Il finale a due voci è stato un'ottima luce in fondo al tunnel.
Consigliato? Sono sicuro che non sia un libro brutto a priori (non stiamo parlando di Cinquanta sfumature di grgio) e sono convinto che ci sia gente a cui possa piacere. Nonostante ciò, personalmente, non mi ha lasciato nulla, lo dimenticherò completamente tra un paio di settimane e non mi ha dato alcuna motivazione che mi spinga a rileggerlo in futuro. E adesso linciatemi pure, io dovevo dire la mia!
Voto: