Recensione: Shadows, di Jennifer L. Armentrout

Creato il 17 novembre 2013 da Mik_94
Buona domenica, amici miei! Questi ultimi giorni sono stati piuttosto produttivi. Dopo aver letto e recensito l'ultimo capolavoro della Rowling, in treno ho iniziato Shadows, il breve prequel della saga Lux. Romanzo che è piaciuto a tutti, ma a me nemmeno un po', purtroppo. Sarà per il prossimo appuntamento con la Armentrout, o almeno spero: ma sì, sono fiducioso. Ringraziando la Giunti per avermi dato modo di leggerlo, vi auguro una splendida giornata. Un abbraccio. Siamo diversi solo in superficie. Ma nell'essenza siamo uguali. Ridiamo delle stesse cose, non abbiamo la più pallida idea di cosa faremo in futuro, non ci piace guardare la tv. E ci piacciono un sacco di dolci. E i nomignoli stupidi. E i nostri cuori battono all'unisono.
Titolo: Shadows Autrice: Jennifer L. Armentrout Editore: Giunti Y Numero di pagine: 176 Prezzo: € 12,00 Sinossi: L'ultima cosa che Dawson Black si sarebbe aspettato era Bethany Williams. Come forma di vita aliena sulla Terra, Dawson e il suo gemello Daemon trovano che le ragazze umane siano... un passatempo divertente. Ma innamorarsi di una di loro sarebbe folle. Pericoloso. Allettante. Irrinunciabile. Bethany viene dal Nevada, e l'ultima cosa che cerca nel West Virginia è l'amore. Ma ogni volta che i suoi occhi incontrano quelli di Dawson si scatena un'attrazione innegabile. E anche se i ragazzi sono una complicazione di cui farebbe volentieri a meno, non riesce davvero a stare lontana da lui. Attratta. Desiderata. Amata. Dawson però nasconde un segreto inconfessabile che non solo può cambiare l'esistenza di Bethany, ma rischia di mettere in pericolo la sua vita. Si può rischiare tutto per una ragazza umana? Si può sfidare un destino inesorabile come l'amore?                                                     La recensione Di Obsidian non ho ricordi fortissimi, vividi, ma ricordi positivi. Ricordi felici, tutto sommato. Mi piace pensare a Jennifer L. Armentrout, infatti, come all'autrice che diede realmente il via alla mia estate 2013. Era il pomeriggio del primo luglio. Sfinito e felice, ero tornato a casa dopo gli orali della maturità e, prima di salire a casa, avevo trovato questo pacchetto nella mia buca delle lettere. Un libro sottile, leggero, spensierato. Come me da quel momento in poi. L'avevo letto nel mio primo pomeriggio in spiaggia da studente e uomo libero. Il sole batteva, il mare era una fresca tavola da surf e il resto era venuto da sé, così, semplicemente. In un baleno l'avevo finito: un urban fantasy su creature che viaggiavano alla velocità della luce, letto alla velocità della luce, per rimanere sempre in tema. E con un disteso sorriso a mille watt, alimentato dalla leggerezza senza peso di un cervello senza più pensieri e dall'ironica guerra tra sessi combattuta – ad armi impari – da un lui e una lei che facevano scintille. Uno stile freschissimo e una passionale e simpatica love story avevano reso quel particolare romanzo non indimenticabile, ma piacevole e spontaneo: cosa non da poco, in un vortice di storie troppo simili in cui, spesso e volentieri, Obsidian aveva corso il rischio di essere risucchiato. Il successo editoriale era garantito. Prezzo accessibile, protagonisti popolari e belli e tutto decisamente in linea con le mode e le tendenze odierne – tra incursioni su Facebook, Twitter e, soprattutto, Blogger. Il secondo e il terzo capitolo, di cui la Giunti Y si è velocemente accaparrata i diritti negli scorsi mesi, sono già chiacchierati e non tarderanno ad arrivare e, nell'attesa, arriva in libreria questo Shadows, un prequel della storia originale, incentrato su due personaggi minori di cui, indirettamente, i lettori avevano già sentito parlare: Dawson Black e la sua ragazza, Bethany. Daemon e Kathy, la passionale coppia che li aveva preceduti, avevano una spiccata personalità e un'alchimia scoppiettante che li rendeva convincenti protagonisti di un intreccio forse troppo, troppo semplice. Loro erano il cuore, il perché della saga: l'unico, credo. Sprovvisto dell'irriverente, pazza e adorabile narratrice di sempre, Shadows perde tantissimo e, a fine lettura, ho avuto l'impressione fastidiosa che Dawson e la sua lei non meritassero un romanzo – o una novella, perché 170 pagine sono un po' poche – tutta per loro. Sono perfettini, buonisti e scialbi, nel senso culinario del termine, proprio: senza sale, senza pepe, senza un gusto deciso. Sono pesanti, melodrammatici e seriosi, se confrontati con i divertenti, autoironici e sexy protagonisti di Obsidian Non sono capaci di dissimulare e mettono a nudo una struttura di