Recensione: Quella vita che ci manca di Valentina D’Urbano

Creato il 20 ottobre 2014 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Buon inizio di settimana a tutti!
Come state? Io sono passata da una lettura attesissima ad un’altra, come vi avevo anticipato qui. Sono contentissima di avere questi libri da leggere, e allo stesso tempo, come leggerete nella recensione, finirli mi rende quasi triste. Spero che voi lettori come me possiate capirmi e non mi riteniate strana :D La recensione che vi propongo è di un libro di uscita molto recente, appena il 2 Ottobre scorso.

  • Titolo: Quella vita che ci manca

  • Autore: Valentina D’Urbano

  • Casa Editrice: Longanesi
  • Data pubblicazione: 2 Ottobre 2014
  • Pagine: 332
  • Genere: Young Adult
  • Trama: Gennaio 1991. Valentino osserva le piccole nuvole di fiato che muoiono contro i finestrini appannati della vecchia Tipo. L’auto che ha ereditato dal padre, morto anni prima, non è l’unica cosa che gli rimane di lui: c’è anche quell’idea che una vita diversa sia possibile. Ma forse Valentino è troppo uguale al posto in cui vive, la Fortezza, un quartiere occupato in cui perfino la casa ti può essere tolta se ti distrai un attimo. Perciò, non resta che una cosa a cui aggrapparsi: la famiglia. Valentino è il minore dei quattro fratelli Smeraldo, figli di padri diversi. C’è Anna, che a soli trent’anni non ha ormai più niente da chiedere alla vita. C’è Vadim, con la mente di un dodicenne nel bellissimo corpo di un ventenne. E poi c’è Alan, il maggiore, l’uomo di casa, posseduto da una rabbia tanto feroce quanto lo è l’amore verso la sua famiglia, che deve rimanere unita a ogni costo. Ma il costo potrebbe essere troppo alto per Valentino, perché adesso c’è anche lei, Delia. È più grande di lui, è bellissima – ma te ne accorgi solo al secondo o al terzo sguardo – e, soprattutto, non è della Fortezza. Ed è proprio questo il problema. Perché Valentino nasconde un segreto che non osa confessarle e soprattutto sente che scegliere lei significherebbe tradire la famiglia. Tradire Alan. E Alan non perdona. Questo è un romanzo sull’amore, spietato come solo quello tra fratelli può essere. Ma è anche un romanzo sull’unico altro amore che possa competere quello che irrompe come il buio in una stanza.

Opinione personale:

Sono davvero troppo triste di aver finito questo libro! Le mie aspettative, altissime, non sono state deluse, anzi! Ho adorato questo libro, quasi quanto Il rumore dei tuoi passi (cosa che, nonostante tutto, non avrei mai sperato), mi sono affezionata ai personaggi, con gli occhi lucidi e i brividi, ho letteralmente sofferto pensando a cosa sarebbe potuto accadere!
Al contrario di ciò che faccio di solito, non mi sono soffermata molto sulla trama, mi è bastato il nome dell’autrice per iniziare la lettura e caricarmi di emozioni. La storia è comunque quella di quattro fratelli, i fratelli Smeraldo, ed è ambientata di nuovo alla Fortezza, quartiere disastrato del primo libro della D’Urbano, ambiente che ti si attacca addosso dalla nascita, che ti segna a vita. Nella quotidianità della famiglia e di Valentino, il più piccolo della famiglia, si inserisce Delia: lei non è del quartiere, è diversa da loro e con il suo amore tenterà di cambiare Vale e di salvarlo da qualcosa che non conosce neppure lei.
Lo stile è l’aspetto che amo di più: intenso, travolgente, riesce a comunicare tutto con poche parole. Leggendo, almeno io, riesco ogni volta a provare ogni singola sensazione nascosta tra le riga e tra le vicende di ogni personaggio. Sarà perché loro sono così reali, così imperfetti e perciò impeccabili. La loro storia si integra con il loro carattere dando spiegazioni implicite in tutti i gesti, cosa che è molto difficile da fare in un libro, ma che contribuisce a tratteggiare figure umane, vere. Valentino è buono, sogna di andarsene e di dare una vita dignitosa a sua madre, alla sua famiglia: ma la Fortezza ce l’ha dentro la pelle e suo malgrado non riesce a fuggire. Alan invece non ci ha mai provato, ad andare via: è l’uomo di casa, tutto ciò che conta per lui è la sua famiglia da quando Caterina se ne è andata, e per loro è disposto a qualsiasi tipo di illegalità. Ma nei suoi occhi c’è la malvagità che lo spinge ad autodistruggersi senza volerlo. Anna ha trent’anni e non è mai andata via da lì, e probabilmente mai lo farà: è intelligente, ma senza orizzonti. Poi c’è Vadim, dodicenne nel corpo di un ventiquattrenne e la loro mamma, che li ama ma non riesce a salvarli. Hanno un legame forte, che farebbe quasi invidia, se non fosse per quel loro difetto, quella freddezza che forse si portano negli occhi, tutti uguali.

