Trama:
Questa è la storia di Min Green, di come lei e Ed Slaterton si incontrarono a una festa, andarono al cinema insieme, seguirono un’anziana signora, condivisero una stanza in un motel e si spezzarono i cuori a vicenda.
«Ci vediamo lunedì!» hai gridato, come se ti fossi appena reso conto di che giorno fosse. Pensavamo di avere tempo. Ti ho fatto un cenno, ma non sono riuscita a rispondere, perché finalmente mi stavo lasciando andare a quell’immenso sorriso che avevo trattenuto per tutto il pomeriggio, tutta la sera, ogni secondo di ogni minuto con te, Ed. Merda, mi sa che ti amavo già allora. Condannata, come un bicchiere che si sa prima o poi andrà in frantumi, come un paio di scarpe che si consuma in tempo zero, una camicia nuova che in un attimo riduci da schifo. Il primo appuntamento: cosa potevo fare con il mio stupido cuore e il brivido di quel ci vediamo lunedì? pensando che c’era tempo, un sacco di tempo, per vedere le foto che avevamo fatto. Invece non le abbiamo mai sviluppate. È rimasto tutto nel rullino, tutta la storia buttata dentro una scatola prima che avessimo modo di sapere che cosa fosse, ed è per questo che ci siamo lasciati.
L'autore:
Daniel Handler altro non è che il famosissimo Lemony Snicket, autore di Una serie di sfortunati eventi. Scrittore, sceneggiatore e fisarmonicista, afferma di essere stato scaricato almeno tre volte alle superiori.
L'illustratrice:
Maira Kalman ha scritto e illustrato molti libri. Ha disegnato diverse copertine per The New Yorker e ha curato due blog illustrati per il
New York Times. Il primo ragazzo che le spezzò il cuore al liceo assomigliava a Bob Dylan, il secondo a
Leonard Cohen.
Sito del libro:
http://whywebrokeupproject.tumblr.com/
Recensione:
Sono una delle tante lettrici che si è tuffata nei tredici volumi di
Una serie di sfortunati eventi trovandoli geniali, originali e intelligenti. Una serie per bambini che può assumere diversi significati a seconda dell'età in cui la si legge e della cultura che si ha alle spalle. Una serie in cui non vince sempre il bene, anzi. Sono i cattivi ad avere sempre la meglio, e la sfortuna sembra non voler mai abbandonare i piccoli orfani Baudelaire. Alle loro avventure si potrebbero dedicare articoli su articoli, e chissà che un giorno non decida di rileggerli e di presentarli tutti qui, uno alla volta. Ma ora è il momento di Daniel Handler, un Lemony Snicket che ha smesso i panni del suo alter-ego per ritornare se stesso e parlarci attraverso i pensieri e le emozioni di un'adolescente, Min.
Questo romanzo non è figlio di questa epoca. Perché se lo fosse, dovrei ascriverlo all'ampio contenitore young-adult, avendo per protagonisti degli adolescenti e la loro storia d'amore. Ma in questo esatto momento mi sembrerebbe di fargli un torto. Non ce lo vedo negli scaffali a sgomitare tra un Hunger games e un
Beautiful creatures, non riesco a prendere in considerazione l'idea di inserire la sua geniale cover affianco a quelle ormai tutte identiche dei libri per adolescenti che si trovano in giro. Né lo si può inserire nei libri per bambini, ingannati da una cover poco tenebrosa e da un autore che fino a pochi anni prima si era dedicato a quella fascia d'età. No.
Daniel Handler forse si troverebbe in buona compagnia accanto ai vari John Green, David Levithan e qualche altro nome che al momento mi sfugge. Se avesse scritto per adulti, l'avrei messo accanto ad autori del calibro di
Nick Hornby e David Nicholls. Sto perdendo troppo tempo nel tentativo di catalogarlo? Forse sì, ma dopo averlo letto mi sembra il minimo dargli la giusta collocazione in libreria, perché è un libro che merita un posto d'onore.
Ho finito di leggerlo ieri sera, a malincuore. E' uno di quei romanzi che mi avrebbe fatto piacere se fosse durato di più, se mi avesse fatto compagnia per giorni e giorni. Non tanto per la storia, ma per come Handler ce la sa raccontare. Un mago delle parole, un giocoliere di emozioni.
La trama è davvero - davvero - semplice: "
Questa è la storia di Min Green, di come lei e Ed Slaterton si incontrarono a una festa , andarono al cinema insieme, seguirono un'anziana signora, condivisero una stanza in un motel e si spezzarono i cuori a vicenda."
C' un lui e c'è una lei. Si incontrano, si frequentano, si innamorano, si lasciano. Ora, su questo ciclo dell'innamoramento si sono cimentati i migliori scrittori, ma anche i peggiori: della nascita e morte di un amore sono stati scritti milioni di romanzi, poesie, canzoni: insomma, niente di nuovo sotto il sole. Perché Handler si è dedicato proprio a questo argomento, invece di cercare qualcosa di più originale?
La vera risposta potrebbe darcela solo lui, ovvio, ma io posso tentare di dare la mia opinione. L'autore prende storie ordinarie, banali, prevedibili, e ne tira fuori l'unicità che le contraddistingue. L'amore di Ed e Min è un amore come ne abbiamo visti, letti e sentiti tanti, ma forse nessuno ce li ha mai raccontati come ha saputo fare Handler.
