Recensione San Andreas Quake

Creato il 27 gennaio 2016 da Lightman

Asylum realizza il mockbuster ispirato al film catastrofico con Dwayne Johnson: San Andreas Quake è l'ennesimo titolo inguardabile sorretto da effetti speciali orribili e interpretazioni canine.

Jhey Castles, una sismologa di Los Angeles, è sposata con Hank, pilota di elicotteri, e ha una figlia adolescente, Ali, che lavora come receptionist di un lussuoso albergo. Un giorno, dopo aver tenuto una lezione ad un gruppo di studenti, la geofisica riceve delle strane segnalazioni da un'apparecchiatura di sua invenzione, in grado di prevedere l'arrivo di possibili terremoti. Seconda l'aggeggio elettronico infatti la città degli angeli sarà presto vittima di forti scosse, che infatti non tardano a manifestarsi con una potenza di oltre 4 gradi sulla scala Richter. Ma questo è soltanto l'inizio, infatti nuove e più potenti scosse continuano a sconquassare la metropoli americana, con la conseguente distruzione di edifici e aumento delle vittime. Ora per Jhey l'unica cosa che conta è salvare la figlia Ali dall'imminente disastro, trovando un insperato aiuto nell'ex fidanzato della ragazza.

Los Angeles Apocalypse

Ed eccoci di fronte all'ennesimo mockbuster di produzione Asylum, che oltreoceano ha battuto di nove giorni sul tempo d'uscita il kolossal catastrofico a cui è ispirato, in questo caso il San Andreas (2015) con protagonista Dwayne Johnson. San Andreas Quake si rifà, come al suo più famoso "collega", alla teoria del Big One, un terremoto dalla potenza spaventosa che potrebbe avere luogo a Los Angeles o a San Francisco entro i prossimi trent'anni; peccato che le scarse riserve finanziare dedicate al budget, fattore ormai ben noto delle produzioni di bassa lega della casa di produzione americana, abbiamo limitato la rappresentazione del sisma a muri che crollano e ascensori in bilico, con le rare sequenze in campo aperto "impreziosite" da un uso elementare e pessimo di effetti speciali in computer grafica. Il regista e sceneggiatore John Baumgartner, già autore di sconosciuti cortometraggi e puntate di serie televisive, segue una scia troppo comune agli ultimi lavori dello studio, abbandonando quasi totalmente la vena ironico / parodica per concentrarsi su un pathos filo sentimentale fuori luogo, mai supportato degnamente da un cast di residuati del mondo b-movie come Jhey Castles ( Apocalypse Pompeii) e Lane Towsend ( Martian Land) impegnati in improbabili monologhi pseudo-drammatici. E con la comicità non-sense limitata ad un'unica sequenza nella quale compare un ippopotamo gigante realizzato con effetti digitali improponibili, il tasso di risate totalmente assente non arriva in soccorso a giustificare la spesa di novanta minuti minuti della propria esistenza per assistere ad uno scempio di tale bruttezza.

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