Titolo originale: Stoner
Autore: John Williams
Casa editrice: Fazi editore
Pagine: 332
Prezzo: 14,88€ (su Amazon)
ISBN: 978-8864112367
Trama
William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarantanni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l'autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. È il caso che abbiamo davanti. (Dalla postfazione di Peter Cameron)
Autore
John Edward Williams (Clarksville, 22 agosto 1922 – Fayetteville, 3 marzo 1994) è stato un romanziere, poeta e accademico statunitense, vincitore di un National Book Award per la narrativa nel 1973. Nato in una famiglia di modeste condizioni economiche, si iscrisse all'Università di Denver solo dopo la fine della seconda guerra mondiale alla quale prese parte in qualità di sergente delle United States Army Air Forces in India e in Birmania dal 1942 al 1945. Si dedicò agli studi e a
Nell'autunno del 1955 Williams tornò all'Università di Denver come assistant professor di scrittura creativa. Nel 1960 pubblicò il suo secondo romanzo Butcher's Crossing, nel quale descrisse la vita di frontiera nel Kansas attorno al 1870[1]; ha curato l'antologia English Renaissance Poetry in lingua inglese nel 1963; due anni dopo pubblicò la sua seconda raccolta poetica (The Necessary Lie). Fu inoltre il fondatore della rivista University of Denver Quarterly (più tardi Denver Quarterly), di cui fu direttore fino al 1970[2]. Il terzo romanzo di Williams, Stoner, la storia romanzata di un professore universitario di inglese, fu pubblicato dalla Viking Press nel 1960 e il suo quarto romanzo, Augustus (Viking, 1972), una rappresentazione dei tempi violenti di Augusto, pubblicato nel 1972, vinse il National Book Award nel 1973 ex aequo con Chimera di John Barth. Un quinto romanzo, The Sleep of Reason (Il sonno della ragione) rimase incompiuto a causa della sua morte.
Recensione
E' difficile parlare di questo romanzo, da me letto in un paio di giorni senza poi riuscire a mettere nero su bianco pensieri, sentimenti, riflessioni. Stoner era nella mia wishlist da mesi e mesi, ma anche questa volta ha dovuto attendere affinchè io mi trovassi nel giusto stato d'animo per affrontare questa lettura. Ecco, posso dire che sia stata proprio l'attesa a caratterizzare il mio rapporto con John Williams ed il suo personaggio, l'attesa di un cambiamento nella vita di un uomo qualunque che indefesso percorre gli anni della sua vita a testa bassa.
Stoner abbandona la famiglia e si reca all'Università per studiare, lasciandosi alle spalle genitori che mi sono parsi ammuffire tra le quattro pareti della propria modesta abitazione, privi di qualsivoglia prospettiva, estranei a qualsiasi emozione. Stoner affronta gli studi e si innamora di Edith, viziatissima ragazza che sin dall'inizio lascia intravedere la sua vera natura. Il problema è però sempre lo stesso: siamo noi lettori a percepire l'aura di negatività emanata da Edith, siamo noi lettori a renderci conto che un eventuale matrimonio costituirebbe un errore, speriamo vivamente che Stoner apra gli occhi e non compia un passo così importante, così in fretta, come se il tempo a sua disposizione stesse per scadere. Ed in effetti, Edith pian piano si rivela in tutta la sua mostruosità, quasi si impegnasse nel rendere la vita del proprio consorte un inferno. La triste e piatta vita di Stoner e della sua evidentemente isterica moglie non cambia nemmeno a seguito della nascita della figlia, anzi, è quest'ultima a dover subire le conseguenze di una relazione avvelenata.
In tutto questo, Stoner continua imperturbato a trascorrere le giornate in facoltà e, ormai docente universitario, finisce per assaggiare la gioia di un amore puro, sincero, capace di regalargli attimi di gioia mai sperimentati prima. Ancora una volta mi sono trovata a sperare, ad attendere una quasiasi reazione del protagonista, nella speranza che quest'ultimo si decidesse a prendere le redini della sua vita, riportandola entro binari quantomeno accettabili. Invano.
Questo è Stoner. Stoner guarda il mondo dalla finestra del suo studio universitario, osserva chi lo circonda, vede gli altri che vivono la propria vita e nonostante tutto non fa nulla per cambiare la propria. Nasce, studia, si sposa, muore. Non c'è assolutamente nulla di straordinario nella vita di quest'uomo, assolutamente nulla, eppure John E. Williams ha messo in piedi un capolavoro che oserei equiparare ad una tela, una storia narrata come si trattasse di un dipinto, semplici pennellate di colore che ti colpiscono e ti restano dentro. Trovo che Peter Cameron abbia saputo rendere al meglio il mio pensiero:
"Come riesce l'autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. E' il caso che abbiamo davanti"Un romanzo da leggere, rileggere e da regalare.
Voto