L’amore di una madre non si può descrivere né quantificare. Non si divide mai, si moltiplica.

Delia sarà la boccata di vita nuova, bella, vitale, un po’ maschiaccio e piena d’amore per il suo Vale. Come i personaggi degli altri libri dell’autrice, anche questi sono sempre in ogni occasioni carichi di una rabbia strana, che impedisce loro di essere ciò che sono in tutto e per tutto: che impedisce di piangere creando nodi in gola, di baciare i propri fratelli e di dire un ti voglio bene, la cui mancanza costerà poi tanti rimpianti.
La trama è imprevedibile fin dall’inizio: non si riesce mai a capire che piega prenderanno le cose, ma in alcuni momenti si avverte un’atmosfera di ansia, di sospensione, che confonde ma spinge a leggere ancora e ancora.  Dopo aver letto i due libri precedenti, di cui però non voglio dire niente, sapevo di dovermi aspettare un colpo di scena logorante per qualsiasi lettore, bellissimo per la sua intensità ma assolutamente distruttivo. Anche l’introduzione, macabra e quasi sospesa in un sogno, mi aveva fatto pensare lo stesso. E c’è stato, ma sarebbe stato impossibile per me azzardare anche solo mezza previsione: di nuovo non vi anticipo niente, ma vi dico che mentre scrivo sto sorridendo, ancora sconvolta dalla genialità del libro.
L’amore tra Valentino e Delia cresce e avvolge il lettore un po’ alla volta: è un amore che rende più buoni, avvolto da un’aurea di invincibilità, ma costantemente in bilico. Sembra quasi un amore tra adolescenti normali, con gli scherzi provocatori iniziali, i nascondigli e i baci. Ma ci si rende presto conto che gli ostacoli sono tanti e che loro non sono due adolescenti.

Lei sorrise ancora, quel sorriso bello che sembrava entrargli dentro e annidarsi da qualche parte tra i polmoni e le costole.

I temi affrontati dall’autrice sono sempre pesanti, importanti: dalla dipendenza, alla solitudine e credenza popolare, fino al peso di una famiglia fantasma, spettro di questo libro e problema che grava su ogni personaggio, e la miseria, problema tanto ma tanto attuale.
Questo è stato per me uno di quei libri che ti rende impossibile dire «Non ho più tempo per leggere!»: ho cercato di leggere ovunque e in qualsiasi momento, solo per saperne un po’ di più, insaziabile di pagine. Il finale mi ha incantata, ma è stata quasi una sofferenza rimuoverlo dalla voce “libro in lettura”.
Penso sia chiaro che ve lo consiglio con tutto il cuore, e lo aggiungo mentalmente ai miei libri preferiti. Vi farà emozionare, piangere, ma anche ridere e sperare.

“E dopo, dopo c’era tutto. Dopo c’era la sua schiena contro il muro scorticato, stringersi Delia addosso e le mani di lei premergli sulle braccia, e il respiro forte come dopo una lunga corsa. LE sue labbra contro i denti, e la sua bocca che sapeva di fumo e di qualcosa di dolce in fondo.
Si baciarono.
Si baciarono con la stessa disperazione di due che hanno aspettato una vita. Le dita dappertutto, tra i capelli, tra le labbra, si baciavano non colo con la bocca, con tutto il corpo.
Si baciavano, e non riuscivano a bastarsi”

Il mio voto:

L’autrice:
Valentina D’Urbano:
è nata il 28 giugno 1985 a Roma dove vive e lavora come illustratrice per l’infanzia. Ha esordito con Longanesi nel 2012 con il romanzo Il rumore dei tuoi passi (Premio Città di Penne Opera Prima e Premio Cultura Mediterranea Fondazione Carical) che è stato pubblicato anche in Francia e Germania, seguito da Acquanera (2013) con il quale ha vinto il Premio Fenice-Europa “Un Romanzo Italiano per il mondo”.


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