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Sottotitolo: A volte anche l’impossibile… avviene
Autore: Sergio Bertoni
Genere: narrativa
Editore: Photocity
Pagine: 116
Anno di pubblicazione: 2011
ISBN: 9788866820987
Prezzo: €9,50€
Formato: brossura
Valutazione:
Grazie all’autore per avermelo inviato in formato eBook.
RIASSUNTO - La trama del libro è l’impietosa e ironica fotografia di una immaginaria azienda di grandi dimensioni che ha una sede anche nella città più controversa, bizzarra, amata e odiata d’Italia: Napoli. Napoli con le sue tradizioni, i suoi misteri e le sue risorse. I lavoratori di questa azienda, la SI.TRAL. rispecchiano ovviamente i vizi e le virtù comuni a tutti coloro che svolgono un lavoro subordinato ma con una caratteristica in più, sono, per la maggior parte napoletani. Capita, durante la vita, che le persone, per vantarsi, si attribuiscano falsamente qualifiche e poteri che non hanno, che dirigenti e funzionari di grado elevato siano talvolta di una tale abissale ignoranza da chiedersi se i loro titoli siano veri o fasulli. Talvolta, anche se raramente, accade che persone con le quali la natura è stata matrigna dimostrino insospettate capacità e che vi siano agnelli in grado di contrastare i leoni. È anche noto che il malocchio non esiste ma che molti in fondo ci credono e che talvolta sembri persino funzionare. Succede anche che arcaiche leggende di epoche lontane continuino a vivere nella fantasia popolare, che l’antichissima professione della magia sia tuttora viva e attuale, che ci si possa innamorare di persone che ci apparivano ridicole e che, malgrado tutto, esistano ancora persone oneste che amano e applicano la giustizia. Tutto questo, e molto altro, si potrà leggere in questo libretto che tratta di una serie di personaggi che lavorano in una grande azienda (ovviamente di fantasia) e che ha la finalità di divertire o almeno di destare qualche sorriso su vicende che, più spesso di quanto non si creda, fanno parte della nostra realtà quotidiana.
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RECENSIONE
di Gambero83
Ho letto con piacere Paride Passacantando. Questo piccolo romanzo mi ha subito riportato alla mente i racconti, o ancora meglio, i film del ragionier Ugo Fantozzi, e il motivo è molto semplice: la storia è ambientata in un’azienda napoletana, la CI.TRAL, che con i suoi ambigui dipendenti ricorda molto la società per la quale lavorava il povero Fantozzi. Le atmosfere che si respirano, più che altro nelle prime pagine, sono quasi le stesse: stessa comicità e stessa irresistibile satira aziendale.
Ma veniamo al dunque: in cosa difetta, principalmente, Paride Passacantando? Innanzitutto, nel titolo. Non capisco per quale ragione l’autore vi abbia voluto inserire il nome di uno dei protagonisti, un personaggio che è quasi una macchietta, poiché compare soltanto all’inizio, per poi cader quasi nel dimenticatoio. Avrei preferito un titolo come “CI.TRAL”, o qualcosa di simile che riguardasse un po’ tutti i personaggi, anche perché quello di Paride non mi é sembrato neanche il più interessante.
Un’altra nota dolente sono le illustrazioni: se da un lato alcune di esse risultano “simpatiche”, ritocchi di personaggi già noti nel mondo politico o televisivo, altre sono un poco scadenti, e mi chiedo se non sarebbe stato meglio toglierle del tutto o magari “commissionarle” a un qualche disegnatore più esperto.
Invece, ho notato un erroraccio, a mio parere piuttosto grave, nella punteggiatura. L’autore scrive molto bene, nulla da dire a proposito, ma dimentica sempre una regola fondamentale: le virgole nell’uso dei vocativi. Frasi del genere, infatti, per quanto mi riguarda sono illeggibili:
Che c’è capo? Qualcosa che non va?
Come potete vedere, qui manca la virgola prima del vocativo.
No. Altre cravatte Alfonso?
Altra frase, stesso errore.
C’è da dire che l’autore non sempre cade in questa svista, ma a partire da metà e sino alla fine del libro ne ho contati tantissimi, purtroppo.
Altre piccole note negative le ho trovate nel racconto di due interessanti storie mitologiche napoletane, narrate sempre dallo stesso personaggio con un tono troppo saccente e forbito, quasi stesse leggendo da un’enciclopedia: questo tipo di racconti, lunghi ma senza nessun intercalare – o “pausa”, che dir si voglia –, si è rivelato un poco inverosimile.
L’altra riguarda il finale, alquanto inconcludente e improvviso, tanto da lasciare l’amaro in bocca.
Passiamo ora ai lati positivi dell’opera. La genialità delle scenette e delle storie dei personaggi è visibilissima, specialmente nella prima metà del romanzo. L’altra parte l’ho trovata leggermente sottotono, ma ciò non toglie che il tutto si legge sempre con molto interesse.
La buona penna di Bertoni fa sorvolare sul fatto che ci siano poche descrizioni di luoghi o persone, che però sono facilmente immaginabili grazie ai loro modi di essere e anche alle illustrazioni già citate.
Nulla da dire su refusi o errori grammaticali: credo non ce ne siano, a parte il discorso delle virgole già esposto. La scrittura, come ho già detto, è godibilissima e trovo anche azzeccata la lunghezza dell’opera. Tuttavia, se quest’ultima avesse avuto la genialità del suo incipit, restando maggiormente su temi come quelli delle avventure aziendali e tralasciando la superflua storia d’amore tra due dei dipendenti, a mio parere avrebbe raggiunto quasi i massimi voti.
Purtroppo questo idillio amoroso mi è risultato quasi fuori luogo, ma per fortuna non è bastato a rovinare questo romanzo, che, ripeto, si è rivelato piacevolissimo da leggere.
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– La vita è vita – biascicava Totò levando i palmi delle mani verso l’alto come un prete all’altare.
– Forse sì, forse no – rispondeva perplesso Paride dopo alcuni lunghi minuti di riflessione.
– Chi cumanna nun suda – rifletteva gravemente Totò grattandosi il mento.
– Chi nasce ciuccio nun po’ murì cavallo – assentiva Paride meditabondo scrollando più volte il capo e ripetendo la frase che spesso gli rivolgeva il padre al tempo della sua fanciullezza. Quasi sempre solo l’intervento di Ottavio, che li richiamava all’ordine uscendo e sbattendo le mani, li induceva ad alzarsi pigramente e a riprendere il lavoro.