Recensione: SENZA NESSUNA PIETÀ, da Roma un altro (piccolo) romanzo criminale

Creato il 17 settembre 2014 da Luigilocatelli

Senza nessuna pietà, un film di Michele Alhaique. Con Piefrancesco Favino, Adriano Giannini, Greta Scarano, Claudio Gioè, Ninetto Davoli.
Dentro un clan familiar-delinquenziale. Con due cugini allevati come fratelli, diversi e opposti come Caino e Abele. Finché il buono si metterà nei guai per gli occhi belli di una puttana. Storia vista mille volte, ma che funziona ancora bene. Tesa come il prototipo di ogni nuovo noir romanesco, Romanzo criminale. Un vehicle per Favino. Voto 6 e mezzo
A Venezia, dov’è stato presentato nella sezione Orizzonti, ci sono andato con parecchi pregiudizi in testa (sapete, è un film italiano). Invece questo noir alla romana c’ha le sue qualità, ed è meglio di quanto mi aspettassi. Il filone, ormai un genere codificato e riconoscibile, dentro il quale si inscrive è quello di Romanzo criminale, film e serie tv, storie tese e delinquenziali di gente che ha perso l’anima e campa di sesso facile, soldi facili e sporchi. E cocaina, tanta. In una Roma non più accogliente e materna, ma plumbea e spietata, e sempre e inesorabilmente plebea. Un dramma, Senza nessuna pietà, che è anche un melodramma tutto interno a un piccolo clan capitanato da un boss di molti e loschi traffici (Ninetto Davoli, un mito). Con due cugini maschi alfa allevati come fratelli che più diversi non potrebbero essere, e destinati fatalmente a confliggere, uno debosciato e carogna, l’altro un gigante taciturno e sgobbone di buon cuore. Caino e Abele, ancora e sempre. Anche se stavolta sarà il buono a quasi ammazzare il cattivo per difendere dalla sue sgrinfie una giovane prostituta. Comincia la fuga, mentre tutto il clan gli dà la caccia e lo vuole morto. Sì, vero, una storia che abbiamo visto molte volte, a partire da quel prototipo, qui citatissimo, che è Il bandito della Casbah di Duvivier. Ma il film funziona, eccome, nonostante certe semplificazioni nell’andamento narrativo. Fantastico Pierfrancesco Favino (anche produttore) quale omaccione dal cuore d’oro disposto ad ammazzare per i begli occhi di una puttana. Adriano Giannini è la bestia.


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