Recensione: Per una volta nella vita, di Rainbow Rowell
Creato il 16 ottobre 2013 da Mik_94
Buongiorno
a tutti, amici. La prima recensione che mi ritrovo a scrivere qui,
nella mia stanzetta al campus, è di un romanzo che ho divorato in
una manciata di giorni, nonostante lo stress e gli impegni. Che
l'avrei adorato a prescindere lo sapevate voi, e lo sapevo io.
Trovate tutto nella recensione: leggetelo e parlatene a chi volete
bene. La Piemme – che ringrazio tantissimo per avermi dato modo di
recensirlo – stranamente non l'ha pubblicato all'interno della nota
collana Freeway e a
molti la sua uscita è sfuggita completamente. Io vi auguro buone
letture e scappo via: sono incazzato nero perché, per l'ennesima
volta, un prof in particolare non si è presentato a lezione. Eravamo
io, l'aula vuota e la desolazione più totale. Un abbraccio a tutti,
M.
Sei
la mia persona preferita in assoluto.
Titolo:
Per una volta nella vita
Autrice:
Raibow Rowell
Editore:
Piemme “Open”
Numero
di pagine: 350
Prezzo:
€ 15,00
Sinossi:
La loro storia inizia così, una mattina, sul bus che li porta a
scuola. Park è immerso nella lettura dei suoi fumetti e perso tra le
note degli Smiths, quando Eleanor si siede accanto a lui. Nessun
altro le ha fatto posto, perché lei è nuova e parecchio strana, con
quel cespuglio di capelli rossi e quell'abbigliamento improbabile. Il
loro amore nasce dai silenzi, dagli sguardi lanciati appena l'altro è
distratto. E li coglie alla sprovvista, perché nessuno dei due è
abituato a essere il centro della vita di qualcuno. Tra insicurezze e
paure, Eleanor e Park si scambiano il regalo più grande: amare
quello che l'altro odia di sé, perché è esattamente ciò che lo
rende speciale. Sarà la loro forza, perché, anche se Eleanor non
sopporta quegli sfigati di Romeo e Giulietta, anche il suo legame
deve fare i conti con un bel po' di ostacoli, primo fra tutti la
famiglia di lei, dove il patrigno tiranneggia incontrastato.
Riusciranno i due ragazzi, per una volta nella vita, ad avere ciò
che desiderano?
La recensione
“Aveva
il classico sorriso da pubblicità di dentifricio, con tutti i denti
in mostra. 'Dovrebbe sorridere così tutto il tempo' pensò Park. Da
strana che era, la sua faccia diventava uno splendore con quel
sorriso. Fosse stato per lui, l'avrebbe fatta sorridere così per
sempre.” Capita di innamorarsi di un libro al primo tocco.
Capita di innamorarsi di una persona al primo sguardo. Non è stato
così tra me e Per una
volta nella vita, non è stato così tra
Eleanor e Park. I colpi di fulmine sono un lusso per pochi eletti e
noi tre, figli di un Dio minore, - io di carne e ossa, loro di carta
e non solo - non eravamo evidentemente tra i fortunati. Forse perché
tutti noi ci siamo sentiti, a volte o sempre, strani, incompleti,
fuori posto: persone a metà. Io, ragazzo un po' di carta, come in
una versione al maschile del dolce libro di Guillaume Musso; loro,
adolescenti con cuori veri che pompavano sangue rosso, vivo. Non
d'inchiostro. Sangue pazzo all'interno di vene, braccia, arterie e
organi disegnati a penna da un'autrice con un dono portentoso: dare
vita a chi non ne ha una.
Non parlo di magia nera, ovviamente; solo
di purissimo e lampante talento. Ho scoperto questo romanzo per caso,
quando mancava pochissimo alla sua pubblicazione. I lettori americani
lo lodavano, quelli italiani lo bramavano come il pane in una
carestia senza inizio e senza fine, io tardi l'avevo scoperto e tardi
avermo cominciato a nutrire il desiderio forte di averlo tutto per
me. Sembravano conoscerlo tutti tranne il sottoscritto, che eppure
ero uno dei pochi ad averlo intercettato tra tante, invitanti e
irrestistibili nuove uscite. Eleanor &
Park lì... Eleanor
& Park qui... E poi c'ero io, fuori
dal mondo, fuori posto come il cavolo a merenda, che non sapevo bene
dove collocarlo. Devo ringraziare Dio, la mia naturale ritrosia verso
Goodreads e quella santissima pigrizia che, solo in casi assai rari,
mi porta a studiare le trame di qualche romanzo straniero: l'attesa
di leggerlo, altrimenti, sarebbe stata spasmodica. Lo so bene. La
visione di me in attesa, tipo sfigatissima
vedova di guerra, o ottantenne in coda alle poste, puntualmente, alla
fine di ogni mese, è chiara e lampanta come il sole. Accecante.
Avrei aspettato Per una volta nella vita
praticamente
unavita;
magari tutta quanta. Invece, come Park, ho compreso di amare quando
il danno già era fatto e quando, innamorato come la proverbiale
prima volta di un romanzo che non si scorda mai, ero ormai alle prese
con un sentimento scoperto, per fortuna e sfortuna, quando c'era già
di suo. Park, una mattina come tante, sul solito pullman sgangherato
e polveroso, non era in cerca dell'anima gemella: se ne stava sulle
sue, a leggere fumetti e ad ascoltare vecchie, intramontabili canzoni
rock. Non voleva essere amico di Elenor, la strana e appariscente
ragazza nuova che, schernita come da copione dai più popolari dello
scuolabus, quel primo giorno di scuola, si era seduta accanto a lui,
con la voglia di sprofondare sul sedile, e sparire, e morire. Lui era
stato strano e appariscente ogni giorno dei suoi tormentati e noiosi
sedici anni, con le sue T-Shirt nerissime, i suoi occhi vagamente a
mandorla, i suoi tratti delicati come quelli di un'antica bambola
giapponese.
