Con parecchio ritardo finalmente posso scrivere la recensione di questo libro, da cui è stata tratta una serie tv HBO di cui mi riserverò di parlare in un altro post.
Ambientato a Westeros, continente creato da George R. R. Martin, affettuosamente (si fa per dire) chiamato da molti fan italiani "lo zio Martin", è un'epopea che ha la sua scintilla iniziale alla morte di Re Robert Baratheon e all'ascesa al trono del suo simpaticissimo figlio (uguale sputato a lui, non si può dubitare) Joffrey Baratheon, che scatenerà una lotta non priva di colpi di scena per la conquista del famigerato Trono di spade, seggio del regnante dei Sette Regni forgiato con le spade dei nemici sconfitti in battaglia.
Uno sguardo acuto e preciso in un mondo di corte fatto di sotterfugi e complotti, che poi si allarga includendo le storie di diversi personaggi dislocati nel vastissimo continente. I filoni narrativi sono tre.
I sette regni, in cui incontriamo personaggi come il defunto re che ha perso il suo smalto, la sua fedelissima consorte Cersei Lannister, il cui fratello gemello Jaime è noto con il soprannome di "Sterminatore di re" che è tutto un programma, e il fratello storpio dei due, Tyrion Lannister. Che vi assicuro non ha bisogno di presentazioni e lo capirete da voi. Come dimenticare il nobile (e non troppo intelligente) signore di Grande Inverno, Eddard Stark, con la sua nidiata di figli? Abbiamo il maggiore, Robb il temerario, Sansa la lamentosa, Arya la cacciatrice, Bran il signore dei corvi e Brandon il selvaggio. E non dimentichiamoci di Jon Snow, figlio bastardo del vecchio Eddard. Ma tranquilli, non ve lo dimenticherete perché anche a lui vengono ricordate costantemente le sue origini, tanto nel libro quanto nella serie tv. Io li avrei presi tutti a mazzate sui denti, ma Jon Snow sopporta. Almeno in questi primi due libri non da' segni di reazione.
La barriera, casa dei Guardiani della notte, di cui vi trascrivo il giuramento perché credo che sia una delle parti più poetiche e intense del libro (non so quanta altra poesia incroceremo, quindi teniamocela stretta):
Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò. Io sono la spada delle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sul muro. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte. Per questa notte e per tutte le notti a venire.In questo ameno e gioioso luogo c'è il fratello del genio, Benjen Stark: quando l'ho incontrato mi sono chiesta se i due fratelli (tecnicamente c'è anche una sorella, passata a miglior vita quindici anni prima dell'inizio della narrazione) condividano lo stesso sangue in quanto sono molto, molto diversi. Qui arriva la crème de la crème di Westeros: assassini, ladri e criminali vari ed eventuali che preferiscono unirsi ai guardiani piuttosto che subire la giustizia del regno. Vengono addestrati non si capisce bene per cosa, e congelano in quanto la barriera è posta all'estremo Nord del continente.
Daenerys Targaryen è la principessa sfuggita, assieme con il fratello, al massacro durante la ribellione dell'usurpatore (Robert Baratheon): infatti è l'ultima discendente del casato reale Targaryen, gente biondissima con un'affinità con i draghi, che però si sono estinti da tempo immemorabile e non solcano più i cieli di Westeros. Onestamente è la parte di narrazione che preferisco, questo personaggio ha un'evoluzione rapidissima e coerente e faccio il tifo per lei, la voglio sul trono di spade. Go Daenerys go!