Quest’anno, una delle tendenze dei network sembra essere quella della commedia romantica. A to Z, Manhattan Love Story, Marry Me (ma anche You’re the worst, volendo) sembrano puntare tutte allo stesso obiettivo: portare storie alla Pretty Woman o Nottingh Hill in tv, cercando di riscuotere un equivalente successo.
Anche Selfie va in questa direzione e per me è stato una scelta ovvia tra i nuovi show, perché:
- John Cho
- Karen Gillan
- la showrunner Emily Kapnek (autrice di Suburgatory, uno dei miei show preferiti degli ultimi anni, ed evidentemente vittima di un kink per le rosse – I feel you-)
- il riferimento più o meno esplicito a My fair lady, che amo da morire (anche per l’adattamento italiano un po’ folle, devo ammettere).
Il punto di partenza della serie è semplice: Eliza, la protagonista, a causa della dipendenza da social network ha raggiunto livelli di superficialità imbarazzanti e un distacco dalla realtà tale da non accorgersi nemmeno che l’uomo a cui corre dietro è sposato (fatto noto a tutti tranne che a lei). Dopo una pessima figura nella vita reale (ma i sacchetti per il vomito davvero possono bucarsi così? Che orrore!) che in poco tempo diventa un video virale trasformandola nello zimbello di tutti, Eliza decide di affidarsi a un collega specialista di re-branding (Henry) per rilanciare la propria immagine.
Quando, in agosto, è uscito il pre-air, gli spettatori si sono divisi nettamente tra chi lo ha amato e chi lo ha odiato. Io al 95% l’ho amato.
Trovo molto credibile (anche se non originalissimo) che Eliza compensi con un’ossessione per l’esteriorità la propria insicurezza e con un uso compulsivo dei social network la solitudine che le deriva dalla mancanza di rapporti umani profondi.
D’altra parte Henry (ma quanto sono carini insieme?) se da un lato si accorge che non è solo l’immagine di Eliza ad aver bisogno di un reboot ma tutto il suo modo di approcciarsi ai rapporti sociali nella vita reale, dall’altro non capisce i limiti del proprio misantropismo ed eremitaggio. Insomma, i due personaggi devono imparare a venirsi incontro a metà strada, diventando ognuno il catalizzatore della trasformazione dell’altro (un po’ come si vede nel finale) e non vedo l’ora di vederlo succedere!
Ho apprezzato come idee ma penso che dovrebbero essere, per così dire, più “affinati” gli aspetti più sperimentali dello show: il cambio di linguaggio collegato al personaggio che sta parlando (Eliza sfoggia una sorta di internet slang, Henry parla quasi in rima, elementi che rimandano direttamente a My fair lady), la grafica ispirata agli schermi degli smartphone e ai social network, che per me risulta un po’ troppo invadente.
Sono curiosa di vedere lo sviluppo che prenderà la serie, il potenziale c’è e con meno scene come quella iniziale e più momenti in stile “rumore della pioggia” potrei smettere volentieri di rimpiangere Suburgatory.
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