Lo stile dello scrittore non lascia riprendere fiato: si passa da un narratore in prima persona, un ragazzino, ad uno onnisciente che scava nella sofferenza di Eric Darrieux, ne legge i pensieri e descrive le sue azioni al presente, come una telecamera che riesca a captarne contemporaneamente stati d’animo ed azioni quotidiane.
Come già capitato per altre recensioni dove il mistero e l’indagine la fanno da padrone (seppur differentemente da questo caso), non è opportuno da parte del recensore (pur modesto che sia, come me) svelare altri clues, altri indizi e privare il lettore del gusto di scoprirli da sé. L’ispettore Darrieux torna nel quartiere della sua infanzia per indagare sulla scomparsa di tre ragazzi neanche adolescenti: Clément, Eva e Mélanie. Non vado oltre nei dettagli ma ciò che mi preme sottolineare, come già si legge, sempre nella trama, è che la profondità e la crudezza - bisogna dirlo - di questo romanzo vanno oltre lo squallore e la gravità del crimine in genere, figuriamoci quando ci si imbatta in un sospetto caso di pedofilia; vanno oltre anche l’immagine devastata dell’investigatore alcolista, roso non dalla corruzione, ma da tutte le bassezze che ha dovuto fronteggiare durante la sua carriera, da tutto quel “tanfo di morte” che aleggia sulla sua Grenoble, amata ed odiata al contempo. Anche lui è “quasi innocente”, lo sono tutti, nel romanzo: la maggior parte di loro non per aver commesso crimini (come ci si aspetterebbe), ma per aver nascosto a se stessi una verità, per aver vissuto virtualmente avvenimenti che forse sono frutto solo di una propria proiezione mentale. Sono personaggi “buoni”, alcuni di loro: non eroici anzi pieni di difetti, colpevoli di aver rimosso altri tipi di crimini che manipolano la memoria e creano nuove immagini illusorie. Una segreteria con un “occhio rosso” che lampeggia e che registra messaggi di richiesta di aiuto da parte di un bambino, le cantine dello stabile di Eaux-Claires dove Darrieux ha trascorso la sua infanzia; ed ancora, ragazzini che scompaiono, abitanti del quartiere che rilasciano testimonianze restie se non piene di menzogne, colleghi dell’ispettore invischiati, pare, in faccende piuttosto losche e barboni come informatori. Questo sembra essere lo scenario dove toccare il fondo per risalire, poi, attraverso le indagini: ma il fondo, quello vero, dovrà toccarlo Eric, e non per aver commesso alcun crimine: sarà un lavoro di auto-analisi del profondo, quello che inconsapevolmente l’ispettore si ritroverà a dover affrontare, una indagine interiore che specularmente corrisponde, forse, a quella svolta all’esterno, per le strade e gli interni di Grenoble… Ma già ho detto troppo: spero invece di avervi sufficientemente confuso le idee, in modo da permettervi di affrontare con estrema curiosità (ed anche con un certo coraggio, perché ce ne vuole) questo libro appassionante. L’AUTOREMarin Ledun (Aubenas, 7 maggio del 1975) nel 1993 iniziano i suoi studi di Scienze Economiche a Grenoble conclusi con una tesi di dottorato in Scienze Umane e Sociali sul tema delle nuove tecnologie nella vita politica. Scopre la gioia della paternità e nel 2000 diventa ricercatore in un centro di Ricerca & Sviluppo a Grenoble. E' autore di romanzi, articoli e saggi di ricerca, pittore e chitarrista.