Il Barone Giordani rimane esterrefatto quando una sconosciuta si presenta alla porta di casa sua affermando di aspettare un figlio da lui. Vito quella giovanissima ragazza non l'ha mai incontrata! Chi diavolo è quell'estranea dall'aspetto seducente che dice di chiamarsi Virginia? L'uomo ha fondati motivi per sospettare che si tratti di una ricattatrice. Sdegnato da quelle che per lui sono menzogne del tutto gratuite per estorcergli denaro, mette alla porta la giovane, che scompare senza lasciare traccia. Ma le parole e le accuse di lei non scompaiono altrettanto facilmente dalla sua mente. Assalito da una ridda di dubbi che vorrebbe chiarire con la diretta interessata, Vito cerca di rintracciare Virginia per dare un senso a quella storia assurda nella quale è stato coinvolto. Ritrovarla non sarà facile come immagina, e neppure ricredersi sulle proprie convinzioni. A spingerlo verso l'orgogliosa Virginia è un qualcosa che il barone stesso non sa definire, e che gli farà scoprire la forza di una donna che gli insegnerà che cosa significhi amare veramente qualcuno fino in fondo.
Non so come mai mi sia sfuggito questo storico pieno di suspance e di una passione leggera che colpisce ogni riga che ho letto.
Virginia ha scoperto di essere incinta e vorrebbe aiuto dal padre del piccolo, peccato che Vito non si ricordi di lei e sembra essere sicuro di non esserne il padre. Virginia è una donna coraggiosa e combattiva mentre Vito è un uomo arrogante e irritante, non la riconosce nemmeno e pensando che sia una mera donna di facili costumi in cerca di un facile guadagno, Virginia decide di andarsene e provvedere a se stessa da sola.
Non era stata la sbadataggine a farla finire sotto la carrozza: era sconvolta per come l'aveva trattata Vito, e non si era curata di nulla, mentre s'incamminava, all'infuori del lacerante dolore che le spezzava il cuore.Emise un prolungato, sfinito sospiro, sforzandosi di recuperare quella calma che secondo il dottore le era tanto necessaria. Calma! E dove trovarla? Tralasciando la pena provocata dal mortificante colloquio con Vito, era talmente impaurita dal futuro da esserne sopraffatta. Quale miserabile avvenire si prospettava per lei e per suo figlio? Che ne sarebbe stato di quel bambino che nemmeno il suo stesso padre voleva? Poteva bastargli l'amore di un genitore, per quanto smisurato fosse?
Lei sapeva cosa significava non ricevere affetto paterno. Leandro Visconti, suo padre, gliene aveva dato ben poco, riservando dedizione e attaccamento al figlio maschio, Giacomo, che era cresciuto egoista e viziato al punto da non curarsi di nient'altro che di se stesso. Solo sua madre non aveva fatto parzialità tra i propri figli, amandoli in uguale misura. Morta lei, vivere con quei due era stato a dir poco difficile, tanto che, per sottrarsi alle angherie di un padre che la sopportava a malapena, aveva segretamente deciso di trasferirsi altrove nel momento stesso in cui fosse stata in grado di provvedere al proprio mantenimento. Quella legittima aspirazione era stata polverizzata dall'irrompere nella sua vita dell'arrogante barone Giordani.
Alcuni passaggi che difficilmente riesco a dimenticare riguardano soprattutto il personaggio di Vito.
Primo fra tutti i dubbi che si formano in Vito, al rifiuto di Virginia del compenso offerto, allo stato d'animo perfettamente descritto dalla Camocardi, quando Virginia viene rapita oppure quando Vito viene rifiutato in ospedale e di conseguenza alla sparizione di lei.
Altri punti di forza sono il coraggio e la giovinezza della protagonista, come anche l’eterna rivalità fra la lei e la suocera, perché Virginia combatte con tutte le sue forze per ottenere l’amore di Vito. La suocera nobildonna forte e determinata che prova un sentimento quasi morboso per il suo primogenito.
In questo “scontro” ho apprezzato molto come Virginia riesce a non perdersi d'animo e a tenere testa alla suocera che cerca di metterla in cattiva luce agli occhi del suo amato. L’autrice è riuscita a delineare la nobildonna in ogni sua piccola sfumatura “acida”, rendendola insopportabile agli occhi del lettore.
Altro protagonista davvero notevole è Curzio, fratello di Vito: tenace, affidabile e simpatico, è l’unico che si schiera a fianco della cognata nei conflitti familiari che si scatenano in villa Giordani.
In conclusione se “amate il rischio” e siete alla ricerca di un romanzo leggero, leggibile e senza grosse pretese allora fate pure.