ho il piacere di presentarvi un libro scritto con immensa passione ed entusiasmo che vi condurrà in un ambito peculiare: il trapianto. L’autore racconta ponendosi su due piani distinti: quello del paziente che ha vissuto l’esperienza di un trapianto cuore-polmone e quello del cronista di una storia di grande impegno sociale. L’uomo, infine, delicatamente ci pone dubbi e considerazioni sui grandi temi della vita e della morte.
Collana: Saggistica Serie: Voci Rilegatura: rilegato con sovraccoperta Pagine: 168 Data di pubblicazione: ottobre 2011 Prezzo: € 15,00
Trama: All’inizio Ugo Riccarelli non avrebbe voluto scrivere questo libro, un libro che in qualche modo lo porta a rivivere la sua condizione di trapiantato e a ripercorrere i meandri inconsci, un po’ scomodi e spesso insicuri, di quel territorio dai confini incerti che, soprattutto nei casi come il suo, sta tra la malattia e la guarigione.Poi l’incontro con un centro d’eccellenza, l’ismett di Palermo, diretto dal professor Bruno Gridelli, e la scoperta che anche da noi, all’interno della nostra controversa sanità, è possibile trovare quello che una volta esisteva solo all’estero, l’hanno convinto a ridare voce alle molte storie che gravitano attorno a una condizione estrema come quella dei trapianti.Le vicende legate ai trapianti sono testimonianze incredibili di vita, un affascinante intreccio di sofferenza e allegria, di speranza e delusione, di fortuna e volontà, di molta di quella sostanza complessa che, come si può intuire, compone la materia di cui è fatta la vita degli uomini.Ma sono anche un territorio poco esplorato, e forse la premessa indispensabile per percorrerlo è capire che cos’è un trapianto: non il frutto del lavoro di un chirurgo, ma una storia complessa in cui converge un’incredibile quantità di conoscenze, di variabili, di opportunità, di organizzazione, della quale l’operazione chirurgica è solo l’atto finale.Tutto questo ci racconta Ugo Riccarelli in Ricucire la vita, grande libro nel quale le storie dei singoli si intrecciano in un’unica grande storia che esplora il senso della vita stessa.
RECENSIONE Ricucire la vita è un libro scritto da un trapiantato, anzi doppio trapiantato, come si dice in gergo, cuore-polmone. E’ un libro scritto non solo per chi, come lui, ha subito un trattamento terapeutico cosi’ estremo come il trapianto, ma anche per coloro che di trapianto non sanno nulla. È un libro scritto per le famiglie dei trapiantati, quando ripercorre la sua personale vicenda, il suo viaggio della speranza fino in Inghilterra in un periodo in cui in Italia non c’erano possibilità e strutture. E’ un libro scritto non per ricordare e suggellare una storia personale ma per narrare un percorso di nascita di un centro di eccellenza, l’ISMETT, in una terra cosi’ aspra come la Sicilia ma popolata da gente così entusiasta da mettersi in gioco ed intraprendere una strada impervia e inframmezzata da mille difficoltà come quella di costrure un centro di eccellenza per le cure sanitarie a Palermo.
Tutto comincia con quella strana coppia: Pittsburgh e Palermo. La necessità e l’ingegno hanno fatto il resto. Riccarelli racconta di come il caso e la tenacia di pochi uomini abbiano raggiunto un traguardo immenso che ha ridato dignità a coloro che al dolore della malattia aggiungevano il disagio di dover percorrere immense distanze col fardello della malattia e molto spesso, di una lingua ed un paese straniero. Un contatto in Pensylvania, il figlio di un palermitano, chirurgo a Pittsburgh, l’idea nascente della struttura sanitaria americana, a cui afferisce l’Università di Pittsburg, di svilupparsi verso l’Europa, la tenacia di pochi uomini ed ecco il progetto. Già nato, già disegnato, se ne intravedono i lineamenti e vi si intuiscono gli sviluppi. Insomma, un progetto di collaborazione tra pubblico e privato in cui la Regione Sicilia avrebbe fornito fondi ed esercitato il dovuto controllo e l’UPMC avrebbe messo a disposizione la propria capacità gestionale e le competenze tecnico scientifiche.
Da qui gli aneddoti si susseguono senza tregua fino alla costruzione di un muro di legalità intorno al progetto che lo avrebbe difeso da qualunque ingerenza. Ma l’autore ci parla anche con la voce di chi, in attesa del trapianto, sosta per in quei corridoi e dei parenti dei malati che intravedono, increduli, in quel centro e in quelle procedure, un barlume di speranza che acquieti il loro dolore. Il trapianto e’ un lavoro di gruppo. Riccarelli parla con medici, infermieri e ci introduce il concetto di umanizzazione delle cure, un concetto sanitario in cui si tende a curare l’uomo in toto, non solo la malattia. Il rapporto medico-paziente che diventa paritario. Il sistema sanitario che ruota attorno al trapianto è di per se peculiare e avvenieristico ed ha fatto da apripista ad altri modelli sanitari. Il sistema trapiantologico poggia su una reale cultura della multidisciplinarietà dove si sviluppano uomini e sistemi che sono in grado di gestire il percorso assistenziale di un paziente avendo ormai superato il concetto di cura della malattia a favore della cura del malato.
Le considerazioni dell’autore ci raffigurano un ambito che perde di linearità. La vita e la morte non sono più, nel trapianto, mutualmente escludibili, le loro fila si ingarbugliano. Il tempo assume cosistenze diverse dilatandosi nell’attesa dell’organo salvavita e serrando le sue maglie nei momenti sincopati che vanno dal reperimento dell’organo allla sua valutazione di idoneità al reimpianto.
Poi è il dono. La cultura del dono, quella su cui sono stati scritti innumerevoli trattati. La dichiarazione di volontà alla donazione degli organi dopo la morte e, soprattutto, l’assenso dei familiari alla donazione degli organi del congiunto morto sono il piu’ elevato atto di dono, quello che non chiede nulla in cambio, che non e’ un’elargizione e quindi non un atto eroico, eppure, per questo, epico. E ancora una volta i soggetti coinvolti nell’esperienza sono diversi. I parenti del defunto, il ricevente e i suoi cari, i rianimatori che devono accertare la morte cerebrale e i medici che devono proporre ai familiari del defunto la possibilità della donazione. Ricucire la vita non vuole essere solo un libro di nicchia, ma con lo stupore e l’entusiasmo di chi scrive vuole coinvolgere il lettore e, con un piccolo tocco sulla spalla, chiedergli di voltarsi un po’, a condividere un mondo che, forse, non lo ruarda granchè.
L'autore: Ugo Riccarelli è nato a Ciriè (Torino) nel 1954 da famiglia toscana. Ha studiato Filosofia presso l'Università di Torino e si è occupato per anni di azioni culturali in campo scolastico, cinematografico e teatrale, diplomandosi come Operatore Culturale nel 1976, lavorando anche presso l’ufficio stampa del comune di Pisa. Nel 1995 è stato tra i vincitori del premio del concorso RAI-Corriere della Sera "Sette per sette" con il racconto breve: Come ti faccio impennare l'audience dal quale è stato realizzato un radiodramma. Con Le scarpe appese al cuore ha vinto il premio Chianti 1996, con Un uomo che forse si chiamava Schulz il Selezione Campiello 1998 e infine lo Strega nel 2004 con Il dolore perfetto.