Recensione: P. Moore – Coccolata a colazione.

Creato il 10 settembre 2011 da Enricobo2

Mi è venuto tra le mani questo vecchio Oscar Mondadori di tanti anni fa. Lo ricordo bene, un libro scandaloso che girava sottobanco ed il cui enorme successo editoriale (oltre 500.000 copie solo in Italia) era di certo dovuto a questa sua fama di trasgressione inaudita. Letto oggi fa davvero sorridere e scorrendo le vicende di questa ragazzina che si aggira come sperduta in un mondo devastato e devastante alla ricerca soprattutto di sé stessa, ci si chiede come mai ogni generazione trova il modo di autodefinirsi generazione perduta o gioventù bruciata. Perlomeno questo viene loro imposto dagli altri ed i ragazzi finiscono per convincersene. Il libro era del 56 e la gioventù che dipinge, appartenente al mondo più dorato di New York e di Los Angeles e carica della rabbia e della voglia di rivoltarsi contro tutti e tutto in cui si leggono già i profumi del 68 ancora da venire. Tutto viene annegato in fiumi di alcool con cui cancellare il vuoto di pensieri e di ideali che occupa la loro vita. Allora la droga era ancora lontana, ma il senso della ricerca ossessiva dello sballo di per sé stesso, per sentirsi vivi in qualche modo, per cancellare il senso di inutilità che avvolge tutto è evidentemente una costante di ogni epoca, come la ribellione verso la famiglia e il mondo intero. Al fondo di tutto in queste creature sprecate, dopo la perduta innocenza, soltanto grande malinconia, struggimento e tenerezza patetica. Gli occhi tristi e la rabbia hanno la piega triste di Jeams Dean con il suo seguito di giovani vite inutilmente gettate. L’autrice stessa è pervasa completamente da questo spleen e otto anni dopo questo grande successo si suicida a New York a 27 anni con un colpo di carabina in bocca.

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