Recensione: Raccontami di un giorno perfetto, di Jennifer Niven
Creato il 18 maggio 2015 da Mik_94
Tu sei tutti i colori in uno, nel loro
massimo splendore.
Titolo:
Raccontami di un giorno perfetto
Autrice:
Jennifer Niven
Editore:
De Agostini
Numero
di pagine: 400
Prezzo:
€ 14,90
Sinossi:
È
una gelida mattina di gennaio quella in cui Theodore Finch decide di
salire sulla torre campanaria della scuola per capire come ci si
sente a guardare di sotto. L'ultima cosa che si aspetta però è di
trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione a sei piani
d'altezza. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più
popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di
quanto possano immaginare. Sono due anime fragili: lui lotta da anni
con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile
incidente d'auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi
provano per la prima volta la vertigine che li legherà nei mesi
successivi. I giorni, le settimane in cui un progetto scolastico li
porterà alla scoperta dei luoghi più bizzarri e sconosciuti del
loro Paese e l'amicizia si trasformerà in un amore travolgente, una
drammatica corsa contro il tempo. E alla fine di questa corsa, a
rimanere indelebile nella memoria sarà l'incanto di una storia
d'amore tra due ragazzi che stanno per diventare adulti. Quel genere
d'incanto che solo le giornate perfette sono capaci di regalare.
La recensione
Un
lustro è passato da quando avevo sedici anni: l'età giusta per
essere il protagonista di un romanzo young adult. Be', non troppi,
uno dice. Ma, ripensandoci, cinque sono gli anni delle elementari e,
ancora, del liceo; cinque sono gli anni che in media impieghi a
laurearti, quando tutto, ma proprio tutto, va secondo i piani. Cinque
anni sono un po', anche se non sembra, e sembrano chissà quanti una
volta passati i venti. La maturità liceale, il superamento di una
soglia che non sapevo neanche di avere valicato, i sedicenni che –
ancora a casa, lo zaino in spalla, la strafottenza degli immortali –
ti sembrano dei bambini anche se continui a sentirti bambino anche
tu, a dirla tutta. Hai presente quando fai il compleanno e i tuoi
amici ti chiedono come ci si senta a essere di un anno più vecchio?
Ridi, fai spallucce, rispondi sempre uguale. Mi sentirò per
sempre sempre uguale? Mi accorgo che sono cresciuto davvero
quando leggo di adolescenti e mi trovo a contare gli anni sulle dita.
Conto cinque anni, mi finiscono le dita di una mano, e mi viene in
mente che non sono mai stato bravo in matematica e che il tempo mi è
sfuggito. Da bambino, quando ero un lettore in erba e leggevo di
ragazzi ribelli che mi sembravano inarrivabili, i sedici anni li
avevo aspettati. Ma li ho passati senza accorgermene, come quando in
autostrada sbagli casello ed è tardi. Metto la mia maturità in
relazione a questo. Gli attori ci passano quando dal ruolo del
figlio, nel film successivo, finiscono per interpretare il ruolo del
padre? Da blogger, mi misuro invece per pile di libri e età media
dei protagonisti di quel che ho tra le mani. Non ho più l'età dei
romanzi young adult, ma non per forza per i romanzi young adult.
Questo strano, stranissimo ragionamento – voi lo avete capito? - mi
ha fatto compagnia mentre martedì mattina, in treno, leggevo
Raccontami di un giorno perfetto. Nonostante
il titolo italiano mi piacesse molto, e nonostante mi piacesse ancora
di più la sensazione di avere davanti una storia d'amore nelle mie
corde, in circense equilibrio com'è tra il romantico e il deprimente
(e sì, in equilibrio anche sui cornicioni delle torri campanarie),
il romanzo – uscito
in contemporanea, e a breve un film – non mi urlava a gran voce di
farsi leggere, prima che iniziassero a fioccare, almeno, le più
contraddittorie delle recensioni. Dovevo sondare il terreno di
persona: indagare. Mi sono deciso quando ho visto un'intervista
dell'autrice e la sua gentilezza, quasi d'altri pianeti, mi ha
toccato. Una persona così dolce e a modo non poteva scrivere storie
brutte.
E Raccontami di un giorno perfetto dolce
lo è, a modo non troppo – con quel filino di politicamente
scorretto che mi fa sorridere parecchio -, ma mi è piaciuto. Perché
Jennifer Niven è una persona gentile e scrive molto bene.