base fragilissima, effimera, che – senza l'arma a doppio taglio di un umorismo brioso e sornione – è praticamente attaccabile, inerme, sprovvista delle difese necessarie per tenere a bada il cattivo e brutto recensore di turno. Le somiglianze con il più noto Twilight sono insostenibili, troppe, ostentate nemmeno tanto intelligentemente da un'autrice che, insieme ad altre colleghe arricchitesi d'un tratto, sembra non ricordare il significato di una parolina che fa più o meno rima con miraggio, coraggio... formaggio?! Dio mio, non ho idea da dove mi sia uscita, che squallore... Chiedo perdono: mi riferivo a plagio, ovvio. Lei cade, rischia di scivolare sul ghiaccio e lui la salva: ok, cose che capitano. Ma lei ha anche gli occhi nocciola, i capelli castani e lui è – ovviamente – bellissimo, tenebrosissimo e dalla segreta natura luccicante: vi ricorda qualcosa, questo? Si conoscono tra una lezione e l'altra, si dilettano con il trekking (ma perché non ci sono più gli hobby di una volta? E le mezze stagioni?), incontrano le loro reciproche famigliole allargate e, dopo un paio d'appuntamenti, è già vero amore. Un amore proibito: specificarlo è superfluo. Proibito innamorarsi, secondo i fratelli di lui; proibito sbaciucchiarsi, secondo la mamma di lei – un'ex Teen Mom rimasta incinta di Bethany prima del provvidenziale avvento di MTV. Il gemello ribelle, Daemon, compare spesso e, qui, non appare antipatico ma con stile. Appare antipatico e basta. Per fortuna c'è Dee, colei che – tra i tre fratelli Black – ha impiegato più tempo ad uscire dal ventre accogliente e presumibilmente viscido di mamma alieno: la cocca di casa.  Spontanea, pimpante e acuta come sempre, soprattutto quando – insieme a me – rimane scioccata dalla descrizioen di come l'umana Bethany abbia scoperto il loro segreto di famiglia. A metà del racconto, i preliminari tra Dawson e Bethany vanno a finire maluccio, infatti: non vi intrattengo con quella cameratesca storia delle “basi” che non comprendo e che non ho mai compreso, ma sappiate questo: la cosa più imbarazzante che possa capitare a un sedicenne alieno non è l'eiaculazione precoce. Dawson Black, in quei delicati momenti, si accende... Boom. Come un lampione... Bang. Come un faro-umano-abusivo costruito in camera da letto. Edward, in una foresta nebbiosa, aveva rivelato a Bella, dopo un lungo e vagamente inquietante sproloquio su leoni e pecore, di essere un vampiro: leggendolo prima di aver visto Pattinson in azione, avevo pensato all'affascinante Lestat e all'eterno Dracula. Quando Dawson rivela a Bethany, con lo stesso tono sussurrato e cospiratorio, di essere un alieno, io ho pensato a Stitch. Uno Stitch con il ciuffo biondo, i pantaloni color cachi e le camicie a quadrettoni del James Van Der Beek di Dawson's Creek. Che immagine! Sarà il subconscio che gioca brutti scherzi (ogni tanto) o sarà una mini-trama che, scricchiolando rumorosamente (sempre), lascia disperdere nell'aria qualsiasi eventuale magia. Il primo, ammiccante, conosceva le regole della risata facile. Il prequel, invece, fa ridere quando e dove non dovrebbe – stanco, frettoloso, scritto tanto per... - e non rischia di venire a noia soltanto per l'esiguo numero di capitoli complessivi e per uno stile che, anche se scarno e impersonale rispetto ai fuochi d'artificio dell'altro volume, scorre; almeno quello. Sembra scritto da un'altra persona. Da una fan tutta occhi dolci, cuori, sospiri e zoom ossessivi sugli occhi belli dell'aspirante modello D&G di turno. Il lato positivo del romanzo, dal mio punto di vista, è senz'altro il finale: triste il giusto, vagamente inaspettato, sbrigativo come il resto. Un finale che, grazie ad alcuni dialoghi tra Kathy e Daemon in Obsidian, avrei già dovuto conoscere bene, ma che – per fortuna o per sfortuna, dipende dai punti di vista – non ricordavo. Voi lo sapete: le cose tragiche mi fanno un certo effetto e, quasi quasi, avrei dimenticato gli errori che costellavano tutto il resto. Ma proprio quasi, quasi, quasi. Shadows, ahimè, ha la pecca di essere eccessivamente elementare. Carino, e chi lo nega?, ma di dubbia utilità. La Meyer – onnipresente nel romanzo, onnipresente nei miei riferimenti di oggi – aveva il suo superfluo La breve seconda vita di Bree Tanner. La Armentrout ha avuto questo trascurabile Shadows, alias Il primo breve amore di Dawson Black. A ognuno il suo. La curiosità di leggere Onyx, per fortuna, non è evaporata del tutto. Ma se avessi cominciato con questo prequel, temo che il rapporto tra me e l'autrice sarebbe finito qui: inconcludente, rapido ed indolore. Il mio voto: ★★ 

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