Recensione: Silver, di Kerstin Gier
Creato il 13 marzo 2014 da Mik_94
Titolo:
Silver
Autrice:
Kerstin Gier
Editore:
Corbaccio
Numero
di pagine: 323
Prezzo:
€ 16,40
Sinossi:
Porte
con maniglie a forma di lucertola che si spalancano su luoghi
misteriosi, statue che parlano, una bambinaia impazzita che si aggira
con una scure in mano... I sogni di Liv Silver negli ultimi tempi
sono piuttosto agitati. Soprattutto quello in cui si ritrova di notte
in un cimitero a spiare quattro ragazzi impegnati in una inquietante
cerimonia esoterica. E questi tipi hanno un legame con la vita vera
di Liv, perché Grayson e i suoi amici sono reali: frequentano la
stessa scuola, da quando Liv si è trasferita a Londra. Anzi, per
dirla tutta, Grayson è il figlio del nuovo compagno della mamma di
Liv, praticamente un fratellastro. Meno male che sono tutti
abbastanza simpatici. Ma la cosa inquietante - persino più
inquietante di un cimitero di notte - è che loro sanno delle cose su
Liv che lei non ha mai rivelato, cose che accadono solo nei suoi
sogni. Come ciò possa avvenire resta un mistero, esattamente il
genere di mistero davanti al quale Liv non sa resistere..
La recensione
Lo
dico? Lo dico, dài. Quanto mi sta antipatica Kerstin Gier. Ora,
ragionevolmente, starete pensando: “Ma chi, la stessa Kerstin Gier
di Red, Blue e
Green – così frizzante,
spassosa, autoironica, divertente?”. Già, proprio lei.
Parlo – e lo specifico – non avendo letto l'acclamata Trilogia
delle Gemme: l'atrocità e il
kitsch del film Rubinrot avevano
ucciso qualsiasi mia intenzione; peggio di quanto faccia, in estate,
l'implacabile carta moschicida con gli insetti. Mi era bastato il
film, mi ero fermato felicemente al
film. Poi, dopo due chick-lit, a qualche anno dalla sua famosa
trilogia fantasy, eccola in libreria con il primo volume di una nuova
serie. Il tema: i sogni. Interessantissimo è dire poco. E poi quella
copertina così dark – con la solita ragazza in abito lungo di
spalle (tutte timide queste modelle?) e i soliti scenari desolati –
aveva fatto il resto. Amo le congetture sui sogni, le modelle troppo
fighe per offrire un primo piano del loro bel faccino a noi
spregevoli mortali, gli inquietanti cimiteri inglesi pieni di rovi e
antichità. Trecentoventi pagine dopo, eccomi qui. Presente
all'appello, ma poco entusiasta. Pochissimo. Silver...
com'è, questo Silver?
E' un classico racconto urban fantasy, scritto secondo uno stile che
vorrebbe essere innovativo. Dico vorrebbe
non a caso: perché – pur stemperando le atmosfere gotiche e i
misteri più neri con un tono da commedia rosa – il risultato,
almeno per me, lascia un tantino a desiderare. Immaginate una
risaputa storia di evocazioni, riti e sacrifici umani raccontata
dalla voce naif e fresca di una sedicenne: carina come cosa, vero?
Immaginate, adesso, la stessa risaputa storia di evocazioni, riti e
sacrifici umani raccontata dalla voce di un'autrice quasi
cinquantenne che si finge sedicenne, e naif, e fresca come una
rosellina di bosco: meno carina, la cosa. Decisamente. Una delle
poche note positive di questo romanzo starebbe proprio nella
protagonista, la “buffa” Liv, ma è proprio lei a mancare di
credibilità. Ha i tratti della caricatura: lei che è bella, ma
anche bruttina. O meglio, lei che è una nerd occhialuta, ma che
quando si toglie gli occhiali si scopre uno schianto. Domanda al
volo: ma perché, se io mi tolgo gli occhiali, mi scopro soltanto
cieco come Ray Charles? Lei può. Perché è imbranata, ma è anche
cintura nera di kung fu. Cita film e romanzi di nicchia, ma
immancabili sono le perle di saggezza del suo sapiente istrutture di
arti marziali. Che ovviamente sarà vecchio e assennato come il
mitico Genio delle Tartarughe e avrà un nome giapponese alla Jackie
Chan.
