Recensione: Proximis – Oltre il colore, di Micol Manzo

Creato il 29 agosto 2015 da Visionnaire @escrivere

Titolo: Proximis – Oltre il colore

Autore: Micol Manzo

Editore: Narcissus Self Publishing

Pagine: 251

Prezzo: 0,99 (ebook)

Trama (dal comunicato stampa): Mirash D’Amati è una ragazza come tante altre, con la passione per l’arte e il giornalismo. Conduce un’esistenza ordinaria, tra l’università e il giornale presso cui lavora; almeno fin quando non rischia di essere investita da un’automobile, vicino alla stazione ferroviaria di Anzio. Da quel momento in poi il soprannaturale entra prepotentemente nella sua vita. Attorno a lei cominciano a verificarsi strani fenomeni. Riesce a vedere lo spirito di un bambino, un’entità sconvolgente che sembra voglia richiamare la sua attenzione. Nel frattempo, suo zio Lorenzo, operatore della Squadra mobile della Polizia di Roma, si trova a fare i conti con la scomparsa di un giovane in Villa Doria Pamphilj, antico parco del capoluogo. Misteriosi eventi conducono Mirash ai Proximis, un’organizzazione mondiale preposta al mantenimento dell’equilibrio tra la sfera visibile e quella invisibile. Qui conosce Morgana, a capo della sezione italiana dei Proximis, Anastasia, Ludovic e Kageshi, affascinante ed enigmatico ragazzo dal volto sfregiato, che col suo carattere irritante, le rende la vita ancor più difficile. Ma la soglia tra spiriti e viventi è sempre più sottile. Mirash è costretta a rimettere in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto; a prendere in mano la situazione, lottando contro un pericolo letale che rischia di stravolgere la sua vita e quella degli altri.

Recensione: Sarà dura scrivere questa recensione perché se da una parte il libro mi è piaciuto e ho notato un potenziale molto buono nel pensare e strutturare la trama, dall’altra lo stile, la forma e in generale la scrittura dell’autrice lasciano molto a desiderare.

Andiamo con ordine.

La storia si svolge attorno a Mirash, ragazza normalissima, impegnata in molti campi, dall’università al giornale per cui lavora e alla pittura, la sua passione. Vivendo ad Anzio, è costretta a spostarsi spesso in treno o in macchina fino a Roma, o in altre località, per svolgere interviste e per studiare. Un giorno viene quasi investita da un’auto e questo avvenimento risveglierà in lei dei poteri soprannaturali. E da qui parte una storia davvero interessante, che si muove fra il sovrannaturale e le indagini investigative della polizia di Roma. Sarò sincera, su per giù le prime quaranta pagine sono noiosissime, e questo è dovuto al fatto che Micol Manzo non riesce a gestire bene il rilascio di informazioni al lettore e lo riempie, quindi, di liste infinite di cose che fa Mirash, di infodump lunghi e ripetitivi e di informazioni inutili alla trama. Ammetto che ero sul punto di mollare la lettura, se ho continuato è solo perché mi ero presa l’impegno di scrivere questa recensione. Per fortuna, però, superato questo grande ostacolo iniziale, la storia diventa davvero interessante. Nonostante la Manzo abbia obiettivamente grandi lacune nell’ambito della scrittura, è riuscita a mettermi ansia in alcune scene in cui comparivano gli spettri. Vedo il potenziale, è là, sta bruciando per uscire e dimostrarsi. Ed è buono, molto buono. La storia prende, si vuole sapere come continua, cosa faranno gli altri Proximis, come si risolverà il caso. Ecco, il lettore si fa sempre queste domande fino a quando, finalmente, l’autrice ci svela il mistero e tutto si risolve.

Nel bel mezzo è riuscita anche a inserire un accenno a una storia d’amore (Kageshi secondo me è uno di quei personaggi odiosi che poi si amano) e devo dire che non mi è dispiaciuto per niente, anzi. La storia d’amore, però, non è centrale nella storia, si tratta pur sempre di un urban fantasy.

I difetti maggiori che ho notato nella trama sono l’ingenuità con cui alcune cose vengono descritte: si nota come si sia scelta la strada più facile per far sì che determinate cose accadano a Mirash. Innanzi tutto i Proximis, che tanto si preoccupano per lei, non pensano mai di sorvegliarla giorno e notte. Lei si sposta senza avvertire nessuno, la notte dipinge fogli ma pensa sia solo la sua pazzia, quando sa benissimo che potrebbe trattarsi di possessione. Lo zio di Mirash, che lavora per la polizia,  la chiama molto spesso per tenerla aggiornata su ogni dettaglio del caso su cui sta investigando. Il loro rapporto è una semplice relazione zio/nipote, certo, sono molto uniti, e certo Mirash si mostra sempre interessata ai casi che deve risolvere lo zio, ma davvero un poliziotto di un certo livello chiamerebbe in ogni istante la nipote per tenerla aggiornata su ogni piccolo nuovo indizio? A me, almeno per come è stato impostato nella storia, sembra una cosa molto improbabile, lo zio appare come un ragazzino in cerca di confidenze.

Bene, passiamo alla scrittura. E qui devo toccare, purtroppo, un tasto molto dolente. Non ci siamo. Non ci siamo davvero. Anche in questo caso noto l’impegno che Micol Manzo ci ha messo. Ha cercato di inserire parole ricercate, per abbellire lo stile, ma purtroppo le ha inserite in modo del tutto casuale, rendendo spesso i dialoghi costruiti, così il resto del testo.

Come dicevo sopra, l’autrice ha fatto un ampio abuso di infodump, soprattutto all’inizio del romanzo, ma questi sono continuati anche in seguito, e hanno rallentato spesso la lettura.

Altra pecca purtroppo è la grammatica. Se capita di trovare una volta la parola “affianco” al posto di “a fianco”, si pensa a un refuso. Se invece la si trova ogni volta scritta così, allora vuol dire che è un errore proprio di base, di poca conoscenza della lingua. E infatti, a conferma di tutto ciò, troviamo anche spesso scritto “ne” al posto di “né” e “da” al posto di “dà”, la terza persona singolare del verbo “dare”. Per non parlare che ho trovato diversi casi in cui invece dell’indicativo è stato usato il congiuntivo, frasi che davvero ho dovuto rileggere più volte per capirle.

Insomma, tirando le somme, mi ritrovo a non poter dare a questo romanzo più di 2,5 stelline su 5. Premio il potenziale dimostrato nel creare la trama e nel gestirla, premio l’impegno, ma lo svolgimento ha troppe pecche per far sì che io possa giudicare buona quest’opera.

Voto:

  • Silver

    Chi sonoSono una persona piuttosto socievole. Amo il cambiamento, anche se all'inizio mi fa paura, ma in fondo è la sfida che mi affascina. Mi piace stare in mezzo alla gente, conoscere le loro culture, imparare nuove lingue. Il lavoro che faccio ne è la prova. Un difetto? So di essere una rompiballe, ma le rompo con allegria


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