Recensione "Quella casa nel bosco" di Drew Goddard

Creato il 21 giugno 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Andrea Marzella Cari lettori,
secondo voi, qual è il problema dei film horror che vengono prodotti negli ultimi anni? Affrontiamo la realtà: ormai il genere horror sembra arrivato ad un punto morto, in cui si possono distinguere due filoni prevedibili in ogni loro passaggio: da una parte, il gruppo di ragazzotti ottusi che si gettano tra le braccia della morte, dall’altra, malati di mente che si divertono a torturare senza pietà. Una riflessione sui limiti dei film horror degli ultimi anni deve essersela fatta anche Joss Whedon, produttore e sceneggiatore del film, il quale prova con Quella casa nel bosco a unire horror e comicità, con l’intento di giocare con gli archetipi di un genere in realtà ancora vitale e in grado di ridere di se stesso.
Titolo: Quella casa nel bosco
Titolo originale: The cabin in the woods
Regia: Drew Goddard
Sceneggiatura: Joss Whedon, Drew Goddard
Distribuzione: M2 Pictures
Genere: Horror
Durata: 95 minuti
Data di uscita: 18 maggio 2012
Cast: Richard Jenkins, Bradley Whitford, Jesse Williams, Chris Hemsworth, Fran Franz, Kristen Connolly, Anna Hutchinson, Brian J. White, Sigourney Weaver
Trama: Mentre in un complesso ipertecnologico una coppia di tecnici si prepara ad una misteriosa operazione su scala mondiale, un gruppo di universitari si dirige verso una casa nei boschi a bordo di un camper. Il gruppo è formato da Dana (Kristen Connolly), ragazza acqua e sapone; Curt (Chris Hemsworth), sportivo sexy; Jules (Anna Hutchison), bionda fresca di tinta; Marty (Fran Kranz), fattone a tempo pieno e Holden (Jesse Williams), secchione con la testa sulle spalle. Una volta arrivati, i ragazzi si sistemano per godersi la vacanza, del tutto all’oscuro del fatto che - con l’aiuto di telecamere nascoste e gas in grado di alterare l’umore - i tecnici seguono e controllano i loro comportamenti, alzando i livelli di libido e limitando le loro capacità cognitive: l’obiettivo è ammazzarli tutti. Istupiditi ed eccitati dai gas, i ragazzi cominciano la festa con giochi cretini fino a scoprire per caso un ammasso di oggetti sinistri stipati nella buia cantina della casa. Ogni singolo oggetto è in realtà un meccanismo per mettere in atto uno scenario horror programmato dai tecnici, i quali, nel frattempo, si godono lo spettacolo facendo scommesse e ridendo sotto i baffi. Alla fine, Dana fa scattare inconsapevolmente il primo fatale meccanismo: grazie alla lettura ad alta voce di un passo di un vecchio diario, una sadica famiglia di buzzurri torturatori esce dalle tombe per dirigersi verso la casa e compiere il massacro. Ignari del pericolo, i ragazzi continuano la loro festa, mentre i tecnici seguono entusiasti la carneficina attraverso gli schermi del loro laboratorio. Qualcosa però non va secondo i piani: il sacrificio dei ragazzi non viene completato e le conseguenze per il fallimento dell’intera operazione avrà conseguenze disastrose non solo per i tecnici.
RECENSIONE Due categorie di spettatori dovrebbero guardare Quella casa nel bosco: chi ha amato Buffy e chi ama l’horror. Chi ha amato Buffy ritroverà i classici meccanismi da fumetto di Joss Whedon, la comicità spiazzante e demenziale, le scenografie cartoonesche à la Scooby Doo. Chi ama l’horror troverà una gemma di film. Joss Whedon infatti smonta tutti i tòpoi del genere e li riutilizza secondo il proprio estro: Quella casa nel bosco è un’operazione di pura creatività. 
Dai torture porn, il filone più in voga degli ultimi anni, Whedon ribalta l’idea del torturatore che si muove per pura crudeltà, trasformandolo in un team di tecnici con uno scopo preciso e molto pragmatico. Dai torture porn Whedon prende anche l’idea del voyeurismo insistito, del genere POV, con le telecamere nascoste a seguire i ragazzi in tempo reale, annullando in modo fittizio il lavoro del regista e trasformando gli spettatori in aguzzini ridacchianti. 
Dagli slasher movie invece è presa l’idea del gruppo di ragazzi pronti per essere massacrati: l’etica bacchettona degli slasher prevede che la prima vittima sia quella più disinibita sessualmente – diciamo così, per non essere volgari – mentre chi ha più possibilità di essere risparmiata dal massacro è la ragazza virtuosa. In Quella casa nel bosco la logica bigotta trova un senso mitologico che rivaluta di colpo tutti i filmacci piatti e scontati che gli amanti dell’horror si sciroppano con divertita insoddisfazione
Ma l’idea più forte di tutto il film è dare in pasto ai cultori del genere un intero immaginario horror, dal Pinhead di Clive Barker ai fantasmi rabbiosi dei film orientali, fino alla Casa di Sam Raimi: gli appassionati del genere horror andranno in brodo di giuggiole nel vedere questa parata di miti raccolti in un vivaio delirante, e perdoneranno anche il regista per il tono dissacrante e la costante rottura del climax. In Quella casa nel bosco, infatti, non ci sono vere e proprie scene di tensione, o di paura: è un divertimento e va visto, da tutti. Joss Whedon, la mente del progetto, e Drew Goddard, il braccio che si è messo dietro la macchina da presa, sono riusciti infatti nell’impresa di realizzare un film intelligente, leggero e spiritoso, senza cadere nella trappola dell’esercizio intellettuale o del giocattolone autoreferenziale. Insomma, siamo di fronte a uno di quei film che sembrano fatti in paradiso, in cui tutti gli elementi, dalla regia alla fotografia, dal cast alla sceneggiatura, sono così in armonia da sparire, per lasciare spazio al vero piacere del cinema.

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