Recensione: Ps. Non dimenticare Parigi di Deborah Mckinlay

Creato il 22 maggio 2014 da Ladycooman @LadyCooman
Ps. Non dimenticare Parigi di Deborah Mckinlay è un libro carino ma che non mi ha conquistata. Ecco perché.
Il libro è raccontato in terza persona, e dopo gli innumerevoli YA\Urban fantasy\dispotici in prima, è un po uno shock riabituarsi a questo tipo di narrazione, ma poi si apprezza il cambiamento.
I protagonisti principali sono due:
Jack Cooper, uno scrittore americano, in crisi di mezza età e con il blocco dello scrittore, che per consolarsi, si dedica alla preparazione di squisiti pranzetti e all'esplorazione di nuove ricette e Eve Petworth, donna inglese parecchio sfortunata e con qualche problemino nei rapporti sociali, anche per lei, la salvezza è cucinare.
A riempire le vite dei due ci sono Izzy, l'odiosa figlia di lei, con il suo fidanzato\marito "zerbino" , un amico e Adrienne, anche lei miss simpatia, per lui. Che fortuna!!!
Un giorno, dopo aver letto un libro di Jack, Eve decide di scrivergli una lettera. Inizia, così, una corrispondenza di carta ed email, prima in tema culinario, poi sempre più incentrata sulle loro vite.
Si parla anche di un possibile incontro a Parigi...
La storia è carina, e la parte delle lettere è sicuramente la migliore (quelle che si scambiano loro due, le altre le ho trovate banali e prive di senso), ne avrei volute di più e meno parti raccontate, alla fine, facendo una cosa simile a: Le ho mai raccontato del vento del Nord, si poteva comunque parlare del passato e del presente dei protagonisti usando la corrispondenza e rendere la storia più particolare. Come si sarà capito i personaggi di contorno non mi sono piaciuti molto, e questo ha fatto scendere il mio giudizio. Inoltre, mi aspettavo qualcosa di più romantico e intenso.
Il libro ha un ritmo piacevole e il finale non è per niente scontato, l'ho apprezzato.
Grazioso e leggero, ottimo per rilassarsi...p.s fa venire fame ^^Gentile Signor Cooper,affidarmi a un'email sarebbe stato forse più rapido e diretto, ma lo sforzo di scrivere a mano mi aiuterà a scegliere le parole con attenzione, dovendomi rivolgere a uno scrittore. Vorrei che sapesse quanto mi è piaciuto Lettere di morte. La scena in cui Harry Gordon mangia la pesca ( << si sporse in avanti una mano al petto per bloccare la cravatta di seta verde, mentre il succo battezzava il polsino dell'altra manica>>) ha portato uno sprazzo estivo in una sbiadita giornata inglese. E mi ha anche fatto tornare alla mente il piacere quasi decadente dell'assaporare un frutto colto maturo - ahimè, cosa ormai rara. I miei più cordiali saluti, Eve Petworth Gentile Signora Petworth ,la ringrazio delle parole tanto cortesi. E' sempre un emozione ricevere il messaggio di un lettore, e lo è ancor di più se si tratta di una lettera scritta a mano. (Ahimè, cosa ormai rara.) Mi trova pienamente d'accordo sulla frutta. Anche quella, purtroppo, non sa quasi più di niente. Una volta da qualche parte ho letto che quella non del tutto matura è adatta solo a farci la marmellata. Io sano più tipo da barattolo del supermercato, ma la sua lettera mi ha spinto a riflettere sull'importanza dell'impegnarsi nel fare le cose e quindi penso proprio che proverò a prepararmela da me. Cordiali saluti, Jackson Cooper  Che ne pensate? Lo avete letto?