Recensione: Oltre i limiti, di Katie McGarry

Creato il 03 febbraio 2014 da Mik_94
Ciao a tutti, amici. Si ritorna con una nuova recensione: il libro di oggi, infatti, è il recentissimo Oltre i limiti: mi sarà piaciuto, non mi sarà piaciuto? Scopritelo. Ringraziando la casa editrice per avermi dato modo di leggerlo, vi saluto e scappo di già. Domani ho il primo esame: pregate per me! Un abbraccione, M.  A volte quando vedi il limite pensi che sia una buona idea superarlo...
Titolo: Oltre i limiti Autrice: Katie McGarry Editore: De Agostini Numero di pagine: 432 Prezzo: € 14,90 Sinossi: Nessuno sa cosa sia successo a Echo Emerson, la ragazza più popolare della scuola, la notte in cui le sue braccia si sono ricoperte di cicatrici. Nemmeno lei ricorda niente, e tutto ciò che vuole è ritornare alla normalità, ignorando i pettegolezzi e le occhiate sospettose dei suoi ex-amici. Ma quando Noah Hutchins, il "bad boy" del quartiere irrompe nella sua vita con la sua giacca di pelle, i suoi modi da duro e la sua inspiegabile comprensione, il mondo di Echo cambia. All'apparenza i due non hanno nulla in comune, e i segreti che custodiscono rendono complicato il loro rapporto. Eppure, a dispetto di tutto, non riescono a fare a meno l'uno dell'altra. Dove li porterà l'attrazione che li consuma e cos'è disposta a rischiare Echo per l'unico ragazzo che potrebbe insegnarle di nuovo ad amare?                                         La recensione Sono un po' tutte uguali le storie d'amore. Soprattutto quelle nate tra armadietti e banchi di scuola. Non dico noiose, ma monotone: questo sì. Sono inevitabilmente simili tra loro, con un inizio, una pausa di riflessione in mezzo – scandita, nei film, dalla classica musichetta malinconica – e una fine. Una fine tutta rose e fiori, una fine triste o, ancora, una fine da scoprire in un seguito di prossima pubblicazione. E, lo ammetto, ho paura che le mie recensioni su queste storie d'amore un po' tutte uguali siano un po' tutte uguali pure loro. Come di conseguenza. Piene di cose già dette, ripetitive fino allo sfinimento. Scelgo il romanticismo, io, quando il mio cervello me lo richiede, a random. Mi piace dedicarmi al new adult quando sono sottosopra, sottotono, sottostress. In periodo d'esami, per dire, c'è chi si mangia le unghie, causa nervosismo. Io mangio biscotti come se non ci fosse un domani, invece, e scelgo di avere, sul comodino, qualcosa di semplice. Evito saggiamente, così, che mi cresca una terza mano mostruosa nello stomaco e faccio sì che le ultime parole lette prima di andare a dormire mi lascino sereno, riposato. In pace. Ho scelto Oltre i limiti perché è uscito a gennaio e perché a gennaio avevo un esame importante – e quale non lo è, poi? - da preparare. Ma chissà se avrei fatto lo stesso, se fosse stata mantenuta la copertina originale: due adolescenti che pomiciano romanticamente in corridoio. Probabilmente no. Nelle storie d'amore che mi concedo cerco timidezza, normalità, un bacio in controluce, un paio di converse sdrucite. Le converse sdrucite in primis. Che quella di Katie McGarry non fosse quel tipo di storia l'avevo capito da me, ma mi era piaciuto pensarlo, per un momento soltanto. Difficile trovare piccole perle, stupide e splendide dichiarazioni alla Per una volta nella vita, personaggi imbarazzatissimi per la loro tenera inesperienza quando si parla d'eros. Echo e Noah non hanno tempo per quello, in verità. Non sono ragazzi dalla vita facile, perseguitati dalla tragedia sin dall'infanzia. Sembrano avere tutta la sfortuna di questo mondo che rema loro contro, notte e giorno. A lezione di spagnolo, durante un esercizio di conversazione in lingua, si scambiano i loro reciproci drammi e scoprono, con loro sorpresa, di potersi capire. Lei non ha soldi appresso, allora si dividono un hamburger e una partita a bigliardo. Lei non ha ancora perso la verginità e lui non ha mia fatto l'amore davvero. Si contano, sul letto, le cicatrici che nascondono. Sotto le maniche dei maglioni, sotto quei tatuaggi pieni dei nomi di chi non c'è più. Sono simili, i due, ma non così tanto. Complicati e perseguitati dal dolore, questo sì. Ma Echo, che ha il nome di una ninfa dalla vita da tragedia greca e un destino apparentemente simile, è egoista, sempre, e odiosa, a tratti. E non ha paura di esserlo, di poter risultare antipatica e scontrosa a tutti i costi. Capiamo il suo tormento, ma non sempre riusciamo a condividere il modo che ha di scrollarsi di dosso il lutto: spesso, infatti, lo getta sugli altri, a peso morto. Su adulti più confusi, insicuri e deboli di lei che, ai sensi di colpa per le loro mancanze e i loro tradimenti, devono aggiungere pensieri brutti, capaci di creare riverberi intensi, echi ossessionanti. Lei è testarda e tende a semplificare ciò che è complicato, ciò che non può avere semplificazione alcuna. E' un'artista, una talentuosa pittrice che, come ogni adolescente (e questo è vero), vede un mondo senza sfumature. Le sfumature sono sulle sue tele, ma, per lei, gli altri sembrano non averne. Suo padre, allora, è un orco crudele che l'ha lasciata nel momento del bisogno; la sua giovane matrigna è una rovina famiglie che ha, in grembo, il nuovo Anticristo; la sua psicologa è una donna che, con la sua bella laurea, pensa di poter curare tutto... di poter curare lei, che è composta da pezzi sparsi incollati tra loro con lo scotch, alla rinfusa. Non vede, però, che il padre ha vissuto una vita di sacrifici e rinunce, che Ashley è una ragazza che si è innamorata ciecamente di un uomo pieno di guai, che la signora Collins è sua amica. Mi è piaciuta, Echo: probabilmente è come sarei io se, alle mie comuni sfighe, si aggiungessero le sue. Non ha il fare di una guerriera, non ha la passività di una ragazza da salvare. 
