Recensione - Per mia colpa di Antonella Mattei, a cura di Bill That Kill

Creato il 24 gennaio 2014 da Andrea Leonelli @AndreaLeonelli
Il romanzo di Antonella Mattei ha un unico imperdonabile difetto: è troppo breve! E questa è davvero l’unica pecca, se così si può chiamarla, di una trama che coinvolge il lettore fin dalle prime righe, trasportandolo in un mondo costruito sulla base di emozioni forti. Per mia colpa è la storia di Agnese vissuta attraverso i suoi occhi, le sue sensazioni, le sue paure e le sue rassegnazioni. La vicenda di una giovane donna che, percorrendo le proprie vicissitudini fra un sottile filo il quale unisce il presente al passato e che si dipana nell’orrore umano, vive dentro in un inferno personale che solo chi lo ha vissuto può comprendere appieno.Un orrore che inizia già con la nascita stessa della bimba, una figlia non desiderata e concepita per errore da una prostituta alcoolizzata. Un rapporto fra madre e figlia che nulla ha di umano se non la miseria stessa. Un riscatto sorto laddove ogni speranza pare ormai perduta nei miasmi di una rassegnazione preannunciata. E poi Lea, donna enigmatica, che diventa quel modello comportamentale che Agnese, da sola, non sarebbe mai stata in grado di concepire e riconoscere. Il breve romanzo scatena emozioni di ogni genere, dalla rabbia alla ribellione, dalla pietà all’umana comprensione, ma mai, neppure per un istante, protende nella direzione di un barlume di calore verso gli aguzzini, verso coloro che, per dubbi motivi, assolvono i colpevoli instillando nelle vittime il senso di colpa. Ed ecco che si spiega il titolo: Per mia colpa. Una colpa presunta e fortemente voluta da chi non è in grado di valutare le situazioni per ciò che realmente sono, dando un nome esatto a chi i crimini li commette. Una colpa che induce ad addossare le responsabilità a chi subisce, mettendo in croce chi non può e non deve ribellarsi. Una colpa che solo in alcuni casi può essere imputata al giusto soggetto. Nella maggior parte dei casi l’ignoranza, la rassegnazione e la mancanza di opportunità traducono i sottomessi in vittime materiali, in cui solo la fine può portare alla liberazione totale. E la liberazione equivale spesso alla morte. Il romanzo è un appello alla speranza, alla comprensione, ad aprire gli occhi di fronte a realtà che si snodano anche nel nostro quotidiano. L’essere ciechi non rende meno colpevoli, l’essere testimoni silenti non rende meno infami. La storia di Agnese può appartenere a chiunque, racchiude l’essenza e il seme di un germoglio che può attecchire ovunque e crescere in qualsiasi casa e contesto. Ignorare e voltare volutamente il viso da un’altra parte per non vedere, giudicando solo l’apparenza, ci rende aguzzini a nostra volta. Nessuno è esente. Dunque di chi è la colpa? Di chi subisce? Di chi infligge? O di chi osserva senza fare nulla? In questo caso la risposta pare semplice e scontata, ma nella realtà, nella vita comune di tutti i giorni, le sfumature si confondono e i confini diventano impercettibili. Il romanzo di Antonella Mattei rappresenta un esercizio di bravura notevole e benché sia stato prodotto solo in versione digitale, non presenta quei tipici difetti che si riscontrano nei testi pubblicati solo in ebook. Quindi, se vi piacciono i libri dalle trame imprevedibili, basati soprattutto sulle emozioni reali e umane che possono suscitare, questo è il testo che fa per voi.

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