E l e a n o r & P a r k
| Piemme, 2013 | Pag. 349 | € 15,50 |
Voto:Eleanor è appena arrivata in città. La chioma riccia rosso fuoco e l'abbigliamento improbabile, ha lo sguardo basso di chi, in pasto al mondo, fa fatica a sopravvivere. Park ha tratti orientali che ha preso dalla madre coreana e veste sempre di nero. La musica è il suo rifugio per tenersi fuori dai guai. La loro storia inizia una mattina, sul bus che li porta a scuola. Park è immerso nella lettura dei suoi fumetti e perso tra le note degli Smiths, Eleanor si siede accanto a lui. Nessun altro le ha fatto posto, perché è nuova e parecchio strana. Il loro amore nasce dai silenzi, dagli sguardi lanciati appena l'altro è distratto. E li coglie alla sprovvista, perché nessuno dei due è abituato a essere il centro della vita di qualcuno. Tra insicurezze e paure, Eleanor e Park si scambiano il regalo più grande: amare quello che l'altro odia di sé, perché è esattamente ciò che lo rende speciale. Sarà la loro forza, perché anche se Eleanor non sopporta quegli sfigati di Romeo e Giulietta, anche il loro legame deve fare i conti con un bel po' di ostacoli, primo fra tutti la famiglia di lei, dove il patrigno tiranneggia incontrastato. Riusciranno, per una volta nella vita, ad avere ciò che desiderano?
Credo che Rainbow Rowell con questo romanzo sia riuscita a descrivere alla perfezione la forza e la disperazione che solo il primo amore può far provare, quando tutto intorno a te si annulla in funzione di un sentimento che ti fa capire che la vita forse ha un significato... che forse non sei venuto al mondo invano, che quando tutto fa schifo esiste sempre qualcuno per cui vale la pena respirare.
Eleanor e Park sono due sedicenni completamente diversi.
Eleanor è un groviglio di capelli rossi, lentiggini, chili di troppo e sogni calpestati. Park è un ragazzo fondamentalmente normale ma il suo dna, per metà coreano, lo fa sentire diverso dal prototipo del tipico adolescente americano. La famiglia di lei è uno totale disastro, quella di lui sembra uscita dalla pubblicità del Mulino Bianco. Eleanor vive in un appartamento dove non c'è nemmeno un tavolo su cui mangiare e condivide una camera che misura quanto un ripostiglio coi suoi tre fratelli; la casa di Park ha le tende in tinta con il divano che a sua volta ha lo stesso colore dei centrini sistemati sui mobili e lui dorme su un letto provvisto di materasso ad acqua.
Si conoscono sull'autobus che li porta a scuola, sono gli anni '80, quindi niente computer, cellulari, tablet e aggeggi vari, solo chiacchiere, musica e giornaletti vari. Eleanor è tutto tranne che socievole: indossa vestiti che annullano la sua femminilità, si lega i capelli con le cravatte, e per quanto voglia essere invisibile è impossibile non notarla. Per Park cederle il posto accanto al suo è un sacrificio di proporzioni immani, non immagina di certo che di lì a breve quei momenti trascorsi sul pulmino saranno per entrambi l'unica ragione per cui alzarsi la mattina. A unirli gli auricolari del mangianastri di Park in cui serpeggiano le note degli Smith, dei Joy Division e degli Echo, oltre ai fumetti di Watchman e degli X-Men che permettono loro di essere - ameno finché leggono - dei supereroi. Sono Eleanor e Park.
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