Recensione - Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità di Giovanni Garufi Bozza, a cura di Lorenzo Carbone

Creato il 25 gennaio 2014 da Andrea Leonelli @AndreaLeonelli
L’autore ci da il suo resoconto della vita di una ragazza lacerata in due personalità opposte, che però in qualche modo riescono a convivere per sopravvivere. “Selvaggia” scritto molto bene sopratutto nelle descrizioni dei due protagonisti, Selvaggia appunto e Daniel, ci da uno spaccato psicologico della vita di due ragazzi che in nessun modo si piegano ai cliché della società moderna. La storia si dipana tutta dal fulcro narrativo che consiste nell’incontro di Daniel con una ragazza misteriosa, che sembra avere qualcosa di profondamente diverso dalle altre persone, e nel suo tentativo di conoscerla e quindi conquistarla. Un tema certamente importante è quello delle maschere, che spesso siamo costretti ad indossare per piacere agli altri o per nascondere quello che abbiamo veramente dentro. Giovanni Garufi Bozza ci pone davanti a dei temi importanti quali l’identità, la solitudine, e la riscoperta della vita, infatti sarà uno dei protagonisti durante il romanzo a ricominciare ad apprezzarla dopo il fatidico incontro che cambierà tutte le carte in tavola. L’autore ci fa capire quindi dandoci una serie di spunti di riflessione che viviamo in un mondo in cui tutti per un ragione o per un’altra possono finire per indossare una maschera ed avere esistenze multiple a volte parallele a volte completamente separate. In questo romanzo sembra quasi sia latente un messaggio piuttosto diretto che reciterebbe così «non lasciarti plasmare dagli eventi e dalla società» però poi subito dopo sembra anche mettere all’erta coloro i quali hanno scelto o stanno scegliendo di vivere delle vite parallele. Ne viene fuori quindi che se è vero che giusto resistere alle pressioni esterne della società che tendono ad omogeneizzarci è vero anche che bisogna creare una sorta di equilibrio tra la propria identità e il mondo che ci circonda, che dai personaggi viene raggiunto solo alla fine. Questa storia è quindi un gioco di equilibri e di forze contrastanti che però, come nella vita reale, quasi mai raggiungono il punto di quiete, perché in fondo la vita non è altro che un caos di emozioni e paura dal quale ci può tirare fuori solo l’amore di un’altra persona.

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