Francamente, in questa sua storia giovane e disperata ci ho sguazzato
e non ho avuto paura delle acque agitate. Mi sono affezionato ai
protagonisti nel momento in cui li ho visti lassù in cima, e
scoprire che Finch era più spigliato e allegro del previsto e che
Violet si discostava sì e no dalla reginetta del ballo tipo, con un
peso nello stomaco, mi ha sorpreso in positivo e mi ha aiutato,
strada facendo, a disegnare nuovi tratti su quelle vite in corso di
svolgimento. Su quei problematici destini dai lavori in corso. Poi,
la ricerca del posto – e del giorno – perfetto, i sassolini contro
la finestra, una prima parte leggerissima e una conclusione che
invece pesa eccome. Se Violet può risultare spesso sottotono, Finch
è invece un calamita: attira guai e attenzioni. E' un buco nero.
Protagonista carismatico, originale e profondo, che sfugge al cliché
di cattivo ragazzo perché lui è cattivo solo con sé stesso. Il
pericolo: lasciarlo solo nella sua testa. Dove ci sono le scintille,
la negatività cronica, minuziose, e a tratti curiose, statistiche su
come farla finita. Mi è stato a cuore per i post-it colorati, le
parole belle ritagliate dai libri brutti, le pareti magiche di una
stanza ora rossa e ora azzurra, un profilo Facebook che conta una
sola amica e una chat in cui si parla citando Pavese e la Woolf. Gli si perdona anche il fatto di essere un bel tipo – ma è
nei patti, perché non ci sono più gli sfigatelli di una volta in
certi libri pensati per certi lettori – in virtù del fatto che, se
non fosse per il metro e novanta e gli occhi blu che solo nei
romanzi, sarebbe uno di quei personaggi che mi vanno a genio e che,
in mancanza di aggettivi, definisco semplicemente "un po' così". Alla
Charlie di Noi siamo infinito.
Con le tasche piene di sassi. Difetti: un protagonista troppo
popolare per essere un impopolare, ma ovviamente si scherza; la discontinutà
dei toni – che poi per me è un pregio grande: io ero nel cervello
di Finch e volevo essere un giorno tristissimo e un giorno
felicissimo, per condividere con lui tutto, il bene come il male –;
le assenze a capitoli alterni di un lui interessantissimo,
contrapposto a una lei poco memorabile. Inoltre, un finale tirato forse per
le lunghe. Raccontami di un giorno perfetto è
la storia di una vita in un guardaroba, della ricerca di un portale
sul fondo di un lago leggendario e del cercasi disperatamente anima
gemella per condividere un po' di bellezza. Ma non allontanandosi mai
dal buio dell'armadio di Theodore Finch. Ci sarà abbastanza aria per
due? Si riuscirà a mettere la testa fuori, in nome di un amore
tenero e a prova di vertigine? Quattrocento pagine con tematiche
importantissime e io che solo con questa Jennifer Niven mi rendevo
conto di non ricordare più come suonassero i miei pensieri nell'età
in cui Violet e Finch meditavano di buttarsi giù da un cornicione. E per quale motivo, poi? Magari, in un gioco di ruolo, mi ero
immaginato loro coetaneo, ai piedi della torre, e avevo fantasticato
di salvarli tutti. Con un epico se vi buttate voi, mi butto
anch'io, capito? Ho avuto una
fulminazione ho realizzato che quella
– ma che? - che non era più cosa mia. C'erano chilometri e
chilometri, un intreccio di fantasia e quei famosi cinque anni a
separarci. Dico questo non so esattamente perché. Finch, che pensa
troppo, mi avrà fatto pensare troppo. A quando ero più fragile e
disarmato, e a quando sognavo di fare lunghi viaggi in macchina, con
la patente fresca fresca, proprio come loro, ma invece non l'ho
fatto. Ma, sarà un pensiero banale, se c'è una
cosa che ho imparato da questa storia di ragazzi stanchi di vivere a
tre metri sopra il cielo, prima di schiantarsi a terra, è che non è
mai troppo tardi.
Loro lasciano
un buco nell'asfalto. E nel cuore. Ma l'urto, alla fine, è evitato
Finch
e Violet sanno volare.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Dido – White Flag
“And I will go down with this ship
And I won't put my hands up and
surrender
There
will be no white flag above my door. I'm in love...”
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