La storia inizia quando i due ragazzi non sono più insieme: Min scrive a Ed una lettera lunga un romanzo in cui, capitolo per capitolo, gli riconsegnerà pezzi della loro storia, come se fossero i tanti piccoli motivi che li hanno portati a lasciarsi. Attraverso quegli oggetti - che una bravissima
Maira Kalman ci mostra con le sue stupende illustrazioni all'inizio di ogni capitolo, rendendoli più vivi e interessanti - ripercorriamo con Min la nascita di un amore unico come può essere il primo vero amore, la forza di quel sentimento che cerca di resistere contro tutti, e poi l'inevitabile fine dello stesso. Un pezzo alla volta Min si libera di quella storia, di quel dolore, di quell'amore. Per poter ritornare tutta intera, per poter recuperare la sua integrità ha bisogno di lasciarsi dietro i vari tasselli del puzzle che era il loro amore. Tasselli che una volta ricomposti non mostreranno più lo stesso sentimento, ma un'immagine sbagliata, sfocata, falsa. Capitolo dopo capitolo ogni lettore diventerà Min e diventerà Ed, si innamorerà e si emozionerà, sarà in tensione perché sa che quella storia è destinata a finire ma ancora non ne conosce il motivo, e allora spera spera
spera che qualcosa accada, che l'amore vinca, che il bene trionfi. Fino alla fine ci illudiamo che quell'astio, che Min sembra manifestare verso Ed alla fine di ogni capitolo, in realtà sia recuperabile, sia frutto di un fraintendimento come ci hanno insegnato le commedie romantiche americane, fino all'ultima pagina speriamo che Ed non sia un essere meschino, non sia un ragazzino come tanti altri, non sia uno spezzacuori. Non starò qui a rivelarvi il finale, ma se già avete incontrato Lemony Snicket (il film non vale, che là manca la vera essenza della storia) allora potrete immaginarlo. In
Una serie di sfortunati eventi nelle sue dediche Lemony si rivolge sempre alla sua Beatrice ricordandoci che è morta, ma noi stiamo lì ad augurarci che possa risorgere: in fondo è pur sempre un libro per bambini e il lieto fine è d'obbligo, no?
No.
(Non temete, non vi ho spoilerato nulla, se leggerete la saga ne converrete con me).
Ma ritorniamo al romanzo: di capitolo in capitolo si risveglia il mio ottimismo. Min ripete continuamente "
Ed è per questo che ci siamo lasciati" e nella mia mente invece risuona come un "
E' per questo che dovete stare insieme, perché siete una coppia favolosa, siete gli opposti che si attraggono, siete le sfumature di colori che si mescolano, siete fatti l'uno per l'altra". Min non riesce a convincermi: lei lo ama ancora, lui deve
per forza amarla ancora, quel sentimento esiste e non si può negare così. Per ogni oggetto che la ragazza mette nella scatola da restituire a Ed, per ogni capitolo, mi giungono in testa versi di una famosa canzone
Ho messo via un bel po' di cose/ ma non mi spiego mai il perché/ io non riesca a metter via te. Min si illude che abbandonando quegli oggetti, che riponendoli lontani da sé riuscirà a riporre lì dentro anche i sentimenti che prova. Ma io non ci credo, lei non ci crede, nessun lettore ci può credere. Min non riesce a chiudere Ed in quella scatola. Potrà metter via biglietti di cinema, tappi di bottiglia e squadrauova ma non Ed. Però poi arriva quella maledetta pag.335 e allora sì, siamo tutti con te, Min, facciamo il tifo per te, ti sosteniamo, vogliamo crederci, vogliamo riempire quella scatola con te e per te.
Inevitabilmente la storia riporta ognuno di noi alle nostre rotture, ai nostri cuori spezzati, alla scatola che non abbiamo riempito ma che avremmo potuto, alla lettera che non abbiamo scritto, ma quante parole avremmo potuto riversarci. Quella storia diventa la storia che ognuno nella vita ha vissuto, perché prima o poi qualcuno il cuore ce l'ha spezzato.
Chiudiamo il romanzo un po' tristi per Min e Ed, perché li amavamo anche noi, un po' tristi per un amore del nostro passato non finito nel migliore dei modi (qualcuno diceva che gli amori finiscono sempre male, altrimenti non finirebbero affatto), ma soddisfatti della lettura.
Perché Handler sa scrivere, sa raccontare, sa scendere nel profondo senza farsene accorgere.
Handler sa essere realistico senza lasciarci nel pessimismo, sa essere vero e diretto senza farci assaporare l'amaro della verità.
E soprattutto sa raccontarci di un amore che spezza il cuore senza farci versare lacrime: non è un autore di quelli furbi che fa leva sui sentimenti dei lettori per conquistare il pubblico. E' ironico, è sarcastico, è pungente. Ma anche romantico.
E' un mago di parole, un giocoliere di emozioni.
Grazie.
Titolo: Perché ci siamo lasciati
Titolo originale: Why We Broke Up
Autore: Daniel Handler
Traduttore: *
Editore: Salani
Pagine: 354
Isbn: 9788867150397
Prezzo: €16,80
Valutazione: 5 stelline
Data di pubblicazione: 31 Gennaio 2013
*Traduzione a cura degli allievi della Scuola di specializzazione per traduttori editoriali Tuttoeuropa di
Torino - corso 2011-2012 lingua inglese.
P.S. questa recensione è stata scritta a caldo, cosa che non faccio assolutamente mai. Le 5 stelline attribuite al romanzo sono state date di getto, presa dall'entusiasmo della lettura. Questo entusiasmo potrebbe sgonfiarsi col passare di qualche giorno, a volte mi accade. E tra qualche giorno potrei recuperare un po' di obiettività e considerare il romanzo meno fenomenale. Forse una stellina verrà tolta, chissà. Le parole che ho scritto restano, perché è ciò che provo ora. Domani avrei potuto essere più posata. Domani, chissà.
P.S. bis: Qui trovate un carinissimo video che Daniel Handler ha girato a New York alla Central Station, intervistando i vari passanti sul loro cuore spezzato :)
Enjoy!
Inchiostro di
Girasonia76
a
12:04
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