Il lato positivo è che non si prende mai sul serio, ma io –
insieme a lei – non ho preso sul serio nemmeno per un secondo la
storia che mi raccontava: una specie di Raven Boys per
gli spettatori di Dora L'Esploratrice,
tipo. I Boys di turno
costituiscono un quartetto pressoché inestricabile e
indistinguibile. Tra loro, sono indistinguibili. E come sono? Tutti
belli, ovvio. Capelli biondi, gambe lunghe, sorriso storto, occhi non
semplicemente castanti, ma del colore delle Mou.
No, non Le Mucche fanno Muuu,
ma le caramelle. Quegli yogurt per bambini sono il mio piacere
segreto per eccellenza, non fraintendetemi, ma uno sguardo a chiazze
bianche e nocciola non sarebbe particolarmente allettante nemmeno per
la nostra Liv. Penseremmo tutti a una rara e grave forma di cataratta
e pregheremmo di evitare un mega-apocalittico contagio. Per
trecentoventi pagine, dall'inizio alla fine, mi sono chiesto: “Ma
questa Liv ci è o ci fa? Ma la Gier ci è o ci fa?”. Propendo per
il “ci fa”, io. Lei – in maniera furba, nascosta, scaltra –
finge un'allegria che non possiede e s'improvvisa cabarettista con un
umorismo che, forzato e poco naturale, non ho trovato per nulla
divertente. Silver mi
è sembrato studiato a puntino. In maniera stucchevole e irritante.
E' un mio problema: più ti fai l'amicone, più mi fai venire
l'orticaria. L'autrice elemosina risate e sorrisini divertiti a tutti
i costi e, per accattivarsi i più giovani, indossa i panni di una
quindicenne un po' nomade che non esiste. Io ho visto lei che si
fingeva, in maniera non così brillante, la quindicenne in questione.
Come quando i genitori, per un'inquietante forma di cameratismo che
mi sfugge, usano “Ganzo”, “Scialla”, “Fa il panico” e le
emoticons su Whatsapp per sentirsi gggiovani
dentro.
Dopo le sue vecchie e fortunate esperienze, la scrittrice
tedesca ritorna – con i suoi personaggi – nell'uggiosa Londra,
con un volo “solo andata” proveniente dalla Germania. Ecco,
Londra è assente. Non ci sono i soliti luoghi comuni, ok, ma non ci
sono nemmeno informazioni di nessun tipo. La Gier è convinta che
tutti gli inglesi abbiano nomi pomposi e cognomi dall'aria nobile e
che i tour notturni presso il cimitero di Highgate siano più alla
moda delle foto sorridenti a Piccadilly Circus. A portare la
protagonista a Londra è la mamma: dove non si va, per la famiglia.
Mamma che, con una comune laurea in letteratura inglese, viaggia più
degli U2 in tour. Ha insegnato in tutt'Europa e anche in Africa.
Grazie a una laurea in let-te-ra-tu-ra inglese, eh. Professori e
precariato non dicono niente alla cara Kerstin, suppongo. Nella nuova
scuola, che ha un'organizzazione più confusionaria e fantasiosa di
quella della mia università, i soliti personaggi, il solito ballo
d'autunno e colei che sa tutto e vede tutto: l'invisibile Secrecy. Il
finale di Gossip Girl ha
turbato la psiche di qualcuno... E' nella nuova casa, però, con il
suo nuovo fratello nella stanza accanto, che Liv inizia a fare strani
sogni. Questa, forse, è l'unica cosa che mi sia andata a genio per
davvero. Ogni persona ha la sua porta e i suoi sogni e Liv, in un
corridoio lunghissimo, a destra e a sinistra, può vedere le porte
personalizzate delle persone che le sono accanto. Basta conoscere la
parola d'ordine, possedere la chiave, per accedere ai sogni intimi
dell'altro. E se qualcuno volesse proteggere i suoi segreti con
l'omicidio? In questi pochi momenti, l'avventura della protagonista
mi è piaciuta: una curiosa Alice, quasi, al cospetto delle infinite
e colorate porte del magnifico Monsters & Co.
Non scontato il piacevole colpo di scena inserito alla fine; peccato,
solo, che alla pagina successiva il ragazzo di turno mi pronunci una
frase come “Il mio sogno sei sempre stata tu!” per farmi cascare
le braccia e, di conseguenza, il libro dalle mani. Poi finisce e ti
rendi conto di non sapere niente di niente su questa nuova, ennesima
saga. Può suscitare curiosità, questo; a me ha dato fastidio e
basta. Silver ha idee
interessanti, ma uno sviluppo banalissimo che – di tanto in tanto –
annoia pure. A me, soprattutto, ha annoiato il tono sempre giulivo,
querulo, artefatto e (s)piacevolmente sopra le righe della sua
autrice. Ho scoperto che non fa per me. No.
Il
mio voto: ★★
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