Ma faceva di tutto per confondersi nella folla, per
integrarsi. Quella Eleanor accanto a lui era un caso a parte: i
capelli rossi e spettinati, i chili di troppo, i vestiti sformati e
spaiati, i ciondolini, i braccialetti, gli orecchini da gitana. Era
come un gigantesco semaforo che urlava al mondo "guardatemi"
e che poi aveva paura degli sguardi altrui. Strana, anche più di
lui. Consolante, imbarazzante, triste... e tutto insieme. Passeranno
settimane prima che i due, vicini di posto ogni giorno nel solito
tragitto verso casa, si scambino qualche parolina di convenienza. Il
primo giorno lui la insulta apertamente, il secondo lascia che lei
sbirci le sue letture, il terzo le presta antiquate cassette e
fumetti già letti. In seguito, le accarezzerà timidamente la mano,
le regalerà belle canzoni, farà a botte per lei, la amerà come un
pazzo. Per una volta nella vita
racconta
la loro assurda, tenera, curiosa e crudele storiella d'amore
adolescenziale, sussurrata nella cornetta del telefono, scritta in
breve su una cartolina, alimentata da mille silenzi e mille
malinconie. Le
loro riflessioni sull'esperienza dell'amore sono imbarazzantissime e
imbarazzatissime, surreali e comuni, sognanti e strazianti. Mi hanno
riempito, dai piedi alla punta dei capelli, dal cuore al cervello, di
una vorace fame d'amore e di una tenerezza che non saprei spiegare a
parole, solo per emoticons,
forse. Mi piacerebbe parlarvi di questa storia per messaggio, su
Facebook o Whatsapp, invenzioni che Eleanor e Park – vissuti negli
anni '80 degli U2 e degli Smiths – scopriranno solo da adulti, in
un futuro che nel libro di Rainbow Rowell non c'è scritto. Sarebbe,
allora, un tripudio di faccine sorridenti, cuoricini o, volendo, di
faccine sorridenti con gli occhi a cuore, per non farci mancare
niente; un'invasione barbarica di emozioni colorate senza parole
aggiunte.
Sarebbe, allora, tutto semplicissimo ed immediato, come da
bambini. Come presso un asilo gestito dal Dottor Stranamore di turno
in cui, se interrogati sul significato e l'importanza del desiderio e
dell'affetto, i piccoli alunni darebbero risposte secche, spiazzanti
e oneste che, più o meno, farebbero eco a quelle di questi due
sedicenni che si sono riempiti il cuore tra loro e che mi hanno
riempito il cuore di loro. Mi hanno emozionato così, senza bisogno
di parole ad effetto e senza ricorrere a dialoghi pieni di miele. Senza parole, basta. Leggendo di loro, sorridevo al libro che avevo
tra le mani e tutti coloro che mi circondavano. Sorridevo a Eleanor e
Park con l'aria fintamente vissuta di chi, più grande, guarda chi è
più piccolo di lui cadere familiarmente negli stessi errori, negli
stessi atti di rivalsa, nella stessa rete leggera tessuta da angeli
dalle ali pesanti. Cadere,
come dicono gli anglofoni con un'espressione che adoro
particolarmente, in amore:
una voragine senza fondo a forma di cuore. Vengono da mondi diversi,
hanno due famiglie disastrose a modo loro e bruscamente, senza grazia
e tatto, si dicono cose stranissime, inaudite; cose che i normali
essere umani non percepirebbero, forse, come complimenti galanti, ma
che fanno sciogliere i lettori come ghiaccioli al limone che, in mano
a Paolo e Francesca, attraversano invano l'inferno. Non è forse una
delle esperienze più poetiche e belle del mondo leggere di Park che
a una Eleanor schiva e pungente dà dell'antipatica cronica, per poi
aggiungere che ha bisogno necessariamente di lei perché profuma come
le torte alla vaniglia fatte in casa dalla nonna? La dichiarazione
d'amore più stupida e fantastica del mondo, secondo me. Sono il più
grande spettacolo dopo il Big Bang, insieme. Sempre loro, solo
con il volume al massimo.
Uniti, quando tutto il mondo li vuole separati, da un fumetto di
fantasia e dalle cuffie del preistorico mangianastri di Park:
stretti, tra le pagine, dalle pagine stesse e da un cordoncino nero
targato Sony attraverso cui passa una musica che sembra cantare il
suono dei loro addii. Ad aver parlato con voce piena di entusiasmo e
di emozione di questo secondo romanzo dell'autrice, negli Stati
Uniti, è stato il nostro amato John Green. Di lui vi fiderete,
probabilmente più di me. Lui è il verde,
Rainbow
Rowell è un arcobaleno
vivente: spiriti affini che si completano. C'è solo un prerequisito
per leggere e trovare sè stessi in Per
una volta nella vita:
avere un cuore. Il resto verrà da sé. "Infilò
la penna in tasca, le prese la mano e se la tenne sul petto per
qualche istante. Era la cosa più carina che potesse farle. Eleanor
provò il desiderio di avere dei figli da lui e di donargli entrambi
i reni."
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Taylor Swift feat. Ed Sheeran – Everything
has changed
Potrebbero interessarti anche :