Recensione: Sogni di sangue di Lorenza Ghinelli

Creato il 26 luglio 2014 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Stavo dando uno sguardo alla mia libreria alla ricerca di un libro di cui avessi voglia di parlare e ho trovato “Sogni di sangue” L’ho letto l’anno scorso, appena uscito, ed è stato abastanza strano, quindi ho deciso di recensirlo per parlarne con voi.

  • Titolo: Sogni di sangue

  • Autore: Lorenza Ghinelli

  • Casa Editrice: Newton Compton Editori
  • Data pubblicazione: Luglio 2013
  • Pagine: 124
  • Genere: Thriller (Romanzo breve)
  • Trama: Enoch ha tredici anni ed è costretto a portare dei tutori di metallo che lo rendono facile bersaglio delle prepotenze dei suoi coetanei. Eppure, quando si addormenta, diventa più letale di una legione di demoni. Cosa accade mentre dorme? C’è forse un legame tra i sogni di Enoch, la sparizione del suo peggiore aguzzino e il ritrovamento di uno strano ciondolo risalente all’antico Egitto? Chissà se Dorotea, la madre di Enoch, donna algida e imperturbabile, con una passione viscerale e morbosa per le scienze occulte, conosce il suo segreto. Persino la loro casa nasconde un mistero, mentre tanti altri brulicano e strisciano lungo le fogne della città…

Opinione personale:

Ho comprato Sogni di Sangue per caso: era Agosto, e quindi era una novità assoluta, ed era un’edizione a soli 0,99€. Non conoscevo affatto l’autrice, ma la trama sembrava interessante: varie storie che si intrecciano, proprio come piace a me. Sembrava interessante, ma in realtà non lo è stato: Enoch, tredicenne costretto a vivere con tutori di metallo al posto delle gambe, è vittima di atti di bullismo, e si vendica in modo insolito e forse anche involontario, con sogni che scopre essere veri la mattina dopo. Nelle prime pagine si dovrebbe entrare in contatto con le sensazioni di Enoch, la sua rabbia, la sua frustrazione, e invece la narrazione è impersonale, a tratti quasi fredda. Lascia molto, troppo, spazio all’immaginazione, perché è poco descrittiva. La sua vendetta ha inizio dopo un episodio (che non vi anticipo), nel quale il ragazzo trova un ciondolo, risalente all’antico Egitto, che cambierà appunto il corso della storia. La trama è quindi interessante e originale. Ma ho trovato che sia stata sviluppata malissimo: l’autrice descrive bene alcuni personaggi, per esempio i bulli coetanei di Enoch, entrando nelle loro case e nelle loro vite, ma senza uno scopo, in quanto, la loro effettiva presenza nella storia è quasi soltanto quella di comparse: potevano essere dei semplici ragazzi senza nome che incontrano il ragazzo per caso. Mi è sembrato che volesse quasi allungare la storia, che altrimenti si sarebbe potuta limitare a una trentina di pagine. Al contrario, Dorotea, madre del protagonista, sembra quasi avere un ruolo marginale per tutta la storia, quando nelle ultimissime pagine si scopre che lei è la responsabile della maggior parte delle vicende, e non si capisce il perché: non c’è un riferimento al suo passato, agli eventi che l’hanno portata ad essere una creatura non del tutto umana.
Animali come coccodrilli, scarafaggi e topi, s’inseriscono negli eventi, nel tentativo forse di creare un’atmosfera inquietante e mistica, ma senza un risultato soddisfacente.
Se devo dire la verità, voltata l’ultima pagina, sono andata subito a cercare su internet l’esistenza di un sequel, che invece non esiste. Va bene lasciare il lettore con delle domande in sospeso, ma così è veramente esagerato e confusionario.
Inoltre ho letto il libro in pochissime ore (c’è da dire che non è molto lungo), perché una pagina dopo l’altra aspettavo che le cose si facessero più chiare, mentre le domande si accumulavano: arrivata alla fine ci sono rimasta malissimo, anche abbastanza innervosita.
Il linguaggio è molto semplice, a tratti volgare, con dialoghi frequenti, uno stile che non mi piace molto. Ci sono poi occasionali frasi suggestive inserite però malissimo, anche nella bocca dei cosiddetti bulli, che un attimo prima si esprimevano in modo volgarissimo.
Ovviamente tengo conto della lunghezza, in quanto romanzo breve, ma corto non è necessariamente equivalente di senza un finale.
Lo sconsiglio vivamente, non credo valga la pena leggerlo. In una parola: inconcludente.

…e non sa perchè ma gli vengono alla mente i sommozzatori che sul fondale ridono, ridono e ridono, fino a strapparsi il boccaglio e morirne. Ebbrezza da alti fondali, la chiamano. Narcosi da azoto.

Il mio voto:

L’autrice:
Lorenza Ghinelli: è nata a Cesena nel 1981. Laureata in Scienze della Formazione, ha conseguito presso la Scuola Holden di Torino il Master in tecniche della narrazione e oggi collabora con la scuola come docente. È autrice di racconti, poesie, opere teatrali e cortometraggi. Ha lavorato come editor e sceneggiatrice. Ha pubblicato nel 2011 Il DivoratoreLa colpa, è stato finalista al Premio Strega 2012. 


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