Recensione - Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità di Giovanni Garufi Bozza, a cura di Elisa Vangelisti

Creato il 08 ottobre 2013 da Andrea Leonelli @AndreaLeonelli
Come sempre, scrivo la mia recensione a caldo. E mi sto lisciando il pelo come un gatto. Non so fare le recensioni, in realtà, perché non riesco a essere analitica, quando le emozioni mi escono dallo stomaco e sfarfallano verso l’alto, trascinandomi in un volo immaginario dieci centimetri da terra. Hai ragione sul finale, quando spieghi che il tuo romanzo non è autobiografico. Hai ragione per il semplice fatto che uno come Daniel non esiste. Per forza, è troppo dolce! Quanta dolcezza nei suoi litigi, nelle sue frasi imbarazzate, nella sua angoscia e nella tenerezza dell’impulso dettato dall’amore, da un’emozione che non conosce e di cui si rende conto per la prima volta… che immagini vivide ho visto nella mia mente, mentre descrivevi la scena che risolveva tutto, quando il contatto tra i due ragazzi si faceva “vero”, reale, spezzando i cocci di tre esseri e ricomponendoli in due metà che si sono incastrate perfettamente. Ma la p! erfezione non esiste e questo è ciò che spiega il romanzo. Siamo esseri imperfetti, in ciò sta la nostra bellezza. Siamo capaci di scomporci e ricomporci creando puzzle sempre nuovi, spiazzando persone e situazioni e – a volte – persino noi stessi. Siamo reali e immaginari, vivi e morti prima del tempo, coraggiosi e inutili, incazzati e disperati. E ogni cosa non dura per sempre, anche quando sembra impossibile che possa andare in un altro modo. Ma quello che resta nel cuore, dentro, è impresso come un marchio e non se ne può andare solo perché guardiamo altrove. Vorrei descrivere a modo mio le scene che ho preferito, arricchendole dei particolari che la mia fervida fantasia ha fotografato come istantanee scattate con il cuore. Le emozioni che ho rubato alle pagine di questo romanzo mi hanno colorato l’anima, altro che bianco e nero! Tornando alla realtà, ti ringrazio. Qualcuno sa che anche tu mi hai letta e recensita e ora io sto facendo altrettanto. Magari pe! nseranno che ci siamo messi d’accordo per incensarci a vicenda, ma a me “ onestamente – “nun me ne po’ fregà de meno” (per dirla alla romana… capirete perché leggendolo!). Non posso parlare male di questo romanzo, pur nelle piccole imprecisioni che ho trovato. Ti avevo promesso parecchie domande, cosa che farò in privato. Un appunto di fondamentale importanza che ti faccio è questo (anche perché, altrimenti, spargerei solo miele rischiando di risultare poco critica!): l’elezione del nuovo Papa. Non è scritta male, non è fuori luogo, svolgendosi i fatti a Roma, ma non la trovo utile per il romanzo. Questa è una cosa che avrei eliminato. Non lo rovina, per l’amor del cielo, ma mi ha fatto l’effetto della pubblicità tra il primo e secondo tempo. E – per finire – una tirata d’orecchie: un finale così “libertino” mi ha un po’ indispettito, ma non sei né il primo né l’unico a stuzzicare il lettore… pazienza… vorrà dire che ti tedierò all’inverosimile, finchè non mi scriverai il sequel! Passerò il li! bro senz’altro a mia figlia e lo consiglierò in giro, come faccio con tutti i libri che mi sono piaciuti. È una bellissima storia d’amore e di crescita, reale, viva, dove non tutto va sempre bene, anzi, ma – alla fine – dove tutto serve. Aggiungo i commenti che Giovanni ha fatto alla recensione, dopo avergliela fatta leggere. Mi ha spiegato che il fatto di cronaca narrato è servito come passaggio da una situazione a un’altra, quindi il fatto che io abbia colto questa separazione è voluto. Il commento sul finale, invece, non ve lo posso dire! Spero che un giorno ci penserà lui. Sono sicura che – con la sua sensibilità – sarà in grado di risolvere molto prima di quanto creda.

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