Questa sera finalmente ho potuto assistere all proiezione di questo attesissimo ventitreesimo capitolo di una saga oramai giunta ai 50 anni, una saga che ha saputo evolversi e adattarsi alle nuove generazioni senza mai rimanere antica e fuori moda, Skyfall sembra essere proprio la conferma a queste parole.
Se devo essere sincero personalmente non mi son mai ritenuto un vero e proprio fan della saga James Bond, il motivo forse può ricadere nello snobbismo o nella semplice incredulità in un progetto lungo tanti anni, ma l'ingresso nel cast come protagonista di Daniel Craig mi ha spinto a provare l'approccio e da quel Casinò Royale tutto è cambiato, l'amore è sbocciato.
Sam Mendes ha voluto portare molto della sua esperienza nel suo 007, l'approccio del regista è sembrato molto legato alla classicità della saga, ma allo stesso tempo molto innovativo, per la prima volta infatti si vede un James Bond in ginocchio, in difficoltà emotiva e fisica, un personaggio pronto a rialzarsi per risorgere e tornare a combattere.
In questo Skyfall soffre o giova (a voi la scelta) di molte influenze cinematografiche, nella visione complessiva del progetto infatti pare di rivedere, in maniera più soft, il lavoro di Christopher Nolan fatto con Batman, un personaggio oramai finito che ritrova la forza per tornare a lottare per quello che crede, un lavoro questo di Mendes che è sembrato più che giusto visto gli anni che questa saga aveva oramai sul groppone, il cambio di marcia era inevitabile.
Un'evoluzione che però non può che trovare anche qualche punto negativo, Skyfall per certi aspetti è sembrato voler emulare Mission: Impossible (in piccole dosi chiramente), Bond (Daniel Craig) e Ethan (Tom Cruise) sembrano due personaggi usciti dalla stessa agenzia governativa, entrambi soli con un piccolo team atti a fermare il cattivo di turno pronto a sdoganare la lista degli agenti sotto copertura, una sorta di dejavu non credete?
Piccola critica a parte pare comunque che Mendes nonostante la grande pressione sulle sue spalle abbia assolto positivamente alla sua missione, traghettare il personaggio di James Bond da una generazione all'altra senza mai perdere il contatto con ciò che Bond rappresenta per il genere spionistico, puro stile.
Passando al cast, non si può non parlare di Daniel Craig, terza volta per lui nei panni dell'agente 007, oramai sembra aver preso definitivamente confidenza col personaggio riuscendo a trasmettere le caratteristiche principali del protagonista del romanzo di Ian Fleming.
Il villain di turno è interpretato da Javier Bardem, il suo Silva è una vera sorpresa, a prima vista non sembra avere quel calibro capace di riuscire a tenere testa ai grandi del passato come Goldfinger e Blofeld, ma essendo egli un personaggio dall'oscuro passato tende ad appassionare e non poco.
Javier Bardem ricopre benissimo un ruolo difficile e come detto misterioso, chiaro che dopo averlo visto come villain in Non è un Paese per Vecchi ci si aspetta un tipo meno raffinato e più rozzo, ma Silva gli si addice a pennello e forse risulta molto più appropriata la scelta di non mettere lo scontro con Bond sul fisico.
Difficile apprezzare al meglio il ruolo della Bond Girl, la bella, ma senza esperienza Berenice Marlohe regala al pubblico il suo corpo statuario, il suo sguardo seducente, ma nulla più, il suo primo ruolo nel cinema che conta sembra risultargli molto scomodo e lo si vede nelle poche scene in cui recita.
In conclusione posso affermare che Skyfall continua una strada intrapresa con Quantum of Solace e Casinò Royale ovvero quella di un James Bond più fisico, ma soprattutto più umano nonostante la glacialità del suo interprete, un agente che resiste negli anni e regala anche al pubblico moderno quell'aspetto regale che ha contraddistinto la saga negli anni.
di Frenck Coppola