Recensione Special – 7° Piano di Åsa Grennvall

Da Strawberry @SabyFrag

Pubblicato da Hop! Edizioni, 7° Piano è un graphic novel che racconta una storia difficile e dolorosa, ma proprio per questo importante e che tutti dovremmo leggere. Il settimo piano è quello più in alto, ma anche il più lontano dal mondo, dove è facile sentirsi persi e soli, senza appigli a cui aggrapparsi per evitare lo schianto. Dove si nascondono orrori e segreti terribili da cui poter sfuggire solo cercando quella via di fuga che troviamo dentro di noi. Una storia di violenza e dolore, che lascia cicatrici profonde anche quando il riscatto è in atto e la rinascita sembra possibile. Ma le ferite restano lì, come monito per tutti, anche per te che credi di essere al sicuro nella tua vita, nel tuo amore, nella tua casa ai piani alti.

Titolo: 7° Piano
Autore: Åsa Grennvall
Anno: 2014
Editore: Hop! Edizioni
ISBN 9788897698159

Åsa Grennvall ha creato Settimo Piano (Sjunde Våningen) nel 2002, quando ancora non si credeva che esistesse una questione femminile e soprattutto una questione di violenza sulle donne: ma dai, non avete forse ottenuto tutto quel che volevate? Non avete la parità? Non siete libere? Non lo eravamo, non lo siamo. Nè lo sono gli uomini, nè lo è lo spaventoso Nils di questa storia, prigioniero del suo terrore di carnefice. Åsa ha la fortuna (che dovrebbe essere diritto) di incontrare le persone giuste, i poliziotti empatici, i familiari attenti, e di liberarsi. E nonostante questo la sua identità è andata in pezzi, dice, e non sa come ricostruirla. Siamo stati, tutti e due, marchiati a vita, dice ancora. Bisognerebbe cominciare prima, penserete una volta chiuso il libro.”

Loredana Lipperini - Prefazione

7° Piano è la storia di Åsa, giovane studentessa di Belle Arti, che crede di vivere un periodo splendido della sua vita: studia ciò che le piace e segue le sue passioni, ha tanti amici, si sente per la prima volta nella vita integrata e mai esclusa. Poi una sera, durante una festa, incontra Nils e la ragazza crede di aver ormai raggiunto la felicità. Un ragazzo che le piace e da cui è contraccambiata, che la desidera, la riempie di complimenti, la fa sentire come non si è mai sentita nella sua vita: voluta, protetta, amata. Solo che un giorno Nils ha uno scatto di rabbia e le dice che tutte le ragazze che si truccano sono delle puttane. Che non dovrebbe indossare piercing e nemmeno tingersi i capelli. Si arrabbia ancora perché lei è voluta rimanere alla festa quando lui voleva andare via. E si arrabbia di più perché nella stanza di Åsa ci sono ancora tutti gli oggetti, i libri, i cd che appartengono alla sua vita di prima, prima che incontrasse lui. E così vanno a vivere insieme, Åsa e Nils, e lei per lui abbandona tutto: vita sociale, amici, opinioni, gusti, storia personale.A  poco a poco, Nils, la cui gelosia è ormai sfociata in un vero e proprio delirio narcisistico, annienta l'identità di Åsa la quale, nella sua mancanza di fiducia in se stessa, nella sua paura di perdere qualcosa che all’inizio le era sembrato un sogno, nel terrore di tornare a sentirsi come prima, sola e non amata, incapace di essere sufficiente a se stessa e di volersi bene, accetta tutto, anche se la vocina dentro di lei le dice che è sbagliato, eppure continua ad accettare, come se fosse il prezzo giusto da pagare per non essere soli. Ben presto, la violenza psicologica diventa violenza fisica e quella finestra al settimo piano diventerà testimone dei pensieri più cupi che la ragazza sarà in grado di fare, in preda a una disperazione sorda che, tuttavia, non riesce ad allontanarla da quella vita, da quelle mura in cui è prigioniera. Åsa osserva la sua vita come attraverso una lente distorta e anche quando la realtà si palesa in tutta la sua drammatica verità, la paura e la convinzione di non essere più nulla al di fuori di quella relazione malata la convincono a resistere e, cosa più grave, a desiderare di porre fine alla sua vita. All’ennesimo caso di violenza, in quella macchina divenuta camera di tortura, qualcosa scatta in Åsa. Il momento di dire NO è arrivato, così come il coraggio per andare via da quella casa, da quella vita, e denunciare tutto. Sarà l’inizio per Åsa di un percorso di ricostruzione del proprio IO, andato in mille pezzi da anni di brutture e sofferenze, e di una rinascita iniziata quella notte con il primo atto d’amore verso se stessa.

