[Recensione] Perduta – Kristine Ohlsson

Creato il 12 giugno 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Kristina Ohlsson

È nata a Kristianstad, nel sud della Svezia, e lavora come analista di sicurezza internazionale per lo Swedish National Police Board.
Ha lavorato in passato al Ministero per gli Affari Esteri e per lo Swedish National Defence College, come esperta del conflitto in Medio Oriente e della politica estera dell’Unione Europea. Il suo primo thriller, Indesiderata, ha superato in Svezia le 200.000 copie vendute ed è stato pubblicato in venti paesi. In Perduta, candidato dall’Academy Crime come “Miglior Thriller dell’anno”, ritorna Fredrika Bergman, l’analista investigativa protagonista di Indesiderata, tanto amata dal pubblico. Con Piemme ha pubblicato anche Fiore di ghiaccio.

Titolo: Perduta
Autore: Kristina Ohlsson (Traduttore: Alessandro Bassini)
Serie: Fredrika Bergman
Edito da: Piemme (Collana: Piemme Linea Rossa)
Prezzo: 19,50 €
Genere: Poliziesco, thriller
Pagine: 496 p.
Voto:

Trama: È incredibile che l’assenza di una persona possa fare così male. Per Alex Recht, capo della polizia di Stoccolma, la scomparsa di Rebecca Traile era una ferita aperta. Lunghe ricerche e di lei nessuna traccia, fino all’ archiviazione del caso. Ora che, in un bosco nei pressi di Stoccolma, il fiuto di un pastore tedesco ha restituito il corpo fatto a pezzi di una ragazza, non ha alcun dubbio che si tratti di lei. Dalle indagini di Recht, affiancato dall’analista investigativa Fredrika Bergman, emerge un collegamento della vittima con un personaggio molto discusso, la scrittrice per l’infanzia Thea Aldrin, su cui verteva la tesi di laurea che Rebecca stava preparando. La donna era stata al centro di uno scandalo per aver pubblicato sotto pseudonimo due romanzi dal contenuto violento e pornografico. Dopo aver scontato vent’anni di carcere per l’omicidio del marito e del figlio, è ora in casa di riposo, chiusa in un ostinato silenzio. Convinta della sua innocenza, Rebecca stava cercando le prove che potessero dimostrarlo, senza rendersi conto di essere precipitata in una spirale pericolosa, e finendo per pagare cara la sua ingenuità. Perché più a lungo rimane celata la verità, più spaventose sono le conseguenze quando finalmente vede la luce.

Recensione
di Livin Derevel

Un thriller a scatole cinesi che vede come protagonista una squadra di poliziotti – Alex, Peder e Fredrika – alle prese col ritrovamento di un corpo la cui sepoltura risale a due anni prima, una pista che era già stata seguita eppure non aveva portato a niente, e che ora ritorna alla luce, assieme a un crescendo di orrori e rivelazioni.
Il romanzo è strutturato con una forma intrigante – la trascrizione degli interrogatori negli inframmezzi dei capitoli che svelano piccoli dettagli che però il lettore scopre nella loro interezza solo dopo – purtroppo la trama della quarta di copertina racconta forse un po’ troppo, ma di certo non aiuta a districare la matassa che scopriamo intrecciata sotto i nostri occhi.
I personaggi sono tratteggiati ottimamente, non sono solo parole stampate ma hanno vite che esulano e si sviluppano in autonomo, e che, come nella vita reale, non riescono a non fondersi col dovere, mischiandosi e arricchendo la trama di fasi che la rende più digeribile e per nulla meccanica, permettendo a chi sfoglia le pagine di identificarsi senza fatica.
Una cosa che ho apprezzato è stata la suddivisione in giornate.
Spesso la narrazione delle indagini, delle ricerche e degli inevitabili tempi morti si dilatano su carta, si gonfiano e solo riflettendo ci si rende conto di quanto effettivamente i protagonisti ci impieghino per raggiungere un certo obiettivo, o per scoprire una certa informazione; il tempo di lettura è percepito in maniera ampliata, soprattutto quando ci sono scoperte importanti oppure scene dense di pathos. In Perduta i capitoli sono segmentati in giornate, in modo da non far dimenticare che anche nei romanzi esistono il giorno e la notte, la stanchezza e lo stress, agenti che influenzano l’intreccio e la storia in sé.
È un romanzo valido, ben costruito e coerente, delicato dal punto di vista umano e realistico, che prende in considerazione moltissimi fattori ma riesce a non creare mai confusione, il che è un pregio di tutto rispetto.
L’unica nota che mi è apparsa un po’ stonata è arrivata verso l’epilogo, con l’ostinazione di Fredrika che ho trovato un po’ forzata, un po’ troppo dettata dal cliché dell’intuito femminile che la spinge a credere fermamente in qualcosa che al lettore non è stato dato come per certo, e che quindi dovrebbe lasciarci col dubbio irrisolto invece che lasciarci fare affidamento soltanto su ciò di cui lei è sicura.
A ogni modo, si tratta di un dettaglio totalmente irrilevante ai fini della storia, una cornice per così dire, che quindi è ignorabile.
In conclusione, è un bel poliziesco che si beve con scioltezza, mai rarefatto o lento, scorrevole e intricato quel tanto che basta da renderlo interessante ma non pesante né eccessivamente complesso.


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