Vive così, dato che, a volte, è anche giusto sputare veleno gratuito. Alleggerire il nostro cuore e il nostro stomaco, anche se – per stare meglio – è necessario mietere qualche vittima senza colpa, tra coloro che sono tanto buoni e pazienti da prestare ascolto ai nostri pianti. Noah, invece, mi è piaciuto per il motivo diametralmente opposto. Sente il peso di colpe non sue, ragiona da adulto anche se fa ancora il liceo, ha pensieri sensati anche se, nello scantinato, con Beth e Isaiah, si fa qualche canna di troppo. E' un personaggio positivo; anche un personaggio un po' troppo “da libro”. Con tutte le variazioni, le sfumature e i toni di sorta che solo grazie alla magia della prosa possono fare di lui una mela marcia, un principe azzurro, un esemplare fratello maggiore, e tutto in una volta. E' ben definito, misurato, limato dagli eccessi inutili, e non ha tutte le ombre e i tagli di Echo. Meno problematico di lei, fa certamente più simpatia, ma ispira un po' troppa fiducia per essere il bad boy della storia. E' un tantino meno credibile, in realtà, ma le pagine coi suoi pensieri si leggono meglio e più volentieri. Mi è stato simpatico a pelle e, se hai mari di tatuaggi, troppi muscoli, ricchi eserciti di ex, pagelle di voti negativi e amici con il pollice verde di Bob Marley, be', saprai che non capita esattamente tutti i giorni.
Più che il loro amore, mi ha colpito la bellezza autentica ed elementare di alcune riflessioni sulla famiglia – sfondo per eccellenza dei loro segreti inconsci. I passi che fanno più effetto, sinceramente, hanno quel tema. Ti emozioni, ti guardi intorno, vedi casa. La casa che Noah non sente di avere, ma che desidera per i suoi fratelli: lontani da lui, ma nelle mani di persone che li amano come figli. Egoisticamente, vorrebbe che gli assistenti sociali avessero un motivo valido per strapparli alla famiglia affidataria e darli a lui, che ha il loro codice genetico e frigge hamburger per lavoro. Ma lui li ama troppo per condannarli alla stessa povertà, allo stesso squallore, e li preferisce felici, anche se in quella felicità non è compreso lui – l'orfano perennemente arrabbiato. Echo, invece, una casa ce l'ha e sempre l'ha avuta. Una volta, era anche una ragazza felice, popolare. Poi si è svegliata senza ricordi, intontita, con un ordine restrittivo verso sua madre. Nel sangue di cicatrici aperte, arrampicate sulle sue braccia come edera velenosa. Non si sente più la benvenuta in casa, né al sicuro: nemmeno da sé stessa. Teme che la madre, oltre alla passione per il disegno, le abbia lasciato qualcosa di contagioso: una follia come eredità sgradita. Oltre il limiti è a modo, come un romanzo di Sparks per adolescenti. Il meno pazzo tra i titoli appartenenti al genere, nonostante il bipolarismo e la violenza siano tra le sue colonne portanti. Altro paradosso: Echo e Noah, pur se più giovani dei loro colleghi, sono anche più maturi – meglio parlare di young adult, quindi, o di new adult? I limiti che oltrepassano non sono quelli fisici. Non si spingono mai oltre baci e carezze, perché l'autrice, al contrario che nel recente Losing it, insegna che aspettare è la mossa giusta. Non si dedicano anima e corpo alle acrobazie sotto le lenzuola, come nel volgarissimo The Vincent Boys, non infrangono la legge, non danno il brutto esempio. Addirittura, ho letto discussioni in cui si accusavano libri come Uno splendido disastro di essere la causa del femmincidio in Italia. A quelle persone consiglierei di leggere questo Oltre i limiti, oltre che di farsi seriamente oleare gli ingranaggi giusti: almeno per capire che la McGarry non è l'equivalente dei super-cattivi di 007 e che, in storie così, non c'è malvagità alcuna. I presupposti del romanzo, eppure, all'inizio, non erano dei più entusiasmanti, come non lo era lo stile: nonostante i punti di vista alternati, l'introspezione mi sembrava ben poca. Mi dava leggermente fastidio il fatto che l'autrice volesse imboccare il lettore col cucchiaino, come con un bambino, dando motivazioni per tutto: lui è “cattivo” perché ha subito questo, lei è “problematica” perché ha vissuto quest'altro. Ho pensato, in momenti simili, che raramente la realtà fosse così semplice: mai. Poi hanno cominciato a parlare da soli, senza essere guidati dalla mano ferma del loro genitore. E mi hanno raccontato una storia ordinaria, gentile, lieve, raramente sdolcinata. Ordinaria, anche se le loro storie sono tristemente poco ordinarie. Gentile, anche se li unisce il lutto e l'ira. Lieve, per uno stile senza fronzoli e senza errori. Raramente sdolcinata, per aver saputo atleticamente oltrepassare l'abisso lacrimoso e insuperabile del melò. Il mio voto: ★★★ ½ Il mio consiglio musicale: David Guetta – Just One Last Time feat. Taped Rai



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