“Regola numero 1: se ti picchia anche solo una volta, lascialo. Regola numero 2: se ti picchia anche solo una volta, lascialo.”

7° Piano, scritto nel 2002, è il racconto autobiografico della illustratrice e fumettista svedese Åsa Grennvall che ci narra la sua storia, quella di una coppia apparentemente innamorata e felice, ma che dietro la facciata perfetta nascondeva una terribile vicenda di violenza. Un racconto che fa male, sempre di più, di tavola in tavola, eppure, nonostante l’angoscia e il dolore, senti allo stesso tempo l’urgenza e la necessità di leggere la storia di Åsa, mentre ripensi a tutte quelle storie che continui a sentire al telegiornale o a leggere sui quotidiani. Lo stile di Grenvall è semplice, naif; mi ha ricordato quello di Marjane Satrapi, ma ancora più essenziale. Tale linearità, però, non sminuisce il messaggio che il suo tratto veicola, ma anzi è funzionale alle tematiche rappresentate e riesce a mettere in risalto tutti i dubbi e le paure di Åsa – come quegli occhi quasi scarabocchiati, più simili a vertigini in cui la ragazza sembra annullarsi, che lasciano il lettore alienato e in preda agli stessi incubi della protagonista – ma anche il faticoso momento della riconquista del proprio sé, cammino non ancora terminato e che non è mai semplice per chi si porta dietro cicatrici come le sue.

La storia di Åsa è quella di molte altre donne che hanno vissuto il suo stesso inferno. Qualche tempo fa vi parlai di Lucia Annibali, una ragazza brutalmente sfigurata da quello che era il suo compagno, che ha rischiato la morte più volte e la cui vita non sarà più la stessa. Lucia ha trovato la forza di ricominciare e così fa anche Åsa, ma non tutte le vittime di tali violenze riescono a trovare la forza necessaria. Leggendo 7° Piano ho ripensato a lei e ho realizzato, ancora una volta, quanta esigenza ci sia nel nostro Paese di parlare di questo argomento, oggi più che mai. In Italia nel 2013 sono state 128 le donne uccise da coloro che promettevano di amarle e 1504 le vittime di abusi domestici. Nella postfazione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International che supporta e consiglia questo libro, si legge:

“Ciò che accade all’interno delle mura domestiche riguarda tutte e tutti. Riguarda le istituzioni, che hanno il dovere di proteggere, prevenire e punire, ridando alle donne la fiducia e la voce. Riguarda i mezzi di comunicazione, che devono abbandonare le rappresentazioni stereotipate che rafforzano sentimenti di dominio e possesso degli uomini sulle donne. Riguarda le organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International, le cui campagne per il rispetto dei diritti delle donne devono essere sempre più efficaci.”

Le storie come quella di Åsa o di Lucia ci sono più vicine di quanto crediamo. Voltare lo sguardo, far finta di nulla e continuare con la nostra vita non è la soluzione. Perché davanti a quella finestra al settimo piano potremmo esserci tutti, nessuno escluso. In un mondo in cui la fragilità è un errore e l’esclusione la giusta condanna, tutti siamo a rischio, nel nostro perenne desiderio di essere amati, non importa da chi e come, purché sia possibile avere la sensazione di esistere per qualcuno, incapaci di vivere per amore di noi stessi.

“La storia raccontata in questo graphic novel andrebbe letta da tutte le donne, anche da coloro che non hanno mai subito violenza, e da tutti gli uomini, anche quelli che mai, no davvero. Perché non è così. Perché la violenza non è faccenda che riguardi gli altri, sia che la si subisca sia che la si infligga. È una possibilità che esiste dentro ciascuno di noi, specie nella fragilità feroce di questi anni, in cui l’abbandono è un orrore da cui difendersi, sia accettando la catena, sia legandola attorno al collo dell’altra” (Loredana Lipperini)

Hop! donerà ad Amnesty International Italia 1,00 euro per ogni copia acquistata direttamente dall’e-shop del suo sito www.hopedizioni.com.


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